martedì 29 gennaio 2013

LE SIMPATICHE AVVENTURE DEL CANE DELLE NEVI

La Vista dall'inizio della pista Lagazuoi, la foto non l'ha fatta il Cane 
Avete conosciuto il Cane delle Nevi, quello che azzanna la neve senza soluzione di continuità. Esiste per una settimana all'anno, non di più. Il resto del tempo lo passa in luoghi ameni, ma ben lontano dalle cime innevate. Può fare un'eccezione per un fine settimana particolarmente bello e con neve considerata fantastica, ma è veramente un'eccezione.
Nella fatidica settimana, però vive alla grande tutto ciò che è neve e ghiaccio. Sperimenta nuove piste, nuovi orizzonti, nuove discese. Il Cane inizia la settimana in sordina, piano piano scivola sulla prima pista, guardinga, saggiando la bontà della neve con le lamine appena affilate. Flessione-distensione, si ripete come un mantra, per non restare dura come un tronco sulle gambe. Flessione-distensione, sguardo a valle, per controllare la pista, come le spalle, anca a monte. Mai posizione fu più innaturale, ma tant'è queste sono le regole. Flessione-distensione. I legni mordono la neve, sccc-ssss-sccc-sss fanno sotto le spinte delle flessioni e distensioni e a volte riescono anche a disegnare curve perfette. Sono le volte che il Cane delle Nevi si ferma, si gira e controlla il proprio percorso. Fiera. Può andare a testa alta, sugli sci non se la cava poi così male. Ma è solo questione di un secondo, basta una variazione di clima, che so, un filo di vento, un mutamento sullo stato della neve, magari una lastrina di ghiaccio, e allora il Cane torna ad essere ciò che è. Una bestia delle piste. Fiera di esserlo, per altro. Mano a mano che la settimana progredisce il Cane si fa più audace, sfacciata e birbante. Allora si avventura ovunque, infesta qualsiasi angolo delle montagne, preferibilmente dolomitiche, non si ferma davanti a nulla. La si può vedere affrontare piste mitiche come la Gran Risa e la Sasslong, piste dove corrono i campioni e dove rotola il Cane, indomito. Con disinvoltura fa scivolare i suoi legni in luoghi benedetti da medaglie, record del mondo, prove d'atleta. Sfacciata. Il nostro cane è anche detto Cane tignoso, non ammette di non saper fare una cosa, quando ha difficoltà, prova e riprova finché non ci riesce. Allora la vedete affrontare muri che per il suo tipo di sciata sarebbero proibitivi, che lei invece non si vergogna di scendere a spazzaneve e in diagonale, perché quella particolare pista, in quel particolare angolo ha una vista magnifica. Oppure c'è un rifugio dove si mangia la miglior Zuppa d'Orzo delle Dolomiti. Il Cane vuole perdersi qualcosa panorama o zuppa che sia? Certo che no. Il Cane affronta i problemi di petto, soffre di vertigini e questo tutti lo sanno, ecchessaràmmai? Si trema, si suda, si singhiozza, ma si va avanti. Altrimenti chi prenderebbe la funivia per il Lagazuoi, mitica pista che collega Cortina a Corvara? Il problema non è la pista, certamente nelle corde del cane come panorami e difficoltà, il vero problema è la funivia. Una roba che va in picchiata verso l'alto, se si potesse andare in picchiata verso l'alto, ovviamente. Che se il Cane e le sue vertigini guardano verso il basso, mentre la cabina sale, alla povero Cane cominciano a venire i sudori freddi, a lacrimare gli occhi e a salire singhiozzi involontari dalla gola. Come è accaduto l'ultima volta, pochi giorni fa. Il Cane sardina schiacciata in mezzo a quasi un centianio di altre sardine, pressappoco nel mezzo della cabina, perché così non si vede giù, però si vedeva uno spicchietto di terra verso il basso, tra un signore in tuta blu e una signora in giaccavento color pisello. Il Cane si è girata e ha visto "L'orrore, l'orrore" come dice il Capitano Kurz in "Apocalipse Now", il vuoto vuotissimo.  E' partito il singhiozzo, neppure troppo soffocato, un lacrimuccia si è incastrata fra occhiale e naso, ma la Cane sardina non poteva asciugarla.
Il Cane, però, trova che valga la pena soffrire, perché, come dicono gli inglesi, "No pain, no gain". Sì che guardare di sotto è un momento di personale tachicardia per il Cane, vero è che se le scappa la pipì deve tenersela perché per arrivare al rifugio, lì in cima alla funivia, il cammino è aspro e aperto verso il vuoto, si può anche certificare che il Cane rimane rigorosamente nel centro della spianata d'arrivo della funivia, deglutendo nervosamente, tutto vero ma quello che l'aspetta dall'altra parte è un sogno. Il paradiso. Quaranta minuti di discesa panoramica, tutta la bellezza delle Dolomiti concentrata in una sola pista, cascate di ghiaccio, montagne rosa, neve bellissima, si parte da 2700 metri, niente alberi, paesaggio lunare e si arriva in mezzo ai pini, al bosco, dove attendono i cavalli per trainare gli sciatori lungo l'ultimo sentiero pianeggiante. E' per questo motivo che il Cane continua a sciare, per queste emozioni, per questi istanti perfetti.
Le cose perfette però ogni tanto sono interrotte da qualche simpatico tedesco che sfreccia come una Ferrari in pista mondiale, che tenta di tagliare una fila, che cammina sulle code degli sci mentre si aspettano le seggiovie. Il caso più recente un simpatico ragazzo che ha giocato un corpo a corpo col il Cane durante la coda per l'ovovia che porta al Boè a Corvara. Un piccolo, nel senso di giovane, imberbe, perché piccolo non era proprio, forse non era troppo alto, ecco, un energumeno del peso approssimativo di duecento chili, assatanato, scatenato, spingeva alle spalle del cane, che osccillava pericolosamente verso le persone davanti. Gli scarponi stretti, gli sci in mano, le racchette dall'altra parte, il Cane beccheggiava disperata, ma anche un po' nervosa. Forse il lume della ragione del nostro sensibilissimo cane giusto un filino annebbiato, ché quando si tratta di Boè deve fare traininig autogeno. Training autogeno, perché il Boè è una di quelle piste con il famoso "muro appeso" (Vedere il "RAcconto il Cane delle Nevi" per capire il significato) epperò è una pista bellissima, obbligata se si vogliono raggiungere certi luoghi. Ecco, allo stato zen chiuso in un cassetto nascosto, la concentrazione andata a farsi benedire, tutto l'aplomb distrutto dal giovane energumeno, il Cane si è voltata e, con grazia, certo, ha cercato di pestare il piede al suddetto. Certo, anche l'energumeno indossava gli scarponi, e fargli del male sarebbe stato difficile, ma per il Cane questo era un dettaglio irrilevante. Mentre cercava di pestargli il piede ha immaginato di pestare altro col suo scarpone e da questo contatto ha tratto soddisfazione. Quando il suo scarpone è atterrato, non proprio dall'alto, si deve ammettere, su quello dell'energumeno, immaginando di fargli cose inenarrabili, mentre lui continuava a spingere e raggiungeva la cabina per primo, facendola oscillare pericolosamente prima ancora che partisse, ha sorriso maligna. Il Cane ovviamente è salita sulla successiva, non un tedesco in vista, solo il silenzio sornione del suo compagno, perfettamente conscio di ciò che era successo, giusto un filo terrorizzato sul destino del povero energumeno sulla pista. Per fortuna che era il Boè e che il nostro Cane fa il primo muro tutto a scaletta, lei arriva alla fine del muro, l'energumeno è già a molestare qualche altra preda in coda per l'ovovia. 


Chi è il Cane delle Nevi? Per chi non lo sapesse: c'est moi, come disse Flaubert della sua Madame Bovary. 

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