lunedì 21 marzo 2011

IL CANE DELLE NEVI

Ci tengo a precisarlo, sono un'ottima nuotatrice. Nuotare in piscina o al mare mi distende i nervi e mi libera il cervello, dopo esco tonificata e contenta. Insomma l'acqua è il mio elemento. Detto questo posso affermare in tutta tranquillità che l'elemento deve essere nelle tonalità del blu, con le onde e di temperatura superiore ai 22 gradi. Sull'acqua che prende le tonalità del bianco, immobile e ghiacciata ho un certa difficoltà ad adattarmi. Insomma, detto in parole semplici, non sono una grande sciatrice.
Mi diverto molto ad andare in montagna, mi piacciono i suoi paesaggi invernali ed estivi, ma quando devo cimentarmi sulle piste sono veramente reticente. Tendo a cannibalizzare gli sci, li uso come armi improprie per fendere la neve a casaccio anche nelle discese più facili.  In acqua sembro quasi un delfino rilassato che scivola senza quasi spostarla, sulla neve sono rigida, le gambe che paiono due tronchi pesanti e le spalle tese nello sforzo di mettercela tutta. Questo mio stile eccelso mi ha lasciato il mio nom de bataille: il cane delle nevi. Come se non bastasse soffro di vertigini e le piste aperte, quelle con il panorama mozzafiato, dalle quali si domina una vallata in tutto il suo splendore, ecco quelle, mi fanno venire le crisi di panico.
Non è la difficoltà della pista a bloccarmi, come molti pensano quando mi vedono li appollaiata in cima al muro, ferma in posizione sciistico fetale. E' il maledetto vuoto che mi cementa le gambe in una posizione accovacciata tra lo spazzaneve e il seduto. E' la vista della valle più sotto che mi fa sudare freddo e caldo in contemporanea, che mi taglia il respiro e mi impedisce di muovermi. Tengo le mani avanti coi bastoncini uniti, in un poco muto gesto di preghiera. Ferma, terrorizzata. Sono una dura e non mi capacito di non poter fare una cosa, quindi regolarmente provo ad affrontare i muri iniziali di piste con vista, di solito i più aperti, e allora mi trovo a combattere nella situazione fatale. Tutto accade quando ho già affrontato una parte della discesa, che percorro in diagonale per poi curvare ai lati, alla prima vera curva per scegliere la direzione vedo il vuoto e mi blocco. Lì sul posto, esattamente dove sono, normalmente in nel mezzo della pista, cogli altri sciatori che mi ronzano intorno, eleganti. Resto ferma lì, quasi piangente maledicendo me stessa e il mio compagno che, anima pia,  mi  lascia fare queste cose. Urlo cose terribili mentre scendo a scaletta, per dare l'idea: "tu mi vuoi morta" è una delle più gentili. Non è una bella immagine quella di una signora di nero-arancio vestita, immobile e urlante su una bellissima pista dolomitica. Se a qualcuno è capitato di vedere una scena simile all'inizio del Ciampinoi a Selva di Val Gardena o a Porta Vescovo ad Arabba, mi ha senz'altro incontrata. La prossima volta fermatevi e fatemi un salutino. Non preoccupatevi per gli insulti che ne ricaverete, non è niente di personale.

P.S. Per capire che è solo questione di vertigini e non di vera imbranataggine sciistica ho testimoni che possono tranquillamente affermare che, in caso di nebbia, sono scesa dallo stesso muro con la massima indifferenza.

MINESTRA D'ORZO

Uno dei piaceri di andare in montagna è il conforto del buon cibo a cena. Io di solito riprendo tutte le calorie che ho perso durante il giorno, ma viste le crisi di panico non pensate che me lo meriti? 
Dato che vi ho raccontato uno dei miei segreti meglio custoditi, adesso vi passo la mia versione della ricetta per la zuppa d'orzo, la mia preferita, e con questo fanno due segreti rivelati in un colpo solo. Mi sento esposta. 

150 grammi orzo perlato - 100 gr di speck  - 25 gr di funghi secchi - una cipolla - una carota - un gambo di sedano - un piccolo porro - una patata- olio - sale pepe

Mettere a mollo i funghi in acqua tiepida. Tritare la cipolla, affettare il porro, tagliare a dadini la carota, la patata e il sedano. In una casseruola far soffriggere la cipolla, il porro, il sedano e lo speck con due cucchiai di olio, far stufare qualche minuto.  Mettere l'orzo e aggiungere due litri di acqua, quando raggiunge l'ebollizione far cuocere a fuoco basso. Dopo una ventina di minuti aggiungere le carote, i funghi strizzati e le patate, salare e pepare. Far cuocere ancora per una mezz'ora circa o finché l'orzo non è giunto a cottura. Servire spolverato da prezzemolo tritato.
per quattro persone

P.S. La versione originale, quella altoatesina, comprende 200 grammi di carne affumicata e non include i funghi. Per i vegetariani: viene buonissima anche senza lo speck. Io preferisco che l'orzo resti piuttosto al dente, riduco leggermente i tempi di cottura.

3 commenti:

  1. Allora... ero diretta a Porta Vescovo mentre ci scambiavamo sms sul nostro ineffabile presidente del consiglio che scortava Tony Blair con una sconcertante bandana in testa. Una volta arrivata a destinazione, al rifugio, ho visto la fotografia di cui mi avevi parlato sulla prima pagina di Repubblica: rivoltante (oltre che sbaloridtivo, ovviamente)...:-(
    Quanto alla minestra d'orzo: slurp! Benissimo in montagna, ma niente male neanche a fondovalle!
    Larana

    RispondiElimina
  2. fenomenale, Louise... una cronaca esilarante, degna della migliore Bridget Jones

    RispondiElimina