mercoledì 19 febbraio 2014

BARILOCHE E IL LATO OSCURO DELLA FONDUTA

Spazi. Spazi enormi, vedute a perdita d'occhio, cieli azzurri, boschi verdi, laghi blu, ghiacciai bianchi dalle sfumature turchese scuro. La Patagonia andina, uno spettacolo della natura. Un po' Svizzera con manie di grandezza, da quelle parti un laghetto è come un mare da noi, e un po' America, perché il continente è quello e per via degli spazi infiniti e solitari.
Era una vacanza premio, dopo tanto lavoro e molto stress. Un bell'albergo dal nome evocativo di Edelweiss, Stella Alpina, così rassicurante. Immagino che non esista luogo montano al mondo che non abbia almeno un Hotel Edelweiss, se così non fosse non sarebbe montagna. La cittadina che ci ospitava era San Carlos de Bariloche, nota semplicemente come Bariloche. Un posto fantastico, piombato in Argentina direttamente dalle Alpi Bavaresi o forse svizzero-tedesche. Chalet di legno uguali alla casetta di Marzapane di Hansel e Gretel, vie acciottolate con fontane che ricordano i vecchi lavatoi dei paesini alpini italiani, panetterie denominate Bakerei (con i due puntini sulla lettera a...) come nei paesi di lingua tedesca. Sulla piazza legno, ardesia e pietra si sprecavano, gli chalet e i dolci di ispirazione germanica pullulavano e i ristorantini che servivano la Trota in Blu non si contavano. Casette con le tendine bianche e rosse ricamate, l'impeccabile pulizia delle strade, gli ottoni tirati a lucido, una delizia di ordine in un paese che molti giudicano caotico. In effetti a Buenos Aires il traffico è molto diverso rispetto a Zurigo o Monaco di Baviera. Cittadina ridente con il suo lato oscuro. Non esiste luogo al mondo che non abbia un lato oscuro, come del resto anche gli umani. Bariloche è il luogo dove hanno trovato Eric Priebke, l'ufficiale nazista responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Era lì tranquillo che serviva pane e pasticcini nella sua panetteria in centro a Bariloche. Mi sono sempre chiesta se per caso sono entrata in quella panetteria, se mi abbia servito un signore gentile, dal leggero accento tedesco, che magari ho anche trovato simpatico. Le casualità della vita sono infinite e magari mi sono trovata di fronte un pezzo di storia che mi passava un pacchetto di pane all'uvetta. Come si sarà sentito il vicino di negozio a scoprire la vera identità del il gentile signore della porta accanto. Forse un brivido gli avrà percorso la schiena, forse no. Magari anche lui aveva un segreto, qualcosa che non avrebbe rivelato mai a nessuno, qualcosa di antico e nascosto. Ognuno di noi ha i suoi segreti. Forse anche la biondissima cameriera che mi ha servito la trota al burro nel ristorante dell'albergo. Forse anche la proprietaria del ristorante dove servivano le Fondute.
La signora era una donna da manuale, di quelle che ti immagini gestiscano un ristorante di montagna. Non troppo alta, bella paffuta, carnagione panna e fragola, capelli biondo chiaro senz'altro messi in piega coi bigodini, tenuti su anche di notte insieme a uno spesso strato di crema nutriente. Serviva Fondute di tre tipi: svizzera, di carne e verdure col brodo, di cioccolato. Qualche antipastino e un paio di dolci completavano il menu. L'atmosfera calda e accogliente, pareti di legno, tendine bianche bordate di pizzo, tovaglie candide, inamidate e ben stirate, candele e fiori secchi sul tavolo. Mi piaceva proprio, la signora, e poi era divertentissima. Sorrideva e serviva le fondute insieme a una cameriera identica a lei, florida, sorridente, amabile. Sembravano le gemelle Kessler della ristorazione latino americana. Alla terza volta che siamo entrati, la signora ci ha trattati come se fossimo clienti da mille anni, come degli habitués del pentolino sul fornello. Ci ha fatto accomodare al tavolo più bello, vicino alla finestra con vista su tutta la sala. Ci ha offerto un bicchiere di vino come aperitivo accompagnato da due crostini con Crema di Patate, Timo e formaggio fuso (una cosa celestiale). Poi ci siamo lanciati sulla Fonduta Svizzera. Un pentolino rutilante di formaggio fuso, tenuto su un fornelletto che ne mantiene la temperatura, un leggero aroma di Kirsch,  bocconcini di pane e pezzetti di patate bollite da intingere in quel ben di Dio liquido, qualche sottaceto. Un crostino, due crostini, un pezzetto di patata, un sottacento, avanti così fino quasi a toccare la fiammella del fornelletto. La gola si fa sentire, contesta che in fondo alla pentola c'è ancora del formaggio. Quel fondo attaccato come cemento alle pareti, leggermente croccante, una meraviglia per le papille gustative. E chi sono io per rispondere di no alla gola? Infilare le dita nel pentolino è fuori discussione, non è per niente elegante. Scelgo di infilzare un pezzetto di pane sull'esile forchettina, uno degli ultimi tocchetti e poi più nulla. Con l'acquolina in bocca mi appresto a pulire, anzi a raschiare, il metallo ricoperto dalla sottile crosticina semi morbida di formaggio. Raschiare il fondo del barile si dice, ecco io mi stavo apprestando a fare quello raschiare avidamente. Inforcato il pane ho introdotto la forchetta facendola scivoalre sulle pareti, niente non veninva su niente. Ho riprovato, inutile, il formaggio era incrostato e deciso a non mollare la postazione. Chiunque sano di mente averebbe smesso di ravanare. IO no, ho continuato aumentando la pressione. Forse un po' troppo, il pentolino si è mosso è scivolato e si è inclinato sul supporto. Poi è partito con la forza di un proiettile, ha fatto un volo verso il centro della sala. Mi sa che ho premuto un po' troppo, ho pensato vergognandomi come una ladra quando il contenitore è caduto con un tonfo metallico in mezzo al pavimento di parquet. Rumoroso avviso di cliente maldestro. La signora si è guardata in giro per capire da dove fosse partita la pentola e mi ha guardato sorridente, io ho chiesto scusa con gli occhi. Lei ha ammiccato, come fosse normale, come se tutti i clienti raschiassero il fondo della pentola per poi lanciarla in mezzo alla sala, come i Cosacchi rompevano i bicchieri dopo aver bevuto. Ha raccolto il pentolino ed è sparita in cucina. E' tornata con una ciotlolina dove sobbolliva una piccola, ma soddisfacente, quantità di fonduta. Me l'ha messa davanti in silenzio, con un sorriso tra il malizioso, il materno e il divertito. Ho affondato il crostino di pane, gustandolo voluttuosamente. Il mio compagno mi guardava, deglutendo vistosamente. Gli sarebbe tanto piaciuto assaggiare quel mini bis di formaggio. E invece no, me lo sono mangiato tutto io. Ognuno di noi ha il suo lato oscuro.


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