sabato 30 aprile 2011

DESSERT AI LAMPONI LIGHT

Fare dei dolci light si può e senza perdere il gusto. Questo è un mio classico delle cene infrasettimanali con amiche e amici a dieta, certo non si possono fare dolci privi di calorie! Veloce e super leggera, se di pensa ad una fetta di colomba. 


2 cestini di lamponi - 2 confezioni di yogurt greco (300 gr circa) - 2 cucchiai di miele di lavanda (40 gr circa) - il succo di mezza arancia

Lavare i lamponi, frullarne un cestino con il succo d'arancia e il miele. In una coppetta dividere la di salsa ai lamponi, coprire con metà dello yogurt, ripetere la salsa e terminare con lo yogurt, coprire con i lamponi freschi. Servire.

P.S. Se non vi piacesse il miele, o non trovaste quello di lavanda, potete sostituire con la stessa quantità di zucchero di canna. 

venerdì 29 aprile 2011

PESCE AL VAPORE LIGHT - EMULSIONE AL PASTIS

Adoro il pesce al vapore o bollito e quando si mangia troppo non esiste niente di meglio per recuperare un po' di calorie, l'ideale è servirlo con una salsina sfiziosa per non intristirsi troppo. D'obbligo le patate al vapore con il prezzemolo come contorno. Un giro d'olio buono, un po' di sale di qualità e il pranzo diet è servito. In questo caso propongo due salse, una light per i giorni magri e una sontuosa, al burro, per i giorni di festa. 

1 bel pesce intero eviscerato (il tipo sceglietelo voi) - erbe aromatiche a piacere - 1 cipolla - 1 carota - 1 ramo di sedano- succo di  limone - olio evo - sale e pepe.

Questa è la versione light: mettere nella pancia del pesce tutte le erbe aromatiche, aggiungerne anche all'acqua insieme alla carota, al sedano e alla cipolla. Cuocere il tempo necessario (dipende dalle dimensioni del pesce, diciamo che un pesce di circa un chilo cuoce in una ventina di minuti) . Preparare la salsina mescolando il sale con il limone, aggiungere piano piano l'olio sbattendo con una forchetta. Irrorare il pesce con la salsa e servire.


EMULSIONE AL PASTIS
Far fondere a fuoco basso 100 gr di burro con due rametti di aneto, quando è completamente sciolto aggiungere 25 ml di pastis sbattendo con una frusta, salare e pepare. Servire la salsa a parte, ogni commensale sceglierà quante calorie ingurgitare. Servire con il pesce cotto al vapore, in questo caso avrete sostituito il sedano con del finocchio tagliato a pezzi c come erba aromatica avrete messo dell'aneto o del finocchietto.

giovedì 28 aprile 2011

ASPARAGI E BARBABIETOLE IN SALSA LEGGERA

Non sono un'amante delle barbabietole, ma quando ho assaggiato questo piatto in un ristorante che aveva il menu fisso mi è piaciuto molto. La salsa conferisce un profumo particolare al piatto. Nel caso di dieta ferrea ridurre la quantità di olio a un cucchiaio e aumentare il succo di un cucchiaio.

450 gr di asparagi puliti e tagliati 5 cm la parte più dura rimossa - 1 barbabietola cotta al forno - 2 cucchiai di succo d'arancia - 2 cucchiaini di scorza d'arancia grattugiata - 1 piccolo scalogno tritato - 1 cucchiaio di aceto di vino bianco profumato (ad es: champagne o vinsanto)  - 3 cucchiai di olio evo - sale pepe

Preparare la vinaigrette sciogliere il sale con l'aceto, aggiungere la scorza e il succo d'arancia, un giro di pepe, terminare con l'olio ed emulsionare bene. Tagliare le barbabietole a spicchi, metterle in una ciotola e irrorarle con tre quarti della vinaigrette. Cuocere gli asparagi già puliti e tagliati in acqua bollente salata per 2 minuti e scolarli molto bene. Farli asciugare completamente su carta da cucina. Poco prima di servire aggiungerli alle barbabietole e terminare con il resto della vinaigrette mescolando bene. Aggiustare di sale e pepe.
per quattro persone

P.S. Se le trovate usate le barbabietole di Chioggia, sono a polpa chiara variegata, bellissime da vedere. Nel caso non trovaste le barbabietole cotte al forno preparatele voi stessi in questa maniera: metterle  in una teglia con un dito d'acqua, coprire e cuocere in forno a 200 gradi finché sono tenere, circa 30/40 minuti (secondo dimensione). Quando sono pronte da maneggiare, ma ancora calde, pelarle e tagliarle. Aggiungere la vinaigrette a questo punto, l'assorbono molto meglio e restano più saporite.

mercoledì 27 aprile 2011

INSALATA D'ORZO LIGHT

Dopo queste vacanze pasquali e le relative abbuffate abbiamo tutti bisogno di disintossicarci un po' mangiando cose leggere e sane. Oggi vi propongo un'insalata light che soddisfa il palato e anche le calorie.  


100 gr di orzo perlato - 80 gr di tonno al naturale - 1 carota - 4 pomodori secchi ammollati in acqua tiepida  1 uovo sodo - 1 cucchiaino di origano secco - 1 cucchiaino di maggiorana fresca - 1 spicchio d'aglio - succo e scorza grattugiata di un limone - 2 cucchiai di olio - sale pepe

Far cuocere l'orzo in acqua bollente salata per una mezz'ora e scolarlo al dente. Raffreddare sotto l'acqua corrente. Mettere lo spicchio d'aglio schiacciato in una ciotola e farlo marinare con il succo di limone, il sale e l'olio mentre cuoce l'orzo (mezz'ora almeno). Tagliare a dadini la carota e a pezzettini i pomodori secchi. Tagliare a fette l'uovo. Tritare la maggiorana. Aggiungere il pepe, le erbe fresche e secche e la scorza di limone al condimento, togliere lo spicchio d'aglio. Mettere l'orzo e il tonno in un'insalatiera, aggiungere tutti gli ingredienti e irrorare con il condimento, mescolare bene. Decorare con l'uovo a fettine. Servire.
per quattro persone (a porzioni da dieta) 


P.S. So che non dovrei dirlo, ma per fare prima potete usare l'orzo a cottura rapida. Diciamo che è meno buono, ma a volte può essere comodo. La marinatura dell'aglio non dovrebbe essere più breve, però. 

lunedì 25 aprile 2011

PROSSIMAMENTE

Sono in vacanza fino a mercoledì, ma vi prometto una settimana dolcissima al mio ritorno.

domenica 24 aprile 2011

BUONA PASQUA

BUONA PASQUA
HAPPY EASTER
BONNE PAQUES
FELIZ PASCUA
BOA PASCUA
FROHE OSTERN

P.S. Questa sera tisana alla menta per tutti!

sabato 23 aprile 2011

RICETTA DI PASQUA - FAVE E SALAME

Oggi niente ricetta, ma solo un tocco di tradizione. Un classico di casa mia: degustazione di fave fresche col salame il giorno di Pasqua. Da quando mi padre ha l'orto, poi, c'è una cura speciale nel scegliere le più piccole e dolci per poi abbinarle al salame giusto. Io preferisco quello di Varzi, ma sceglietelo a vostro gusto. Questo pietanza è fantastica da portare in gita fuori porta, niente fatica e tanto sapore! I vegetariani sostituiranno il salame col pecorino e i vegani, mangeranno solo le fave. Tutti contenti.  

venerdì 22 aprile 2011

SPUMONE DI FRAGOLE

Questo è uno dei miei dolci preferiti, nonostante la panna è leggero, lo posso fare il giorno prima e piace sempre a tutti. E la prima volta che rivelo questa ricetta di cui sono gelosissima, è stato il primo dolce che ho eseguito con un certo successo. 

300 grammi di fragole mature - 30 grammi di albumi - 100 grammi di zucchero a velo - 150 grammi di panna montata - 1 bacello di vaniglia - 2 cucchiai di succo di limone più la scorza grattugiata di un limone -

Per decorare : 200 grammi di fragole tagliate a metà
Per servire: 200 grammi di fragole - 100 grammi di zucchero di canna - succo di limone

Prendere uno stampo da plum cake da un litro. Metterlo nel freezer. Tagliare le fragole a pezzi irregolari e metterle in una ciotola con gli albumi, montare finché il composto risulti spumoso. A questo punto aggiungere lo zucchero a velo e continuare a lavorare con le fruste per qualche istante per amalgamare bene il composto. Aprire a metà la vaniglia e togliere i semini. Montare la panna ed aggiungere il succo di limone, la scorza e i semi di vaniglia.  Mescolare delicatamente. Mettere un po' di composto di fragole sulla panna e mescolare dal basso verso l'alto con delicatezza per non smontare i composti. Continuare fino ad esaurimento della mousse di fragola. Versare nello stampo e passare nel congelatore per almeno 4/5 ore. Sformare e decorare con le fragole tagliate a metà.
Per la salsa: nel mixer frullare le fragole con lo zucchero e il limone. Sevire a parte.

P.S. Io uso sempre uno stampo di silicone rende più facile sformare il dolce. Si possono anche fare le monoporzioni, se fate questa scelta decorate con un sola fragola al centro e presentate il dolce su un piatto dove avrete messo a specchio la salsa di fragole. 

giovedì 21 aprile 2011

CREMA DI TONNO, PEPERONI E LIMONE CONFIT

I limoni confit o limoni in conserva sono una specialità marocchina. In Marocco li usano soprattutto per gli stufati (tajine) in particolar modo quelli di carne. Io ci faccio anche le olive marinate. Prepararli è molto facile: prendere tre o quattro, dipende dalla grandezza, limoni sugosi e con la buccia non troppo spessa, lasciarli a bagno per una notte. Passato questo tempo tagliarli in quattro, senza arrivare in fondo, ed inserire al centro del sale grosso richiudendo il limone e facendo attenzione a recuperare il succo. Metterli in un barattolo di vetro per conserve da mezzo chilo sul fondo del quale avrete messo del sale grosso. Premere bene per far entrare tutti i limoni, aggiungere ancora un po' di sale. A questo punto ricoprire con del succo di limone. I limoni devono essere completamente immersi nella soluzione. Conservare per tre settimane in un luogo fresco e buio, girando il barattolo di tanto in tanto. Una volta pronti durano sei mesi. 


1 peperone rosso - 1 scatola di tonno (180 gr circa) - un quarto di limone in conserva - il succo di un limone 

Passare sotto il grill il peperone finché non è grigliato da tutte le parti, poi spellarlo e pulirlo. Tagliare a dadini. Nel mixer mescolare con gli altri ingredienti fino ad ottenere una crema abbastanza liscia. Controllare il condimento e decorare con una fettina di limone e dadini di peperone. Servire con crostini di pane tostato, focaccia oppure presentarlo con delle zucchine e carote tagliate a bastoncini per un pinzimonio insolito.  

P.S. Si può usare indifferentemente il tonno sott'olio o al naturale, in quest'ultimo caso aggiungere un po' d'olio per far amalgamare meglio gli ingredienti. 

mercoledì 20 aprile 2011

CEVICHE DI GAMBERI

Il ceviche è uno spuntino/antipasto tipico dell'America Latina, se ne contendono la paternità cileni e peruviani. Sulla costa del pacifico è un piatto classico, lo servono anche in altri paesi, ma se si parla di ceviche si pensa subito alle due nazioni citate. Io non faccio differenza sulla paternità, ho mangiato il pesce marinato nel succo di lime un po' ovunque ed era buonissimo sempre. Forse questo è uno dei piatti di pesce crudo che preferisco. La ricetta di questo ceviche me l'ha data una signora peruviana che lavorava dalla mia vicina di casa argentina.

mezzo chilo di gamberi rigorosamente freschi non troppo grossi - 1 cipolla rossa tagliata sottilissima - 1 peperoncino piccante tagliato a fettine - 1 peperone verde tagliato a dadini - coriandolo tritato (a piacere) - succo di lime - sale

Per servire: patate dolci bollite

Sgusciare i gamberi e togliere la nervatura nera incidendo il dorso, andando un po' a fondo cosicché assumano quasi l'aspetto di una farfalla. Metterli in una ciotola con la cipolla, il peperone, il peperoncino, il coriandolo e il sale. Versare il succo di lime fino a ricoprire e far marinare almeno un paio d'ore. Tenere in fresco fino al momento di servire. Su un piatto di portata disporre le patate dolci tagliate a fette tutt'intorno al ceviche di gamberi.

P.S. Se non amate il coriandolo sostituitelo col prezzemolo, ma non sarà la stessa cosa. Quando so che alcuni dei miei ospiti non amano quest'erba aromatica di solito preferisco servirlo senza nulla oppure, l'opzione che uso più sovente, con il coriandolo tritato a parte in modo che ognuno si serva a proprio piacimento. Se preferite il peperone rosso non ci sono problemi, è che a me piace vedere un po' di colori diversi nel piatto: il bianco della cipolla, il rosa dei gamberi, il rosso del peperoncino e il verde del coriandolo. Il peperone giallo non è adatto, comunque. 

martedì 19 aprile 2011

SPAGHETTI CON COZZE E ERBE AROMATICHE

Questo è un piatto che mi ha regalato un'amica spagnola, ma diciamo la verità potrebbe essere italianissimo. Io lo vedo bene sia nella zona di Taranto che nella zona di La Spezia, dove le cozze sono buone ed abbondanti. Naturalmente, scegliete sempre cozze italiane... vabbè, io ho un debole anche per quelle belghe, ma questa è una storia che vi racconterò più in là.  


350 grammi di spaghetti - 1 chilo di cozze - 2 pomodori di medie dimensioni - mezza cipolla rossa tritata  1 spicchio d'aglio - 1 piccolo mazzetto di prezzemolo - 1 piccolo mazzetto di basilico - una decina di steli di erba cipollina - qualche rametto di menta - un pezzetto piccolo di peperoncino piccante - olio evo - sale pepe

In un pentolino portare ad ebollizione dell'acqua, tuffarci i pomodori per trenta secondi, scolarli e passarli sotto l'acqua gelata. Tagliarli a dadini. Far aprire le cozze in una grande pentola e sgusciarle quasi tutte lasciandone solo alcune per la decorazione. Tenere da parte un po' di liquido di cottura. Tritare il prezzemolo, il basilico, la menta e tagliare l'erba cipollina. In una padella grande far soffriggere la cipolla, l'aglio e il peperoncino con due cucchiai di olio, aggiungere le cozze e un po' di liquido di cottura, cuocere giusto il tempo dell'ebollizione, aggiungere il pomodoro. Cuocere due minuti, aggiustare di sale. Aggiungere tutte le erbe e la pasta scolata al dente. Far saltare aggiungendo un filo d'olio e servire subito.

P.S. Se volete potete sostituire gli spaghetti con pasta tipo orecchiette o cavatelli. Io lo faccio spesso, preferisco la pasta corta a quella lunga e, se il sugo lo permette, la sostituisco.

lunedì 18 aprile 2011

UN DONO DELLA PROVVIDENZA

Santiago del Cile in estate è un calderone rovente, che assomiglia molto al pentolone fumante di Amelia "la strega che ammalia", sovrastato da un cielo plumbeo. La Cordigliera delle Ande fa da corona alla capitale cilena e nel clima estivo, torrido e umido, contribuisce a tenere compresse verso il basso le nuvole di umidità arricchite dallo smog aiutando a rendere l'aria non dico irrespirabile, ma poco gradevole. Sono arrivata in città in una sera di inzio estate, quindi in un clima tollerabile, il cielo era azzurro pallido e soffiava una debole brezza deliziosa. Ho sempre desiderato visitare il Cile, quindi quella sera ero felice di essere lì. Il nostro albergo si trovava a Providencia, magnifico quartiere residenziale pieno di alberi e verde, ma piuttosto lontano dal centro e dalla vita mondana. Il giorno successivo sarebbe stata la giornata dedicata al turismo e alla serata mondana pensata apposta per noi da un nostro amico residente. Per quella sera non ci restava altro che trovare un ristorante dove mettere qualcosa sotto i denti e, dopo, andare a dormire con le galline. 
Scovare un ristorante, questa è l'impresa da compiere quella sera, ma la cosa si prospetta più difficile della ricerca del Sacro Graal. Gira che ti rigira per le strade alberate, finalmente avvistiamo un locale invitante, per altro l'unico presente nelle vie vuote e silenziose di Providencia. Una volta entrati prendiamo posto sotto ad una magnifica pergola di vite americana. Molti gli avventori intorno a noi, nessuno mangia. Arriva il cameriere e ci porge il menu. Più che un  menu è una carta dei vini e delle bevande. Grandi bottiglie di Sauvignon e Cabernet, cocktail vari, tra cui la specialità nazionale: il Pisco Sour. Noi vorremmo mangiare, diciamo al cameriere. Lui gentilissimo, sorride e risponde "La cocinera, nuestra unica cocinera, se hospitalizò hace una media hora. Por la noche no se come. Pero se toma, todavìa el barman esta vivo". Traduzione: "La cuoca, la nostra UNICA cuoca, è finita all'ospedale mezz'ora fa. Stasera non si mangia. Però si beve, il barman è ancora vivo".  Ci viene il sospetto che la cuoca non sia all'ospedale, ma in un luogo molto più definitivo visto la precisazione sulla vivacità del barman. Tuttavia sorridiamo e, per pura cortesia, ordiniamo un Pisco Sour, mangeremo da un'altra parte. Dopo un po' arriva il nostro cocktail, quello dove lo servono non è un bicchiere, è una piscina. La profumatissima grappa cilena è mescolata con il succo di limone in quantità industriali. Una piscina a testa bevuta ad una velocità media sostenuta, visto che il tempo corre e dobbiamo trovare un altro ristorante. Il Pisco Sour è buono, anzi buonissimo, ma non abbiamo niente da mettere sotto i denti, nemmeno un tocco di pane secco, pare lo abbiano finito gli altri avventori. Usciamo, faccio due passi e colpisce. Come un Mamba nero, detto seven steps, sette passi, il Pisco mi lascia camminare il necessario per attivarsi, poi mi arriva al cervello passando veloce attraverso tutte le vene del mio corpo e mi da una mazzata terribile. Nella mia testa c'è come un'esplosione. Sono completamente ubriaca, nessun ristorante in vista e comincio un coro a bocca chiusa per le strade silenziose. Dopo un po' canto la marsigliese, intono l'Italiano e Trottolino Amoroso dudududadadaaaa, la mia voce rimbalza sui palazzi, nelle strade deserte e torna alle mie orecchie come un eco infernale. Il silenzio assoluto è rotto solo dalle note stonate che escono dalla gola lubrificata a dovere. Il mio fidanzato cerca disperatamente di fermarmi, è meno ciucco di me e teme che qualcuno da casa chiami la polizia. Incontrare la polizia cilena, di quei tempi, con il generale Augusto Pinochet vivo, vegeto e lontano da essere un papà buone ed affettuoso, non è una delle priorità di cileni e turisti. Nemmeno la mia. Il fidanzato, combattuto tra il panico e la fame che lo attanaglia,  sceglie il panico e decide di riportami in albergo. Cerca inutilmente di zittire le mie intemperanze canore senza grande successo. Finalmente arriviamo. Dormiamo in un residence senza ristorante dove non è previsto nemmeno il servizio di prima colazione. Il pensiero del mio fidanzato roso dai morsi della fame per colpa mia mi perseguita ancora oggi. Noi donne si sa, però, siamo sempre piene di risorse e, pur sbronza, tiro fuori dal cilindro il coniglio (molto metaforico, purtroppo) della serata. Seduti sul letto ci dividiamo mestamente il pacchetto di noccioline, sette a testa, che ho preso sul volo della Lan Chile da Buenos Aires a Santiago. 
Dopo sono schiantata tra le lenzuola e mi sono risvegliata la mattina successiva, fresca come una rosa, i ricordi della sera precedente persi nel nulla. Un gran mal di testa ha fatto da corona a tutta la giornata.  


P.S. Da quest'esperienza ho imparato: 
1) mai cercare un albergo in un quartiere prettamente residenziale 
2) rubare sempre le noccioline dell'aereo, non si sa mai, potrebbero venirti utili 
3) quando ti dicono che la cuoca non sta bene, uscire dal ristorante e cercare un bar, magari ti sbronzi lo stesso, ma è probabile che con l'aperitivo ti diano almeno uno stuzzichino 
4) cambiare gusti musicali 
5) il Pisco Sour è magnifico, ma picchia forte. 


PISCO SOUR 


2 bicchieri di Pisco - 1 bicchiere di zucchero semolato - 4 limoni - 2 albumi - 1 bicchiere di cubetti di  ghiaccio - angostura e cannella per decorare 


Mettere tutti gli ingredienti, tranne l'angostura e la cannella, nel frullatore. Quando si forma una bella spuma e il ghiaccio si è triturato versare nei bicchieri e decorare con una goccia di angostura e una spolverata di cannella. Servire immediatamente. 
per otto persone 

domenica 17 aprile 2011

PROSSIMAMENTE

La settimana prossima viaggeremo verso una località pacifica e silenziosa. Ci saranno canzoni, bevute e ricette di pesce.

sabato 16 aprile 2011

GELO DI LIMONE

Non sono una grande amante dei dolci, dolci, per questo amo molto quelli agli agrumi e questo è il mio preferito in assoluto. Rinfrescante, asprigno al punto giusto è la degna conclusione di qualsiasi cena, soprattutto quelle di pesce. Ho leggermente modificato la ricetta originale, ma tutto sommato non l'ho stravolta. 

800 ml di acqua - 200 ml di succo di limone - 175 gr di zucchero - 80 gr di amido di frumento - scorza di limone grattugiata

Prendere 200 ml di acqua fredda e diluire l'amido di frumento. Versare l'acqua, la soluzione con l'amido di frumento,  il succo  di limone e lo zucchero in una casseruola. Portare ad ebollizione mescolando con un cucchiaio di legno, abbassare la fiamma e, continuando a mescolare, far addensare il composto. Togliere dal fuoco ed aggiungere la scorza di limone. Versare nelle coppette e far raffreddare. Passare in frigo fino al momento di servire. Si può sformare il dolce su un piatto individuale o lasciarlo nelle coppette. Decorare con una rondella di limone e una spolverata di scorzetta grattugiata finissima.
per 6/8 persone

P.S. Si può sostituire l'amido di frumento con l'amido di mais. A me piace molto servirlo coperto con scaglie di cioccolato fondente, adoro il connubio tra il dolce amaro del cioccolato e l'asprigno del budino. Quando posso, cioè quando ho la materia prima, decoro il piatto con qualche foglia di limone. 





venerdì 15 aprile 2011

CONSERVA DI TONNO AL PROFUMO D'ARANCIA

Non ricordo dove ho trovato questa ricetta, sono passati molti anni, ma da quel momento ogni anno faccio il mio tonno. Viene buonissimo ed è veramente facile da fare, l'unica difficoltà è avere tempo a disposizione. Una giornata di pioggia è l'ideale. 

800 gr di  di tonno in filetto solo – 4 foglie d’alloro – pepe rosa in grani –  pepe nero in grani – ginepro -scorza di limone (non trattato) – scorza d’arancia (non trattata) – olio d’oliva (non extravergine)

Tagliare il tonno in quattro pezzi uguali da 200 gr. Salare leggermente i filetti. Mettere il tonno in un vasetto di vetro, di quelli a chiusura ermetica, aggiungere un cucchiaio di spezie miste, una foglia di alloro, una scorza d'arancia e una di limone. Ricoprire d’olio d’oliva, facendo attenzione a lasciare almeno un paio di centimetri sotto la bocca del vaso. Ripetere con gli altri vasetti. Metterli in una casseruola avvolti da un canovaccio, ricoprire di acqua e far cuocere a 70° per 2 ore e mezza circa. L’ultima mezz’ora portare ad ebollizione e far bollire i vasi per 15 minuti. Far raffreddare nell’acqua. Aspettare un mese prima di consumare. 
per quattro barattoli da 250 gr

P.S. I barattoli di questa conserva non sono mai sufficienti....più ne faccio, più ne devo fare l'anno successivo.  

giovedì 14 aprile 2011

INSALATA DI COUS COUS PROFUMATA

Questa è la mia versione di un cous cous freddo. Mi piacciono più le versione fredde di quelle calde, sono più nelle mie corde. Il cous cous viene fatto "ammorbidire" con il succo d'arancia che lascia un retrogusto interessante. 

450 gr di cous cous precotto - 250 ml di succo d'arancia - 250 ml di brodo di verdure - mezza cipolla piccola tritata - 1 peperone rosse tagliato a cubetti - 1 carota piccola tagliata a cubetti - 100 gr di uvetta - 150 gr di prezzemolo tritato - 25 gr di menta tritata - scorzetta di arancia - 60 ml di olio evo - il succo di un limone - 1 cucchiaino di curry - sale pepe 



Mettere il cous cous in un'insalatiera. Portare ad ebollizione il brodo e il succo d'arancia, versarli sopra il cous cous e far riposare coperto da un canovaccio per circa un quarto d'ora. Quando è pronto disfarlo con una forchetta e aggiungere tutti gli altri ingredienti. In una ciotolina preparare sbattere il succo di limone con il sale e il curry, aggiungere l'olio e versare sopra il cous cous. Mescolare bene e tenere in frigo almeno un'ora prima di serviere.
per otto persone  

P.S. Se volete potete sostiuire il succo d'arancia con il limone, le proporzioni cambieranno così: 50 ml di succo di limone e 450 ml tra acqua e brodo. Potete anche usare la scorza dello stesso limone. A chi non piacesse il curry può  preparare una citronette semplice. 












mercoledì 13 aprile 2011

ACCIUGHE AL LIMONE

Questo è uno stuzzichino per l'aperitivo che mi piace moltissimo. Ho tratto ispirazione da un rimedio contro il mal di mare che mi ha insegnato un vecchio marinaio. La base originale dalla quale sono partita è di pane duro sul quale viene messa un'acciuga con una mezza rondellina di limone. Il mal di mare è scongiurato. Non ho mai sofferto in mare, tranne una volta, una traversata verso la Sardegna, ma era notte fonda e il ristorante era chiuso, quindi non ho sperimentato di persona il rimedio. Le persone alle quali ho fatto provare "la medicina" sono rimaste entusiaste e, anche se parte da qui, quando preparo la variante per un aperitivo gli ospiti la spazzolano in un lampo. Se tutte le medicine fossero così...


2 fette di pane casereccio  - 50 gr di burro - 16 filetti di acciuga sotto sale - un limone biologico -

Tagliare le fette di pane dividendole per ottenere 16 piccoli tostini. Dissalare le acciughe sotto l'acqua corrente. Tagliare il limone a fettine sottili lasciando la buccia e poi dividerle in otto piccole parti. Far tostare bene il pane, sulla brace è meglio, non deve restare troppo croccante. Lasciar raffreddare e spalmare un velo di burro, appoggiare un'acciuga arrotolata ed affiancarla con un quartino di limone. Continuare fino ad esaurimento degli ingredienti
per quattro persone


P.S. Ovviamente potete moltiplicare all'infinito le dosi. Le acciughe sott'olio spesso non sono adatte perché troppo saporite (intendendo sale) o, al contrario, di gusto un po' scipito. Il burro deve essere di alta qualità. Per tostare il pane in mancanza di un griglia io preferisco la bistecchiera. 

martedì 12 aprile 2011

ORECCHIETTE AI CARCIOFI CON MANDORLE E BOTTARGA

Sono ligure e quando si tratta di carciofi preferisco quelli spinosi e violetti. Li amo da soli o in compagnia, soprattutto del pesce. I carciofi ripieni di tonno di mia mamma sono superbi. Ho una predilezione per i primi e questa ricetta unisce tre dei miei ingredienti preferiti. Le orecchiette si sposano egregiamente a questo sugo, ma ho provato anche le trofie, per dovere di campanile, e non sono affatto male. Comunque preferisco questa ricetta con formati di pasta corta. 


400 gr di orecchiette  - 2 carciofi spinosi - 40 gr di mandorle - 25 gr di bottarga di muggine - 1 spicchio d'aglio - olio extra vergine d'oliva - sale  pepe

Pulire i carciofi e tagliarli a fettine non troppo fini, metterli in una ciotola con acqua e poco succo di limone per non farli annerire. Tritare le mandorle e farle tostare leggermente in una padellina senza aggiungere grassi. In una padella capiente scaldare un paio di cucchiai di olio e far imbiondire l'aglio. Eliminarlo ed aggiungere i carciofi. Far saltare per un paio di minuti, quindi aggiungere 50 ml di acqua, salare, pepare, e far cuocere i carciofi al dente. Portare ad ebollizione l'acqua, salare e far cuocere le orecchiette due minuti meno del necessario (tenere da parte un po' di acqua di cottura). Metterle nella padella dei carciofi, aggiungere le mandorle, qualche cucchiaio di acqua di cottura e far saltare per un paio di minuti. Poco prima di togliere dal fuoco spolverare con la bottarga. Servire caldo.
per quattro persone


P.S. Non è facile abbinare un vino a questa ricetta: i carciofi, il pesce, le mandorle un connubio complicato. Ma ho chiesto aiuto per voi: Massimo Marchesi, sommelier di Milanovino (www.milanovino.it), suggerisce un Friulano, possibilmente del 2008 o del 2009.  Attendo i vostri commenti. Friulano non è altro che la nuova definizione frutto di una diatriba legale, che noi abbiamo perso, con gli ungheresi sull'uso del nome per uno dei nostri vini più classici: il Tocai. 






lunedì 11 aprile 2011

LA TONNARA DELLA DOMENICA

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Una domenica di luglio, il mare è una lastra immobile blu scuro, il sole accecante in un cielo azzurro intenso. Calma piatta, solo una cicala rompe il silenzio perfetto della macchia mediterranea. Profumo di mare e terra arida nell'aria. Più sotto la tonnara di Scopello. Noi siamo pronti a scendere il sentiero per goderci una giornata sulla spiaggia. Soli, noi quattro e il niente. Giornata perfetta. In teoria. In pratica la strada sopra alla tonnara è ingombra di ogni tipo di automezzo leggero e pesante, diportisti domenicali muniti di salvagente, canotto, braccioli "tienimi a galla", borse frigo, ghiacciaie, bibite, panini. Tutti si calano giù per il sentiero.  Panico da folla, ma oramai siamo arrivati fino a qui, inutile rinunciare. La situazione bordo mare è disastrosa, corpi unti e sudati uno accanto all'altro come acciughe in una scatola. Che si fa? Idea! Affittiamo il moscone, per tutto il giorno, e ci sbattiamo a mollo per i fatti nostri. Un genio, anzi quattro. Guardiamo tutti gli sdraiati agitati con un aria di sufficienza. Passiamo la giornata a tuffarci, nuotare, chiacchierare. Magnifico. Al tramonto, quando tutti hanno cominciato a fare i bagagli noi approdiamo sulla spiaggia col nostro moscone carenato e terminiamo la giornata in quasi beata solitudine. Poi, piano piano, risaliamo soddisfatti verso l'auto parcheggiata. La folla è in fuga, una lunga colonna di macchine si avvia verso la strada principale. Noi sorridiamo, sempre un po' superiori, quando andremo via noi la coda non ci sarà più. Un genio, anzi quattro.
"Mi dai le chiavi della macchina?" mi dice il mio ragazzo, il genio numero uno.
"Certo" rispondo, genio anch'io. Infilo la mano nella borsa, ma la chiave non la trovo. Le hai tu, sentenzio. "Dove pensi possa averle messe, visto che ho solo la T-shirt e il costume? " risponde lui.
Comincia la frenetica ricerca delle chiavi, svuotiamo lo svuotabile: tasche, asciugamani, scarpe, borse. Ispezioniamo ogni centimetro sotto e di fianco alla macchina. Niente da fare, le chiavi non ci sono. Fiduciosi scendiamo lungo il sentiero, le abbiamo senz'altro perse lì. Non vengono fuori né lungo il sentiero, né alla tonnara, né al bar della tonnara. "Forse le abbiamo perse" dice la mia amica, Genio Tre.  Davvero? Poi il mio personale genio, il mio ragazzo, ci guarda e dice "Adesso mi ricordo" e noi tutti in coro "Le hai chiuse in macchina" "No, le ho messe nella taschina del costume da bagno". Orrore, davanti ai nostri occhi scorre l'immagine delle chiavi che dondolano nella risacca sotto lo sguardo stravolto di un sarago affamato. Il peggio deve ancora arrivare, tornati sulla strada la rivelazione; c'è il bloccasterzo inserito. Il guidatore, sempre il mio ragazzo è contrito. Noi lo guardiamo disarmati.  Non si può rompere il vetro e fare contatto per accendere il motore come i ladri d'auto, come vorrebbe uno della folla che si è radunata attorno a noi. Cominciano a volare suggerimenti e soluzioni impraticabili. Dopo un po' la folla si stufa e ci abbandona al nostro destino.
I tempi della telefonia cellulare di massa erano alle  porte, ma quel giorno la tecnologia era ferma al telefono fisso. I due geni maschi decidono di andare a telefonare al bar più vicino. Vogliono un carro attrezzi che ci riporti a casa. Saltano su un'auto di passaggio. Dopo una mezz'ora tornano sull'auto del padrone del bar che rientra a casa dopo aver chiuso. "L'avete trovato il carro attrezzi?". Ci guardano soddisfatti "Ne abbiamo chiamati tre". Tre? Tre. Il fidanzato della mia amica, il genio che chiude il cerchio, siciliano doc, sostiene che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. "Siamo in Sicilia, se ti danno un orario preciso non è detto che vengano. Se ti dicono forse, non arriveranno mai e quelli forse hanno detto". Quindi la probabilità che ne arrivi uno su tre è una buona media. Cala la notte, si svuota la strada, passano le ore e del carro attrezzi nemmeno l'ombra. Il paesaggio di fa inquietante e solitario, ora sì il silenzio rimbomba nelle nostre orecchie. La notte è oramai fonda. Siamo quasi disperati, pronti a chiedere ospitalità all'unica casa che vediamo con le luci accese molto sopra di noi. Quando due fari bucano la notte fitta. Piano piano riusciamo a distinguere la sagoma di un camioncino adatto al trasporto auto. Esultiamo. Si ferma accanto a noi e comincia le operazioni di carico. Dalla stessa direzione da cui è arrivato si avvicinano altri due fari che rompono la notte un po' meno fitta, ora. Un altro camioncino atto al trasporto automezzi si ferma dietro al primo. Due su tre, è una bella media. Come abbiamo deciso quale dei due avrebbe avuto l'onore di trasportare quattro geni in contemporanea? Semplice, il primo arrivato, che era l'ultimo ad essere stato chiamato, ha preso il lavoro. Il secondo ha preso un bel centomila lire (cinquanta euro circa) per il disturbo. Con qualche difficoltà e l'aiuto dell'altro carrattrezzista abbiamo caricato la macchina e siamo partiti alla volta di casa. Due geni davanti e due geni sopra l'auto che il nostro eroe salvatore aveva aperto senza rompere il vetro. Nonostante il fastidioso lampeggiante arancione fosse in funzione, al bivio in fondo alla strada abbiamo visto fermo ad uno stop un carro attrezzi. Sembra che tre su tre sia una media eccezionale.

BISTECCHINE DI TONNO IN SALSA DI AGRUMI


4 fette di tonno fresco - 40 ml di vino bianco - 1 arancia succo e scorza  a julienne- 1 limone succo e scorza a julienne - 1 spicchio d'aglio - 2 cucchiai di olio extra vergine d'oliva - timo - sale pepe

In una padella far scaldare l'olio e far imbiondire l'aglio. Toglierlo. Versare il vino e far evaporare, poi il succo dell'arancia e del limone e far cuocere qualche minuto, salare e pepare, aggiungere le scorzette tagliate a bastoncini julienne e portare a cottura, è pronta quando la salsa avrà assunto una consistenza sciropposa. Nel frattempo cuocere alla griglia o alla piastra il tonno con qualche rametto di timo, la carne deve restare rosata all'interno. Mettere un po' di salsa su ognuna delle bistecchine e servire.
per quattro persone







domenica 10 aprile 2011

PROSSIMAMENTE

La prossima settimana viaggeremo nelle terre del sud tra mare ed agrumi, prometto ricette piene di sole.

sabato 9 aprile 2011

CREMA AL THE VERDE

Adoro le cucine orientali, praticamente tutte, con una particolare predilezione per la vietnamita e la thailandese le mie eterne fidanzate che tradisco con la cucina giapponese più spesso di quanto vorrei. Non amo molto i dolci, soprattutto quelli dell'estremo oriente, salvo rare eccezioni, come il budino di cocco thailandese e questa crema al the verde, che in realtà è una creazione occidentale.


250 ml di latte - 150 ml di panna - 2 uova intere più un rosso - 2 cucchiai di zucchero di canna - 2 cucchiai di the verde macha
Preparare un bagno maria in forno a 170 gradi. Portare il latte e la panna ad ebollizione, sbattere le uova con lo zucchero e il the. Versare il latte caldo sul composto di uova e ripartire in quattro ramequins o formine di ceramica. Cuocere a bagno maria finché non sono sodi, mezz'ora circa. Passare in frigo per qualche ora.

P.S. se non amate molto il sapore "uovoso" provate ad eliminare il rosso, in questo caso aumentate la dose di panna (50ml circa). 

venerdì 8 aprile 2011

PAD THAI - SPAGHETTI ALLA THAILANDESE

Il Pad Thai è un piatto thailandese amatissimo in tutto il mondo occidentale, in Thailandia è lo spuntino di mezzogiorno preferito. La preparazione è un po' laboriosa, ma si tratta di un piatto ideale per chi ha fretta. La ricetta, un classico dei ristoranti thailandesi sparsi per il mondo, varia secondo la disponibilità di mercato, è più o meno ricca di proteine come pesce, maiale, pollo, fettine di omelette o verdure di tutti i tipi, secondo il gusto del cuoco. Per seguire la tradizione non dovrebbe mancare il coriandolo fresco, erba che i thailandesi letteralmente adorano, friggono addirittura intere piantine con le radici e le servono come contorno a piatti di pesce o crostacei. Questa ricetta è la mia versione. 


350 gr di noodles (spaghetti) di farina di grano - 300 gr di broccoli cotti al vapore (al dente) - 1 cipolla rossa tagliata fine - 150 gr di pollo tagliato a cubetti non troppo grossi - 2 cucchiaini di zenzero grattugiato - 1 spicchio d'aglio tritato - mezzo peperone rosso tagliato a dadini piccoli  - 150 gr di pisellini cotti al dente - 50 gr di germogli di soia - 2 cucchiai di nam pla (salsa di pesce) - 1 cucchiaio di salsa d'ostrica - 1 cucchiaio di zucchero scuro di canna - 2 cucchiai di erba cipollina tritata - 2 cucchiai di prezzemolo tritato - 4 cucchiai di coriandolo fresco tritato - 1 cucchiaio di menta fresca tritata - 1 peperoncino tagliato fine - 30 gr di arachidi tritate (non salate) - succo di limone (opzionale) - olio - 2 uova - 1 cucchiaio di sake - 1 cucchiaio di zucchero -

Mettere i noodles in acqua bollente e far cuocere il tempo indicato sulla confezione. Scolare, ma lasciare un po' di acqua di cottura per tenerli umidi. Preparare la frittatina mescolando le uova con lo zucchero, il sake, un bel pizzico di sale. In una padellina far scaldare l'olio e far cuocere finché i bordi non siano dorati, girare e cuocere dall'altro lato. Tagliare a listarelle sottili. In un wok aggiungere poco olio e far cuocere le fettine di cipolla per un minuto. Aggiungere i cubetti di pollo e cuocere finché non siano ben dorati. Aggiungere l'aglio e lo zenzero, quindi far saltare anche il peperone, i germogli di soia, tutte le salse con lo zucchero e il peperoncino. Far cuocere un minuto. Incorporare tutte le verdure cotte,  i noodles, le frittatine e mescolare (far saltare) per un minuto ancora. Per ultimi aggiungere le erbe e le arachidi. Togliere dal fuoco.  Irrorare con succo di limone, se lo si usa, e servire con spicchi di limone. Servire immediatamente.

P.S. L'olio da usare dovrebbe essere quello di arachidi, di gusto più neutro,  ma visto che quello d'oliva è nella nostra tradizione si può tranquillamente usare senza compromettere la ricetta. Per i vegetariani usare del tofu tagliato a dadini per sostituire il pollo. Si possono anche usare il manzo, i gamberi e il maiale in sostituzione del pollo o in aggiunta ad esso. E poi: guardate cosa avete nella dispensa, la ricetta può variare all'infinito. 

giovedì 7 aprile 2011

ASPARAGI SALTATI IN STILE ORIENTE

Niente di meglio di ricette facili da eseguire, buone e sane. Lo so, spesso sano non rima con buono, ma vi ingannate. Mi piace questa ricetta per gli Asparagi, non è un classico ma me l'ha data un amico che ha vissuto in Thailandia e dice che è locale. Mi fido di lui. 

 400 gr di asparagi freschi tagliati a pezzetti di 5 cm - 2 cucchiai di olio - 2 spicchi d'aglio tagliato a fettine - 2 cucchiai di salsa d'ostrica - 1 cucchiaio di nam pla (salsa di pesce) - 1 cucchiaino di pepe bianco  - 1 cucchiaino di zucchero.

Scaldare l'olio nel wok e soffriggere l'aglio fino a leggera doratura. Aggiungere gli asparagi e saltare per un minuto. Versare le due salse, il pepe e lo zucchero. FAr saltare un paio di minuti e assaggiare. Aggiuastare di condimento se fosse necessario. Continuare a cuocere per ancora un paio di minuti e servire
per 4 persone


P.S. La salsa d'ostrica e la salsa di pesce si trovano nei negozi di specialità orientali. Non abbiate paura la salsa di pesce non cambia il sapore delle pietanze, semmai lo esalta. Nel caso non doveste trovarla potete provare a sostituirla con questa soluzione: tritate fine un'acciuga e mescolatela con qualche cucchiaio d'acqua. Lasciate in infusione per una mezz'ora e poi usatela. Non è la stessa cosa,  ma l'ho usata parecchio quando non trovavo il nam pla e ha dato buoni risultati. 

mercoledì 6 aprile 2011

TARTARA DI SALMONE MARINATO CON CIPOLLOTTO

Qui entriamo nel mondo fusion. Si prende spunto dal ceviche, ma si escludono il coriandolo e il peperoncino, si sostituisce la cipolla col cipollotto, si cambia il pesce, di solito bianco, e si crea un sapore nuovo. 


200 gr di filetto di salmone - 15 gr di cipllotti tritati - 50 ml di succo di limone - 50 ml di salsa di soya - 25 ml di aceto di riso - erba cipollina

Tagliare il salmone a dadini, affettare il cipollotto e metterli in una ciotola,  salare e pepare. Preparare la salsa mescolando il succo di limone, la soya e l'aceto di riso. Mettere al centro di un piatto di portata un po' del salmone con il cipollotto e versare la salsa al  limone. Decorare con una un po' di erba cipollina tritata.
per due persone


P.S. Per rendere più gradevole la presentazione usare un taglia pasta rotondo per dare forma ai cubetti di salmone. Non affogare il salmone con troppa salsa, risulterebbe immangiabile.

martedì 5 aprile 2011

SPAGHETTI AL LIMONE

Visto come si è conclusa la nostra serata orientale non poteva mancare una bella ricetta di pasta. Per cambiare dal solito "aglio e olio" e dai sughi classici per la spaghettata di mezzanotte propongo un piatto con un sapore fresco e ruvido contemporaneamente. E' molto semplice da preparare. Questa ricetta mi è stata regalata da un'amica che sostiene di non essere per niente brava in cucina... mente spudoratamente, è ovvio. 


350 gr di spaghetti - 1 limone e mezzo, succo e scorza - 75 ml di olio - un mazzetto di prezzemolo - 1 spicchio d'aglio - sale pepe


Grattugiare la scorza dei limoni e poi spremerli. Mettere in una ciotola lo spicchio d'aglio tritato,il prezzemolo, la scorza, il sale e versare il succo dei limoni. Aggiungere l'olio e il pepe. Far marinare per alcune ore e poi condire la pasta al dente con questo sugo freddo.
per quattro persone 


P.S. Per coloro i quali non amassero l'aglio: si può omettere oppure, per avere un sapore meno forte, farlo marinare con la salsa lasciandolo intero e schiacciato ed eliminandolo al momento di servire. 























lunedì 4 aprile 2011

SAGGEZZA ORIENTALE

Era una sera di primavera a Porto, come sempre in quel periodo dell'anno, pioveva. Con una coppia di amici volevamo uscire a cena, dopo lungo discutere avevamo scelto di provare un nuovo ristorante giapponese appena aperto. Una sorta di suicidio gastronomico in un paese dove si mangia divinamente quasi ovunque e dove la varietà di materia prima ti permette di assaggiare cose diverse per giorni e giorni di seguito. Massì, ci eravamo detti, lasciamo da parte i soliti fantastici ristoranti dove conosciamo a memoria il menu. Viviamo una nuova avventura gastronomica, forse il primo ristorante giapponese della città "pensa, tra i primi a provarlo". Ci sentivamo molto pionieri della gastronomia orientale in Portogallo. L'emozione era forte. Esisteva un ristorante fusion di ottimo livello, ma niente di così esotico come un vero ristorante giapponese con padroni giapponesi. Valeva la pena tentare. Sfidando l'uggiola orizzontale, perché a Porto piove in orizzontale e l'ombrello diventa un inutile accessorio, ci siamo avventurati per stradine poco conosciute in un quartiere che frequentavamo raramente.
Arrivati al ristorante la prima sorpresa: un ambiente tristissimo, con tavoli dozzinali e luci che avrebbero fatto sembrare una piccola fiammiferaia emaciata anche la donna più bella del mondo. Figurarsi noi mortali.  Ci siamo un po' ripresi quando hanno portato il menu. I piatti non erano tantissimi, ma rappresentativi e la varietà spaziava dalla carne, al pesce, fino agli udon (gli spaghetti giapponesi). Decidiamo di prendere ognuno un piatto diverso per poter provare più pietanze possibile. Il cibo è discreto, ma le porzioni non sono enormi e non saziano nessuno, soprattutto il nostro amico gran professionista della forchetta. "Prendiamo qualcos'altro?" ci interroghiamo l'un l'altro. Massì, dai. Un bel sashimi misto per tutti, qualcosa di leggero che non ci appesantisca. Passa il tempo e il sashimi non arriva. Il ristorante non è molto affollato, anzi, a quel punto siamo rimasti veramente in pochi. Cominciamo a disperare quando, finalmente, arriva un piatto. Un unico piatto di ceramica, rotondo, diametro venti centimetri. Poggiati sopra in maniera casuale, senza attenzione tredici pezzi di sashimi. Minuscoli. Nessuno di noi aveva mai visto dei pezzi di sashimi più piccoli di così, più fini di così. Ricordo ancora una lezione di cucina giapponese con un sushiman esperto (non ci si improvvisa tagliatore di pesce in Giappone, ci vogliono anni per ottenere l'abilità necessaria a tagliare il pesce in maniera appena decente) aveva detto: il sashimi deve essere bello grande e bello spesso. Queste fettine di pesce erano tanto trasparenti e piccole che si poteva vedere il commensale di fronte. Esitiamo un attimo prima di impugnare le bacchette ed iniziare a mangiare. "Devono arrivare gli altri piatti" dice uno di noi; "Ma dai cominciamo a mangiare questo. Mettiamolo in mezzo". Assaggiamo il mini carpaccio che si esaurisce in un nano secondo. Fame. Dopo qualche minuto di attesa, decidiamo a chiedere chiarimenti. "Mi scusi signora" chiede il nostro amico quando passa quella che deve essere la padrona "Questo piatto era per uno o per quattro persone?". La signora ci guarda un po' perplessa, ci pensa su un attimo e socchiudendo gli occhi a mandorla dice "Se molta fame per uno, se poca fame per quattro" e si allontana con passo flemmatico.

P.S. Naturalmente abbiamo divorato una cofana di spaghetti non appena siamo tornati a casa. Da quella sera abbiamo preso l'abitudine di definire "per quattro con poca fame" le porzioni scarse.



INSALATA DI SPINACI CON SESAMO - HORENSO GOMA AE

Questo è uno dei miei antipasti preferiti quando vado al ristorante giapponese. Esiste anche la versione coi fagiolini, ma quella agli spinaci è imbattibile. Quella sera al ristorante a Porto me ne hanno servita una che non era proprio da manuale. Come è ovvio pensare, nessuno di noi è mai più tornato in quel ristorante che ha chiuso pochi mesi dopo. Tutti noi ancora ci chiediamo perché. 

300 gr di spinaci - 50 gr di di semi di sesamo bianchi - 4 cucchiai di salsa di soya - 2 cucchiai di zucchero - 4 cucchiai di brodo dashi

Sbollentare con il solo liquido di sgondatura gli spinaci precendetemente lavati e puliti, ma lasciati interi. . Scolarli e raffreddarli sotto l'acqua fredda. Asciugarli molto bene strizzandoli. Tostare i semi di sesamo in una padellina senza olio finché non sono dorati, pestarli con un mortaio o metterli nel mixer e sminuzzarli, non devono ridursi in polvere. Aggiungere la salsa di soya, lo zucchero e il brodo mescolando fino ad ottenere una pasta molto morbida, quasi liquida. Nel caso fosse troppo spessa aggiungere un po' di brodo. Formare dei piccoli cilindri con gli spinaci e disporli su un piatto di portata come se fosse un sushi. Condirecon la salsa e cospargere con un po' di semi di sesamo tostati.

P.S. Il brodo dashi si può fare a casa: fare bollire un pezzo di alga kombu con un litro e mezzo d'acqua, togliere l'alga e mettere 50 gr di fiocchi di tonno bonito, togliere dal fuoco e quando i fiocchi di bonito cominciano ad affondare eliminarli. Nel caso di questa ricetta meglio comprare il granuli di brodo dashi in un negozio di specialità orientali.





domenica 3 aprile 2011

PROSSIMAMENTE

La prossima settimana un viaggio in una terra esotica, ma non troppo. Tra filosofie spicciole e saggezze orientali prometto ricette compensative.

sabato 2 aprile 2011

CREME DE PAPAYA - CREMA DI PAPAYA

Questo dessert non è tradizionale, ma è stato molto di moda negli anni '90 ed è diventato un classico delle churrasquerias, i ristoranti di carne tipici brasiliani. La papaya aiuta a demolire le proteine della carne e viene spesso servita insieme all'ananas, che ha le stesse caratteristiche, alla fine di pasto ultra proteico come, appunto, la carne alla griglia.  E' una ricetta di facile esecuzione, che però va fatta sul momento. 


125 gr di gelato alla vaniglia - 2 belle fette di papaya tagliata a pezzetti - succo di lime


Mettere il gelato morbido nel frullatore, aggiungere la papaya e uno spruzzo di lime. Frullare finché gli ingredienti non sono ben amalgamati. Sevire in coppa decorando con un pezzetto di papaya e una foglia di menta.
per una coppetta

P.S. La crema deve rimanere morbida, ma non liquida.

venerdì 1 aprile 2011

EMPADINHAS DE PALMITO - TORTINE DI CUORI DI PALMA

La cucina  brasiliana è incredibilmente varia, ogni stato e regione ha le sue tradizioni. Il paese ha avuto ondate migratorie diverse : dai conquistatori portoghesi, agli olandesi, ai francesi, passando per gli italiani, i tedeschi fino ad arrivare ai giapponesi.  A questi si sono aggiunti gli "immigrati forzati" cioè gli schiavi e le tribù indie locali. Un grande calderone dove tutto si è mescolato, shakerato, amalgamato formando un popolo particolare con una cultura estremamente sfaccettata. Questo si riflette nella cucina in modo sorprendente e squisito.  Quella di oggi è una ricetta che sa veramente di Brasile, con la salsa si pomodoro, i cuori di palma e la crosta di pasta fatta col burro, un po' come quella delle quiche francesi. 


Per la pasta:

500 gr di farina - 125 gr di burro freddo a pezzetti - 1 uovo grande  - cucchiaio di acqua - sale

In una terrina lavorare la farina con il sale e col burro fino ad ottenere una consistenza granulosa.  Aggiungere l'uovo e l'acqua ed impastare nella terrina finché la pasta non si stacca e forma una palla. Tenere in fresco per almeno mezz'ora.

Per il ripieno:
250 gr di cuori di palma tagliati a dadini - 80 gr di olive nere tipo taggiasche denocciolate e tagliate a dadini - 1 pomodoro medio spellato e senza semi - 1 cipolla tritata - 60 ml di brodo di verdura - 1 cucchiaio di prezzemolo tritato - una spolverata di noce moscata - olio - sale pepe -

Scaldare un cucchiaio d'olio in una padella aggiungere la cipolla e far cuocere qualche minuto. Aggiungere il pomodoro, il brodo, i cuori di palma, le olive, il prezzemolo, la noce moscata. Salare pepare. Portare ad ebollizione e cuocere per un paio di minuti. Stendere la pasta e, con un taglia biscotti rotondo, tagliare delle forme che metterete dentro degli stampini da tartellette. Scegliete voi la misura, a me piacciono quelli con un diametro di 5/6 cm.  Riempire le tartellette con una bella dose di ripieno senza però metterne troppo e coprire con un'altro dischetto di pasta. Sigillare bene. Spennellare con un tuorlo sbattuto con un cucchiaio di acqua. Far cuocere in forno a 180° per circa 20 minuti o finché non sono dorate.

P.S. Se non vi piacciono i cuori di palma potete anche usare dei gamberi, del pesce, del pollo, del cavolfiore... e via libera alla fantasia.