Questa settimana era prevista un'altra storia, era divertente, una delle mie prime lezioni alla scuola di cucina. Ma stamani ho aperto il giornale on line e ho visto la notizia, nulla di grave, nulla che cambi le sorti del mondo, ma ha cambiato la mia giornata. Racconterò come ho vissuto questa notizia.
Come tutte le mattine da tutta la vita adulta, considerando età adulta il compimento dei sedici anni, ho aperto il giornale. Un tempo uscivo presto e prendevo la mia copia cartacea all'edicola, mi piaceva annusarla la mia copia, perché la carta di giornale e l'inchiostro messi insieme hanno un odore magnifico. Forse è stato per questo che ho fatto la giornalista, per l'odore del giornale fresco. Non divaghiamo. Oggi la copia cartacea la compro più tardi, il primo gesto della mia giornata, dopo la colazione, è andare al computer con la tazza fumante di caffé della moka molto, molto lungo e aprire i giornali on line. Primo "la Repubblica", secondo "Corriere della Sera", terzo la "Stampa", quarto "il Giornale", da lunedì scorso anche l'"Huffington Post" italiano (prima era l'edizione americana) . Sorseggio il caffè e leggo. Non leggo tutti i giornali, semplicemente scorro i tutti i titoli, entro in un paio di blog/forum, mi soffermo sugli articoli che mi interessano di più, guardo le gallerie fotografiche più interessanti, controllo che rilievo è stato dato alle notizie, quali sono e perché. Una rassegna stampa come quelle che facevo quando lavoravo in redazione, mi piace, è un modo interessante di cominciare la giornata. Capisco che a nessuno di voi interessi la mia routine quotidiana, ma serve per capire cosa è successo oggi e del perché ha modificato il programma che avevo scelto per il blog questa settimana.
Quella che mi è venuta sotto gli occhi questa mattina è una notizia abbastanza comune ultimamente, in questi anni di crisi, di nuove povertà, di un'economia che non è esattamente sana, di classe politica litigiosa e poco attenta alle esigenze del paese. Ha chiuso una fabbrica, la proprietà a firmato coi sindacati la messa in mobilità degli operai, il grande capannone dove si trovava la produzione fa gola agli immobiliaristi. Triste, ma nulla di diverso dalle notizie che corrono sulla carta stampata e il web negli ultimi tempi. Mi colpisce sempre sapere che chiude una piccola o grande fabbrica, significa persone senza lavoro, famiglie in difficoltà, un pezzo di una storia che se ne va. Fa male. Diciamo che oggi ha fatto più male, perché un pezzo della mia infanzia se ne è andato. La fabbrica che ha chiuso è quella della Galup, panettoni. Il panettone Galup è stato il primo Panettone basso, il primo ricoperto da una glassa alle nocciole fantastica e, il primo, con le mandorle incastonate nella glassa. Un sogno per me bambina. Era il Panettone che mio nonno aveva iniziato a comprare subito dopo la guerra, quando era tornato dalla prigionia in India, per la nostra famiglia l'unico Panettone esistente, ovviamente dopo il Pane del Marinaio, il dolce con la frutta secca tipicamente ligure, e che molti si ostinano a pensare come "il Panettone ligure". Il Pane del Marinaio non è un panettone, ma il Panettone Galup sì. Era Natale quando arrivava il Galup a casa, mio nonno se lo faceva spedire da Pinerolo, perché non era facile trovarlo dalle nostre parti. Ne ordinava tre o quattro per il periodo di Natale. Veniva tagliato in fette non troppo spesse, perché durante il periodo di Natale si mangiava molto e quindi una sottile fetta di Panettone era più che sufficiente come dessert. Io venivo invariabilmente sgridata, perché di nascosto aprivo la confezione e piluccavo tutte, ma proprio tutte, le mandorle della copertura, lasciando gli altri con un palmo di naso. Un vizio questo che mi è rimasto ancora oggi, adoro piluccare le mandorle del Galup. Quest'anno però non piluccherò nessuna mandorla da nessun Galup, la fabbrica ha chiuso e non ci sarà più nessun panettone da mangiare. Certo esistono le copie, quelli che sono venuti dopo e hanno abbassato il panettone milanese e ci hanno messo su la glassa. Non hanno lo stesso sapore. Certo potrei mangiarmi una Veneziana che però, oltre alle mandorle e alla glassa, ha un rivestimento di granella di zucchero e solo canditi nell'impasto. Certo, da quando vivo a Milano, e sono molti anni, adoro anche il Panettone milanese, buonissimo, che compro nella pasticceria vicino a casa, ma il Galup è il Galup. Hanno chiuso un pezzo della mia infanzia. E sono tristissima.
P.S. Dalla prossima settimana questo blog tornerà alla leggerezza che lo caratterizza. Promesso.
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