martedì 30 luglio 2013

INSALATA DI AVOCADO, PISELLI E MENTA

E' il periodo delle ricette non mie, questa è Nigella Lawson. Già proprio lei, quella Nigella. Mi piaciono tantissimo, l'autrice e la ricetta, perché adoro l'avocado, la menta e i piselli freschi e lei perché è bella, intelligente e parecchio in gamba. Questa ricetta si può fare anche coi piselli congelati, attenti a non cuocerli troppo però. Lasciate perdere le istruzioni sulla confezione, fate così: non appena l'acqua riprende il bollore contare tre minuti. Scolare, passare sotto l'acqua gelata.

400 g di piselli freschi - un grosso avocado - un cespo di insalata belga - 100 g di insalatine verdi miste - cinque cucchiai di olio - un cucchiaio di aceto bianco - un pizzico di zucchero - una ventina di foglie di menta - sale pepe- 

Mescolare in una ciotola l'olio, l'aceto bianco, il pizzico di zucchero e 5 o sei foglie di menta tritate grossolanamente. Cuocere i piselli in acqua bollente salata, scolare molto al dente e versare nella ciotola con il condimento e far insaporire per almeno un’ora. Poco prima di servire unire le insalatine verdi miste, le foglie di insalata belga e un grosso avocado sbucciato e tagliato a tocchetti. Insaporire con qualche foglia di menta, mescolare e servire. 
per sei persone

lunedì 29 luglio 2013

CHIUSO PER FERIE

Vado in vacanza per qualche tempo, non vi lascio orfani di ricette. Ogni tanto a sorpresa comparirà una ricettina estiva e adatta alle serate in giardino. 

A PRESTO!

sabato 27 luglio 2013

PANNA COTTA ALL'AMARETTO CON ALBICOCCHE SALTATE


2 fogli di gelatina – 50 ml di amaretto – 500 ml di panna (o metà latte metà panna) – 2 cucchiai di zucchero - tre o quattro albicocche - 20 grammi di burro - un cucchiaio abbondante di zucchero 


Immergere i fogli di gelatina in acqua fredda per dieci minuti. Far bollire l’amaretto in una casseruola a fondo spesso, lasciar ridurre di metà (10 min). Unire la panna e lo zucchero e portare ad ebollizione. Fuori dal fuoco aggiungere la gelatina strizzata mescolando bene con la frusta. Mettere negli stampini. Far rapprendere per almeno tre ore. Per le albicocche: tagliarle in quartini, saltarle in una padella con il burro e lo zucchero finché non sono leggermente morbide e profumano. Far raffreddare e servire con la panna cotta. 
per sei persone

venerdì 26 luglio 2013

ORATA ARROSTO CON LIMONI E FINOCCHIETTO


Semplice, lineare, facilissimo, come una serata estiva con gli amici. Una ricetta che mi ha dato una signora i primi tempi che vivevo da sola. Di nuovo la propongo così come mi è stata data, senza modifiche, senza accorgimenti. Il peso dell'orata lo decidete voi, ma deve essere piuttosto grossa. Ovviamente potete cucinarne una piccola, per due persone, attenti che cambiano i tempi di cottura!

un'orata grande pulita – qualche rametto di finocchio selvatico – qualche rametto di timo – tre limoni – olio sale pepe

Tagliare il limoni a rondelle. Mettere il pesce sulla placca del forno coperata da carta forno, mettere i rametti di finocchio e di timo, e le rondelle di limone dentro e sopra il pesce. Irrorare d’olio e salare pepare. Cuocere in forno a 200 per 20/30 minuti abbassare a 180 e continuare per altri 10 minuti. Servire con una fatta con pomodori crudi tagliati a dadini, profumata con basilico e pinoli, sale pepe e un goccio d'olio. salsa di pomodoro crudo.
per sei persone 

giovedì 25 luglio 2013

CALAMARETTI AL LIMONE E PROSCIUTTO CRUDO

Una ricetta con un coté un po' francese, giusto quel tanto per sembrare internazionali. Perfetta per una cena tra amici accompagnata da un misto di riso bianco e selvaggio bolliti e conditi solo con un filo d'olio, un piatto unico di sicuro successo.

500 g di novellame di calamari (calamaretti) lavati e puliti quattro scalogni – cinque fette di prosciutto crudo non troppo salato – uno spicchio d’aglio – sei pomodori – una stecca di cannella – un pizzico cumino - una grattata di noce moscata - 50 ml di vino bianco "tagliato" con 50 ml di acqua – 80 g di burro – un mazzetto di cerfoglio – due cucchiai di olio d’oliva – la scorza di mezzo limone – il succo di mezzo limone

Pulire e tritare lo scalogno. Pulire l’aglio. Tagliare il prosciutto crudo finemente. Togliere i semi ai pomodiri e tagliarli a dadini. Pulire e tritare il cerfoglio. In una casseruola far sudare lo scalogno per 5 min. con un cucchiaio di olio, unire il prosciutto, l’aglio, i pomodori, la cannella, e il vino bianco. Cuocere per quaranta minuti a fuoco molto dolce. Togliere l’aglio, la cannella, unire il burro e il cerfoglio. Far scaldare il resto dell’olio in un'altra padella. Salare e pepare i calamaretti e cuocerli per un minuto, terminare con il succo di limone e la scorza grattugiata. Sul piatto di portata disporre il sugo e sopra unire i calamaretti e servire. 
per quattro persone


P.S. Il cerfoglio è un'erba che assomiglia al prezzemolo e al coriandolo con le foglie ancor più delicate di quest'ultimo, profuma di anice, è molto usato nella cucina francese. Nel caso non lo trovaste usate il dragoncello in minore quantità, che ne ricorda vagamente l'aroma, oppure sostituitelo col prezzemolo e unite al vino bianco un cucchiaio di Pastis.  

mercoledì 24 luglio 2013

TARTARE DI RANA PESCATRICE (CODA DI ROSPO) CON VERDURE AL CURRY

Il mare sarà il protagonista assoluto questa settimana. Presento una ricetta non mia, nel post scritto rivelo la fonte. Mi è piaciuta subito, mi piace e mi piacerà sempre, è fresca, saporita e sfiziosa. La scrivo esattamente come è presentata nel libro in cui l'ho letta. Non aggiungo né una virgola, né un ingrediente, è perfetta così. Brava l'autrice. 


Pulite un gambo di sedano, una carota e due zucchine, tagliateli a pezzettini, saltateli in un filo d'olio extra vergine d'oliva in una padella con uno scalogno tritato, mezzo cucchiaino di curry, sale pepe e lasciateli raffreddare. Con un coltello ben affilato tritate finemente 500 g di filetti di coda di rospo, sistemateli a cupola su un piatto, irrorateli con succo di lime (o limone) e lasciateli riposare per qualche minuto, poi conditeli con un filo d'olio extra vergine di oliva, salateli, pepateli e completateli tutto intorno con le verdure al curry.

Tratto da "IL LIBRO DEL PESCE" Donatella Nicolò ed Ponte alle Grazie collana Il lettore goloso.

martedì 23 luglio 2013

IL MORTO


Sono nell’acqua, immobile, gli occhi chiusi, le gambe leggermente divaricate, le braccia aperte a croce, i capelli che si muovono come alghe con dolcezza ed eleganza. Non ci sono onde, nelle orecchie sento friggere il plancton, il suo modo di esprimersi, minuscoli esseri che non appaiono mai, solo di notte si illuminano di luce fosforescente, ma solo se scuoti l’acqua con le braccia. Apro gli occhi, li socchiudo in verità, guardo attraverso le ciglia umide, il cielo è perfettamente azzurro, non una nuvola, non una bava di umidità a rovinare la perfetta armonia col mare. L’acqua è fresca in superficie, più fredda se lascio cadere un braccio o una gamba verso la profondità. Starei così delle ore, cullata dall’acqua, lo sfrigolio nelle orecchie, gli occhi socchiusi. Un rumore, ondine leggere che mi accarezzano la pelle, giro la testa verso destra. Un nuotatore, in perfetto stile, libero e leggero, solca l’acqua con potenti bracciate, muove giusto l’acqua necessaria a spostare il suo corpo, appena è passato il mare torna piatto. E’ così che deve essere, è così che si nuota. Sono rilassata, non penso a nulla. Mi lascio cullare. Un istante perfetto. A riva gli scogli coperti di alghe sono affollati di bagnanti accaldati. Se alzo la testa fuori dall’acqua posso sentire le loro voci, percepire le loro risate. Ma ho la testa immersa nel silenzio della profondità, unico rumore lo sciabordio dell’acqua contro il mio corpo, e, ancora, sì, lo sfrigolio, dolce, cullante, musicale. Respiro lentamente. Riempio i polmoni col naso, e li svuoto allo stesso modo. Mentre espiro, il mio corpo scende un po’ di più verso il fondale, mentre inspiro, mi riempio d’aria, mi gonfio, e salgo su verso il blu del cielo. Io, il mare e il cielo. Un brivido di freddo, è troppo tempo che sono in acqua, devo tornare a riva. Lascio cadere le gambe, faccio in modo che vadano in verticale verso il fondo, chiudo piano le braccia, con un rumore di risucchio riemergo dal torpore. Muovo le gambe, agito le braccia, mi tengo a galla. Mi guardo intorno. Smetto di essere acqua che galleggia sull’acqua, torno ad essere un umano nel mare, ho un peso, la gravità mi attrae anche se un corpo immerso nell’acqua galleggia, riceve una spinta verso l’alto pari al peso del suo corpo. Sì, forse, non lo so. Archimede non lo ricordo mai, e francamente non mi interessa. Diciamo che la mia teoria è molto più grezza e pratica, di solito quando un corpo è immerso nell’acqua suona il telefono. Qui è impossibile, e ci mancherebbe. Guardo il paesaggio, la montagna coperta di alberi verdi, sempre più radi mentre ci si avvicina al paese, le ville col giardino, le case dell’ottocento, quelle degli anni trenta, quelle degli anni sessanta. E quelle dei settanta, che mia nonna detestava. Le vecchie case dei pescatori, il campanile della chiesa. Se vedo il paese e il campanile sono veramente al largo, ho passato la punta che protegge la spiaggia di rocce, sono andata oltre la boa. La corrente mi ha trascinata lì, ho viaggiato restando immobile. Il mio corpo si fa tavola, i piedi cominciano a battere ritmicamente, le braccia diventano remi. Una, due, tre, quattro bracciate, respiro, una, due, tre quattro bracciate, respiro. Tengo il ritmo, nuoto piano. La distanza è lunga. Finalmente è arrivata l’estate.

lunedì 22 luglio 2013

QUICHE DI ZUCCHINE, MENTA E FORMAGGIO DI CAPRA


Per un errore il post che avrebbe dovuto comparire ieri viene pubblicato oggi, le macchine si sa non sono affidabili. In fondo anche gli umani. Comunque ecco la ricetta di una quiche molto estiva e fresca.

100 gr di formaggio di capra – due zucchine – uno spicchio d’aglio – un mazzetto piccolo di menta – due pizzichi di spezie miste (cumino, cannella, pepe di cayenna, zenzero in polvere) – una base di pasta e una base di crema (vedere sabato 20 luglio 2013 per la ricetta delle basi) 

Tagliare le zucchine lavate a piccoli dadi. Farle cuocere a vapore per 5 min. Sminuzzare il formaggio di capra e aggiungerlo alla crema base insieme alle zucchine, l’aglio tritato fine, le foglie di menta tritate, le spezie. Aggiustare di pepe e sale. Versare nella teglia con il guscio di pasta e cuocere 50 min in forno a 180 gradi. 

sabato 20 luglio 2013

LA QUICHE DALLA A ALLA ZETA, LA BASE E LA CREMA


Per fare una quiche come si deve si deve imparare a fare la base, cosa tra l'altro molto semplice, e ad avere delle quantità codificate così da non sbagliare. Lo stesso vale per la crema che avvolgerà il ripieno. Qui sotto la mia base e il mio ripieno. A queste basi di partenza potete aggiungere quello che volete, a vostro sentimento e secondo quello che avete in cucina, vale tutto, ma domani vi darò una ricetta con Zucchine, formaggio di capra e menta. Slurp! 

per la base: 250 gr di farina più un cucchiaio – 150 gr di burro freddo – un uovo – sei cucchiai di latte - un pizzico di sale – un cucchiaino di zucchero

Mettere la farina, il sale, il burro a pezzetti, lo zucchero dentro il mixer e far andare finché non si ottiene una mistura sabbiosa. Aggiungere l’uovo e il latte, fate pulsare le lame finché la pasta forma una palla. Avvolgerla nella pellicola e farla riposare in frigo per almeno tre ore. Stendere la pasta e metterla in una teglia. Bucherellare con i rebbi di una forchetta. 

per la crema: quattro uova – 20 gr di farina – 250 ml di latte – 250 ml di panna – noce moscata – pepe (alla base si aggiungono poi altri ingredienti come formaggio, prosciutto, erbe)

Mescolare la farina e due uova con una frusta, aggiungere le altre uova, il latte, la panna, la noce moscata grattugiata, sale pepe. Mescolare bene. Versare la preparazione sulla pasta e far cuocere a 210° per 20 min e poi abbassare il forno a 180° e proseguire la cottura per altri 30 min.

P.S. Vi ho dato la versione con il mixer, molto, molto più facile di quella in cui bisogna lavorare la pasta con le dita. La farina della crema è quella che fa la differenza, "asciuga" leggermente il composto quando cuoce.


martedì 16 luglio 2013

VELLUTATA DI PISELLI CON LE MANDORLE


Le vellutate possono essere servite sia calde che fredde, questa è deliziosa fredda. Volendo aggiungere calorie, ma anche sapore e colore si può aggiungere un cucchiaio di panna montata prima di servire, spolverarlo con dell'erba cipollina tritata fine e infine con le mandorle. Bellissimo e buonissimo. 

900 g di piselli sgranati – tre scalogni – 50 gr di mandorle in polvere – 1,5 lt di brodo vegetale – 50 gr di yogurt greco – sei rapanelli – quattro cucchiai di olio - 20 g di mandorle in lamelle per decorazione – sale pepe (facoltativo: 125 ml di panna da montare e un mazzetto di erba cipollina) 

Soffriggere gli scalogni tritati in olio, aggiungere le mandorle in polvere e tostare finché non sono dorate. Aggiungere i piselli, mescolare bene. Unire il brodo caldo, cuocere per 20 min a fiamma media. Preparare i rapanelli e tagliarli sottili, scottarli per pochi secondi in acqua salata. Frullare i piselli col brodo nel mixer, aggiungere lo yogurt, regolare sale e pepe. Tostare leggermente le lamelle di mandorla. Suddividere la vellutata nelle ciotole, decorare con i rapanelli e le lamelle di mandorla. Si può servire con sfogliatine spennellate con uovo e cosparse di grana cotte in forno a 220 gradi per 10 min. 
per quattro persone

lunedì 15 luglio 2013

MOUSSE DI LIMONE CON LAMPONI FRESCHI


Un dolce fantastico, leggero aereo e d'impatto molto estivo e profumato. I lamponi e il limone stanno benissimo insieme, volendo si possono sostituire con fragole e more. 

330 ml di panna (anche un po’ di più) – tre limoni – 500 g di ricotta di mucca – un cucchiaino di estratto di vaniglia – 125 g di zucchero – tre cestini (anche quattro, dipende da quanto sono grandi) di lamponi

In una ciotola, usando un frusta elettrica, montare 250 ml di panna a velocità media, finché non assume una consistenza spumosa, ma soda. Grattugiare finemente la scorza di un limone e estrarre il succo da due limoni. In una ciotola grande mescolare la ricotta con la vaniglia, la scorza di limone e il succo, 60 grammi di zucchero e la panna liquida restante. Con il mixer elettrico sbattere il composto fino che non abbia una consistenza morbida e setosa, nel caso non fosse abbastanza liscio aggiungere un po’ di panna o latte intero. Con una spatola unire delicatamente la panna montata al composto. In un mixer mettere i lamponi, tenendone da parte un po' per la decorazione, un cucchiaio di succo di limone, lo zucchero rimasto e tre cucchiai di acqua. Frullare. Passare attraverso un colino fine. Mettere la mousse in coppette individuali e versare sopra la salsa. Guarnire con lamponi interi.  
per sei persone

venerdì 12 luglio 2013

TAGLIATA DI TONNO CON MELANZANE ALLA GRIGLIA E OLIO DI BASILICO

Un piatto molto fresco e saporito, che si può fare anche con le zucchine. Servire direttamente nei piatti di portata ancompagnando con un'insalata verde o riso venere bollito e profumato con l'olio di basilico.

due grandi fette di filetto di tonno spesse un paio di centimetri - due melanzane tagliate a fette di un centimetro - una decina di pomodorini ciliegia - un piccolo mazzetto di rucola - 125 ml di olio - due mazzi di basilico - sale pepe

In un mixer frullare l'olio con il basilico finché non è un purè ben amalgamato. Mettere in una casseruolina a fondo spesso e scaldare a fuoco basso per tre minuti.  Passare in un passino finissimo, meglio ancora attraverso un filtro per il caffé americano, non premere ma lasciare che l'olio filtri naturalmente cosicché l'olio resti bello trasparente e di un bel colore verde. Far raffreddare. Grigliare le melanzane, salarle e pepaprle. Farle raffreddare. Scottare il tonno a piacere su una griglia o sulla bistecchiera, la cottura dipende dal gusto personale io preferisco quando il centro è bello rosa. Salare e pepare.Tagliare e fette regolare i disporle su un piatto di portata, sopra le melanzane. Decorare con la rucola e i pomodorini tagliati in quarti. Irrorare con l'olio. Servire.
per quattro persone

P.S. L'olio dura una settimana. 

giovedì 11 luglio 2013

SPAGHETTI AL PESTO, MA DIVERSO... CON MANDORLE E PREZZEMOLO

Questa è una salsa che avevo usato per rendere più allegre delle patate bollite, mi è avanzata. Diciamo che ne è avanzata parecchia, il giorno dopo ero di corsa e ho deciso di usarla per condire gli spaghetti. Una rivelazione. Ammetto amo il prezzemolo, adoro il Tabule, la Gremolata, il Bagnetto Verde, lo adoro profumare con il prezzemolo l'insalata, spolverarlo sopra le scaloppine, insomma lo piazzo un po' ovunque. D'altronde non si dice di una persona presenzialista "é come il prezzemolo"? C'è sempre, e comunque. Ed è buonissimo, pieno di vitamina C e sali minerali eccellenti per la nostra salute. 

420 g di spaghetti  - 250 g di prezzemolo - 125 g di mandorle tostate non salate -  60 g di parmigiano grattugiato - un mazzetto di erba cipollina tritata - 200 ml di olio evo - sale grosso pepe

Mettere tutti gli ingredienti, tranne l'olio, in mixer con un po' di sale, frullare. Mettere in una ciotola e unire l'olio, salare pepare. Far cuocere la pasta in abbondante acqua salata, tenere da parte un mestolo di acqua di cottura e scolarla. Condirla con la salsa in una grandel ciotola insieme all'acqua di cottura. Servire.
per sei persone

P.S. Con le dosi sopra ne viene una quantità industriale, dura cinque giorni in frigorifero coperta con la pellicola o dentro ad un contenitore ermetico

mercoledì 10 luglio 2013

INSALATA DI POMODORI CON LE MANDORLE

I pomodori sono un dono dell'estate, rossi, sugosi, deliziosi. Per coloro i quali non lo sapessero sono un frutto, e non una verdura, che non deve entrare nel frigorifero. Perché? Perché perderebbeo parte del loro profumo e la loro consistenza diventerebbe pastosa, quindi comprateli e lasciateli in un posto fresco e ventilato. Consumateli via via e quando sono troppo maturi preparate un sugo. A me piacciono né troppo verdi, né troppo maturi. Per quest'insalata preferire i Cuori di Bue, belli sodi e saporiti. Scegliete il Fior di Sale e un pepe profumato, anche di Sichuan se vi piace, essendo un'insalata semplice gli ingredienti sono importanti. 

quattro pomodori Cuori di Bue di medie dimensioni - due uova - mezza cipolla di Tropea fresca - una decina di olive taggiasche - un cucchiaio di capperi piccoli, dissalati - due cucchiai di mandorle a filetti - foglie di basilico a piacere - olio evo - Fior di sale pepe

In una padellina antiaderente far tostare leggermente le mandorle. Far cuocere le uova per otto minuti in acqua. Affettare i pomodori e disporli su un piatto di portata. Salare, poco, e pepare poco, irrorare con l'olio.  Tagliare le uova in quartini. Unire di pomodori le olive, i capperi, la cipolla tagliata a fettine sottilissime, le mandorle, i quartini di uova e le foglie di basilico. Spolverare ancora con poco sale e pepe. Servire.
per quattro persone 

martedì 9 luglio 2013

ORE DIECI, CALMA PIATTA A PARCO SEMPIONE

L'estate dal mio balcone nella prospettiva della micia Alice
La luce. Il cielo azzurro. L'aria ferma. Il silenzio. Adoro le città nelle domeniche estive, in particolare amo Milano nella calma rovente delle domeniche di luglio. Non circola nessuno, sono tutti fuori città. Chi al mare, chi in campagna, chi al lago o in montagna. Fuggono tutti. Io no. Adoro la sensazione del lento risveglio al mattino, senza il rumore di fondo delle automobili che sfrecciano nella strada veloce poco lontano da casa. Le tende dei balconi abbassate, le finestre aperte sulla via alberata, la gatta stesa a mezz'ombra. Guardo in su, guardo in giù, tutte le tapparelle sono abbassate. La signora del quarto piano e le sue figlie, sono via da un po', la dirimpettaia del numero accanto sparita, la mia vicina in silenzio, il cane del primo piano non abbaia, per forza non c'è, e vivaddio, è un rompipalle incredibile.  Ci sono solo io e la mia tazza di caffè, rigorosamente lunghissimo, come mi piace al mattino. Il resto della casa dorme ancora, compresa la gatta. Caffé e afa. Non ci posso fare niente, adoro l'estate in ogni sua espressione. Ricordo ancora le estati da pianura padana di quando ero più giovane, umide e roventi, studiare era un fastidio, gli esami al caldo senza aria condizionata una tortura, eppure amavo ogni istante di umido sudore. Continuo a ricordare il miei piedi che passavano alternativamente da una bacinella di acqua ghiacciata all'asciugamano steso sotto la medesima. Un rimedio per avere meno caldo, come le finestre aperte, le tapparelle a mezz'asta, le correnti d'aria, e tutti i trucchi per sentire meno l'afa. Sono, anzi, siamo tutti sopravvissuti, eserciti di studenti padani accaldati e disfatti dall'afa. Il telegiornale snobbava il caldo e non gli dedicava nemmeno un servizietto di "riempimento", sembrava che d'estate fosse normale avere caldo. E, guarda un po', d'inverno avere freddo. Accidenti.
La domenica mi piace andare a correre, corro anche dopo che è nevicato, mi carico e metto delle metaforiche catene alle mie scarpe, le domeniche di luglio lo faccio non troppo tardi nella mattinata perché altrimenti il sole picchia come un martello sull'incudine. Corro, le vie deserte, il parco un'oasi quasi tutta per me e per alcuni turisti che apprezzano il mio trotterellare e le falcate di pochi altri temerari della scarpetta. Corro sempre con le cuffie e la musica, il sottofondo mi aiuta nella performance sportiva. Corro e penso. Di solito ho una colonna sonora, una playlist di un'ora, che è in genere quanto dura la mia prestazione sportiva. L'ultima domenica sono andata, come dire, per usare un lessico inesatto, a braccio. La domenica era di quelle classiche, quelle di calma piatta, poche anime a spasso per un parco infuocato. Oltre a me, erano quasi tutti turisti che armeggiavano con la cartina. Persino le badanti ucraine, che rallegrano il parco coi loro pic nic domenicali anche d'inverno, loro che ridono e se la raccontano e ogni tanto mi sorridono, ecco, anche loro sembravano entrate in sciopero. Erano assenti persino quelli che so che di mestiere fanno gli spacciatori, perché sono lì seduti sulle panchine, sempre le stesse, anche quando piove, forse in trasferta al mare, al lago, in montagna. I bonghisti, anche loro, non rispondevano all'appello. Ok, i bonghisti non ci sono mai alla mattina presto. Però, ci stavano bene in un racconto ambientato a Parco Sempione. Io e il mio piccolo trotto sudavano e godevamo. Nelle cuffie all'improvviso è comparso Paolo Conte con la sua "Azzurro", una versione jazzata del grande classico composto dall'avvocato astigiano. E sono ritornata alle estati da bambina, quando nella calma piatta romana la vicina ascolatava la canzone cantata da Celentano. Nessuno nella via, solo io che cercavo di passare il tempo sfornando torte di terra. Una noia mortale, fra l'oleandro e il baobab. I miei piedi correvano, un passo dopo l'altro, ritmati sotto gli alberi verdi, sulla terra battuta, bianca e leggermente polverosa. "Funkytown" dei Lipps Inc. mi ha sopresa a pensare a un'estate di non molti anni fa mentre guardavo la nebbia scivolare sul mare a Porto. Puro piacere del contrasto, non mi avrebbe fatto schifo un po' di nebbia. Sudavo, copiosamente mentre passavo sotto la Torre Branca, la mia personale Tour Eiffel, e i REM mi suggerivano di brillare (Shiny Happy People) mentre incontro qualcuno nella folla. Quale folla? Che bella la solitudine dell'estate, che bello sudare in santa pace, in questa città silenziosa, senza concittadini che suonano il clacson mentre attraversi la strada di corsa, magari proprio sul passaggio pedonale, senza motorini che ti fanno il pelo mentre eviti i passanti nella strette vie intorno all'Arco della Pace, senza biclettari della domenica la cui abilità alla guida li fa procedere a zig zag. Zigzagavo io, mentre saltellavo l'inizio campionato di "All Summer Long" di Kid Rock, godendomi ogni istante del giro accanto all'Arena, alla ricerca di zone d'ombra, lo ammetto. Eh sì, mentre corro cerco l'ombra, vario il percorso abituale per passare sotto gli alberi, per incontrare una fontanella, cerco refrigerio. Ero rossa e felice mentre Lalo Rodriguez mi ricordava di quando imparavo a salsare prima di trasferirmi in America Latina, tanto per non fare brutta figura all'arrivo. Ho fatto comunque brutta figura, i ballerini latini sono così bravi che non basterebbe una vita intera per emularli e io non sono tutta 'sta gran ballerina. "Ven Devorame Otra Vez" nelle orecchie, mi ricorda anche un fidanzato lontano, estati con le amiche, grigliate sulla spiaggia. Mentre rientravo a casa ("Summertime" suonata al piano da Michel Petrucciani mi accompagnava, seguita dalla deliziosa "Spooky" di Dusty Springfield) pensavo che di grigliate sulla spiaggia, quelle che si concludevano con qualcuno alla chitarra che suonava Battisti, sono anni che non ne facciamo più, manca quello che suona la chitarra, troppo preso a correre dietro ai bambini che si sono sporcati la maglietta mangiando il pollo alla diavola. Però le corse cittadine al ritmo delle canzoni estive non mancano, anzi la prossima martedì o mercoledì. Sono sicura che ci sarà più gente e che incrocerò qualcuno di voi. Sono quella che saltella come una pazza e canta a vuoto, senza musica perché non si accorge di avere le cuffie e pensa di essere sola. Le Galline (per i neofiti cercare nel blog) direbbero che è tipico.

sabato 6 luglio 2013

PENNE ALLA VODKA (E POLPA DI GRANCHIO)

Questo piatto è un ricordo degli anni settanta, anzi mi ricorda mio zio che raccontava delle sue conquiste alle quali cucinava le Penne alla Vodka per fare colpo. Dimostrava di saper cucinare e le donne restavano fulminate. Sapeva fare solo quelle, e pochi altri piatti, ovviamente, come ha scoperto mia zia in seguito. Ci è rimasta male, e lui tra l'altro ha anche smesso di cucinare. Anche le penne. Era un piatto con pomodori freschi, panna e, naturalmente, vodka, lo trovavo un filo pesante e non proprio di mio gusto. Per questo ne ho creato uno tutto mio. Piatto piccantino e quindi afrodisiaco. 

360 g di pennette rigate - una scatola di polpa di granchio di ottima qualità - due scalogni - uno spicchio d'aglio - due bicchierini di vodka - un cucchiaino di scorza grattugiata di limone - due cucchiai di prezzemolo tritato - un pezzetto di peperoncino - quattro cucchiai di olio evo - sale pepe

Portare ad ebollizione abbondante acqua salata per cuocere la pasta. In una grande padella soffriggere lo scalogno con l'olio, l'aglio schiacciato e un pezzettino piccolo di peperoncino, finché non è trasparente. Unire la polpa di granchio scolata e sciacquata con un colino sotto un filo di acqua corrente. Far insaporire qualche istante e sfumare con la vodka, lasciar evaporare leggermente. Tenere da parte un mestolo di acqua di cottura della pasta. A questo punto mescolare e unire la scorza di limone e il prezzemolo. Salare e pepare. Spegnere il fuoco. Scolare le pennette al dente, metterle nella padella con il condimento e mezzo mestolo di acqua di cottura. Far saltare per amalgamare bene. Nel caso la pasta risultasse un poco asciutta aggiungere ancora acqua di cottura. Servire.
per quattro persone 


giovedì 4 luglio 2013

INSALATA RUSSA, OVVIAMENTE

Dopo il racconto di ieri non poteva mancare l'Insalata Russa, un antipasto che piace a tutti e che risolve alla grande i buffet e i pranzi in famiglia. I russi la chiamano Insalata Italiana, già, già, e il piatto è di ispirazione francese, la mayonese ne è il simbolo. La ricetta originale vuole la presenza del pesce, aringhe nella fattispecie, si può omettere ma a me piace molto. A coloro i quali non piacessero le aringhe, ma volessero comunque usare il pesce, si possono sostituire con degli straccetti di tonno scottati in padella o bolliti oppure delle acciughe marinate o sott'olio, in quest'ultimo caso asciugare bene l'olio di conserva prima di unire all'insalata. Le verdure possono variare secondo il piacere. I russi mettono anche le barbabietole, che però tingono l'insalata, meglio metterle come decorazione.

200 g di patate - 150 g di piselli sgranati - 150 g di carote tagliate a dadini - 150 g di fagiolini bolliti tagliati a pezzetti - una decina di punte di asparagi (quando è stagione) - un filetto di aringa affumicata o sotto aceto - un  cucchiaio e mezzo di capperi sotto sale - un pugnetto di olive taggiasche (facoltativo) - mezzo cetriolo marinato tagliato a dadini (facoltativo) - maionese

Mettere l'aringa nel latte e lasciarla per almeno due ore. Lavare e asciugare bene. Eliminare il sale dai capperi ed immergerli in acqua fredda per un quarto d'ora. Bollire le patate in acqua bollente salata e scolarle al dente, farle raffreddare completamente e tagliarle a dadini. Scottare i piselli per tre minuti in acqua bollente salata, devono rimanere belli croccanti. Fare lo stesso con le punte degli asparagi nel caso le usaste. Cuocere le carote e i fagiolini in acqua bollente salata e scolarli quando sono cotti, ma ancora croccanti. Lasciar raffreddare. Tagliare le aringhe a striscioline. Mescolare tutti gli ingredienti in una ciotola insieme alla maionese, non deve essere troppa altrimenti il piatto diventa troppo unto. Coprire con la pellicola e tenere in frigo per ventiquattro ore. Tenere una mezz'ora a temperatura ambiente prima di servire. Decorare con striscioline di peperone sottaceto, olive, capperi e acciughe.
per quattro persone



COME FARE LA MAIONESE IN CASA 

Preparare una maionese con un uovo, un cucchiaio di succo di limone e 100 ml di olio extra vergine d'oliva e 50 ml di olio di mais o arachidi con il Minipimer che rende la vita più facile a tutti, altrimenti usare il metodo classico di olio di gomito e pazienza versando a filo la miscela di oli sugli altri ingredienti mescolando bene, senza interruzione, con un una frusta o una forchetta. Quando è montata unirla alla preparazione. 
per 200 ml di maionese, che è la quantità giusta per la ricetta 

P.S. I cetrioli marinati sono quelli tedeschi, svedesi,  o comunque nordici con semi di senape, aneto a profumare la marinata in agrodolce. Si trovano nei negozi di specialità gastronomiche e... nel reparto cibo dell'Ikea. Se non li trovaste potete sostituirli con cetriolini sottaceto. 

mercoledì 3 luglio 2013

INCIDENTE INTERNAZIONALE

Ameno luogo di vacanza, dove i russi andavano cento anni fa e ora sono tornati.

L'altro giorno, lunedì primo luglio, avrei dovuto scrivere il racconto per questa settimana, una cosa divertente e carina, ma purtroppo un inconveniente mi ha impedito di farlo. Un inconveniente composto da una famiglia di cinque russi a bordo di un'auto a noleggio che ha pensato bene di viaggiare contromano e, ancor più opportunamente, di venire a sbattere contro il muso della mia macchina che procedeva dal lato giusto della strada. Io scendevo da una strada di campagna, asfaltata e corredata da tutti i segnali consoni al codice della strada, loro venivano in su allegri, suppongo, dopo una mattina di giri e divertimenti. Percorro quella strada da anni, molti anni, e per abitudine ho frenato perché c'è una curva e so che subito dopo c'è uno STOP, e per fortuna che ho frenato. Il guidatore dell'altra auto non ha nemmeno pensato di farlo, il volto intento, la faccia di marmo, immobile come se fosse normale vedere il muso di un'altra macchina che procede in senso contrario. Poi il contatto, muso contro muso. Sclock, ha fatto il cofano della mia utilitaria ormai considerata un pezzo d'antiquariato in famiglia. Il mio sguardo atttonito hanno comunicato al guidatore e passeggeri dell'altra auto che forse era successo qualcosa di strano. Sono scesa, le gambe di gelatina e una leggera nota di panico nella voce ho detto "Un po' contromano, non vi pare?". All'urlo di "Sory, Sory", in una cacofonia di inglese con pesante accento russo, sono scesi tutti dalla macchina, alla vista di cinque biondi, di età e dimensioni diverse quasi mi sono spaventata di più che per l'urto. "You spik inglisssh?", temo sia tu a non parlarlo bella bionda, ho pensanto mentre, appunto, una bella biondina, occhi azzurri e sorriso accecante cercava di spiegare che non aveva i documenti dell'auto, anzi li aveva, ma non erano presenti fisicamente a bordo. Doveva andare a prenderli, seeee, già, e come, in macchina? Sorrideva, io fingevo una durezza e una spavalderia che non avevo. Alle due del pomeriggio del primo luglio faceva un bel caldino consono alla stagione, l'idea di stare sotto il sole a picco era invitante come camminare sui vetri, avevo sete, le gambe si erano fermate e il suggerimento della signorina di andare a recuperare i documenti non mi è parsa una cosa particolarmente divertente. Ho chiamato nell'ordine: mio marito, un'amica che parlava russo, un amico carabiniere, la Polizia Locale, e ho aspettato. Sono arrivati nell'ordine l'amica che parlava russo, mio marito, l'amico carabiniere, la Polizia Locale. Disquisizioni, supposizioni, firma di verbali, il sole sempre più a picco. La sete selvaggia. Il cervello in ebollizione. La testa leggera. Ho passato le ore successive in un consono stato di shock. Dal rilievo effettuato risultava che avevo ragione, da vendere, e i russi si sono presi un bel multone, l'assicurazione prima o poi pagherà e con uno dei poliziotti abbiamo concluso che la prossima volta che decido di fare un frontale con un'auto, di italiani o russi, è necessario scegliere un posto all'ombra.

Da domani ricette di ispirazione russa. D'altronde un blog che parla di viaggi, estero e ricordi non poteva che riportare un incidente stradale dal sapore internazionale.
Le due auto che si sono incontrate e, forse, piaciute