Era estate, una di quelle lunghe estati di quando eravamo bambini e ragazzi, quelle che inspiegabilmente non finivano mai. Noi avevamo deciso che sarebbe stata un'estate memorabile, torrida, fantastica e che sarebbe rimasta scolpita nella nostra mente come la migliore in assoluto. Tutto era cominciato per caso, quando avevamo scoperto che la mia amica poteva guidare la macchina dei genitori. Loro erano partiti per una lunga vacanza col fratello più piccolo, non ci era stata comunicata la data del ritorno, ma l'assenza sarebbe durata per lo meno un mese. La macchina e, soprattutto, la casa erano a nostra completa disposizione. Credevamo dei aver vinto alla lotteria. Una casa vuota pronta per fare feste, una bella macchina al posto dei nostri macinini di seconda mano, puro paradiso. Eravamo giovani, non abbastanza giovani da essere ingenue e non ancora abbastanza mature per essere sagge, lo stato anagrafico e mentale ideale per trascorrere l'estate in allegria. Passavamo le nostre serate sfrecciando lungo la costa a bordo della macchina color argento, che solo per un caso sfortunato non era decappottabile, però noi la rendevamo tale. Un sistema semplicissimo ci permetteva di viaggiare con una macchina da dive: il tettuccio apribile era completamente scoperchiato e tutti i finestrini aperti, così noi avevamo la sensazione di avere i capelli al vento. Era nata la decappottabile dei poveri. Correvamo rombando e sgasando lungo le strade tortuose della Riviera di Ponente e della Costa Azzurra, il vento nei capelli, la mano adagiata mollemente lungo la portiera e una sigaretta che fumava tra le dita, la musica a tutto volume, senza una meta precisa. L'equipaggio era variabile da due a quattro ragazze, ce n'era per tutti i gusti, more, rosse, bionde, a volte qualcuna di noi aveva nei capelli méches rosa o lilla. Ci sentivamo belle e interessanti, diciamola tutta: ci sentivamo strafighe. In realtà eravamo solo abbastanza carine, ma la decappottabile dei poveri ci faceva salire l'autostima di diverse tacche, quindi ci sentivamo divine. Fondamentale la scelta musicale, una caratteristica di quell'auto in quell'estate.
Le nostre scelte musicali erano decisamente particolari, altalenanti e variate. Nella nostra macchina sparavamo a tutto volume senza distinzione tormentoni come Sunshine Reggae o You're The First, The Last, My Everything o roba notturna e raffinata come Tutu di Miles Davis o Rapture di Anita Baker, seguivano molto Antonio Carlos Jobim, i Simply Red, i Matt Bianco, e occasionalmente, solo perché ero una fan, qualcosa di Bruce Springsteen. Sicuramente non c'erano i tormentoni di quell'estate, diciamo che i nostri gusti musicali erano un tantino sofisticati per essere musica estiva da macchina. Chi ci vedeva passare a bordo dell'auto metallizzata agghindate come solo in quegli anni ci si poteva agghindare, grandi orrecchini, tanti capelli ritti sulla testa e gonfi, mille braccialetti, anelli e pantaloni a vita alta, altissima, praticamente ascellari, e sentiva la nostra musica, ecco, immagino che chiunque ci vedesse così avesse una sesanzione di scollamento. La parola è scollamento, non scoramento, mi raccomando. Anche se pensandoci bene, col senno del poi, qualcuno avrebbe potuto anche sentire scoramento. Bisogna ammettere però che avevamo creato il nostro tormentone personale. Il disco era saltato fuori per caso, spulciato probabilmente dal fratello della mia amica, in un negozio di dischi di Palma di Maiorca dove erano stati in vacanza coi genitori l'anno prima. Non so perché la scelta fosse caduta proprio su quella cassetta, se fossero la copertina o i titoli delle canzoni, fatto sta che era arrivata nei nostri paraggi e per un anno se ne era stata tranquilla. Poi era atterrata sul nostro stereo. Ecco arrivare nelle nostre orecchie "Ven Devorame Otra Vez" di Lalo Rodriguez, "Vieni divorami un'altra volta" la traduzione del titolo, in Italia sconosciutissimo pezzo in lingua spagnola, ma un grande classico per Spagna e America Latina. In quegli anni la musica latina era lontanissima dalle orecchie di chiunque, salvo una ristretta cerchia di appassionati e quella era una salsa tiratissima che parlava di lenzuola bianche, desiderio, corpi divorati, roba da restarci secchi solo a sentire il testo. Ideale colonna sonora di quell'estate che avevamo deciso sarebbe stata torrida e memorabile. Un pezzo che mette voglia di ballare e fare cose sensuali solo a sentire le prime note. E noi allora via, salivamo in macchina, coi nostri capelli grandi, le nostre cinturone alte e borchiate, i nostri bracciali e orecchini giganti, innestavamo la prima, e mettevamo Lalo a tutto volume, una, due, tre, dieci volte per sera. Sigaretta tra le dita, capelli al vento, praticamente incollate coi sederi all'auto senza quasi mai scendere, e ci sentivamo libere, ma soprattuto divine. Tanto divine da non riuscire a battere chiodo, altro che farci "divorare un'altra volta". A noi sarebbe bastata la prima, se fosse arrivata. Quell'estate non è arrivata.
Qui sotto una Compilation (fino a qualche tempo fa le Playlist si chiamavano così) di quello che poteva essere una cassetta di quell'estate nella nostra macchina. Tanto per avere un'idea di quanto fossimo divine.
1) Sneakin' Out The Back Door With a Grin - Matt Bianco
2) Azzurro - Paolo Conte
3) Tutu - Miles Davis
4) Hungry Heart - Bruce Springsteen
5) Agua De Beber - Antonio Carlos Jobim
6) The Right Thing - Simply Red
7) Panama - Ivano Fossati
8) Ven Devorame Otra Vez - Lalo Rodriguez
9) E la chiamano Estate - Bruno Martino
10) Do You Think I'm Sexy - Rod Steward
11) Une Belle Histoire - Michel Fugain
13) Luglio - Riccardo del Turco
14) You're The First, The Last, My Everything - Barry White
15) Shiny Happy People - REM
16) Bad Girls - Donna Summer
17) Summertime - Michel Petrucciani
18) Funky Nassau - The Beginning of The End
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