giovedì 31 maggio 2012

MANZO ALL'OLIO

Il manzo all'olio è una specialità della zona di Brescia, in particolare di Rovato. Sono diverse le ricette che sono state tramandate di questo piatto tradizionale, la mia preferita è questa che presento sotto. In questa settimana di ricette con l'olio protagonista non poteva mancare.

1kg di carne di manzo per arrosti - 1 bicchiere di olio di oliva - 6 filetti di acciughe non dissalate - 1 spicchio d'aglio - 1 cucchiaio di capperi - 1 mazzetto di prezzemolo - sale pepe

Mettere la carne in una pentola alta e stretta, versare l'olio, aggiungere un paio di acciughe spezzettate, pochissimo sale e unire acqua fino a ricoprire tutta la carne. Portare ad ebollizione e cuocere a fuoco medio per un paio d'ore, anche due e mezza. Togliere la carne dalla salsa e farla raffreddare. Preparare un trito con il prezzemolo, l'aglio, i capperi e i restanti filetti di acciuga e unirlo al sugo nella pentola. Far insaporire alcuni minuti su fuoco basso. Tagliare il manzo a fette e rimetterlo nella pentola con il sugo, far riposare almeno un'ora, la ricetta tradizionale consiglia di conservarla fino al giorno dopo. Al momento di servire il manzo farlo scaldare, metterlo nel piatto di portata e ricoprirlo con la salsa. Da accompagnare rigorosamente con polenta.
per quattro persone 


P.S. Nel caso la salsa risultasse troppo liquida addensarla con un po' di pangrattato, unito a piccoli cucchiai fino ad ottenere la consistenza desiderata. raffreddi, intanto preparate un pesto con il prezzemolo, l'aglio, le acciughe spinate e pulite, i capperi, aggiungendpolenta.

mercoledì 30 maggio 2012

POMODORI SECCHI SOTT'OLIO

Questa settimana, è ovvio, l'argomento ricette sarà l'olio. I pomodori sott'olio sono uno dei miei sfizi preferiti, li faccio tutti gli anni. Ricordo in campagna le grandi cornici di legno sulle quali il contadino tendeva una rete a fori strettissimi dove faceva seccare i pomodori, se ne vedono sempre di meno e si trovano i pomodori secchi anche al supermercato. Sono dell'opinione che quando il piatto è semplice la qualità della materia prima debba essere eccelsa, quindi scegliete il meglio che trovate. I pomodori devono essere sufficientemente secchi da non contenere più acqua, ma abbastanza morbidi da non sembrare cuoio una volta messi nel barattolo. Non esagerate con l'aceto, toglie aroma ai pomdori. L'olio deve essere della migliore qualità, quello che avanzerà dopo che avrete mangiato i pomodori lo userete per preparare i sughi. 

500 g di pomodori secchi - 750 ml di acqua - 250 ml di aceto - 500 ml di olio - un paio di cucchiai di capperi dissalati - due foglie d'alloro - origano - qualche spicchio d'aglio a piacere -

Portare ad ebollizione l'acqua e l'aceto, unire i pomodori e farli sbollentare per 3 minuti. Scolarli, asciugarli e disporli su un panno steso uno accanto all'altro. Lasciar asciugare così stesi per almeno mezza giornata. Tagliare a fettine gli spicchi d'aglio. In un barattolo a chiusura ermetica, precedentemente sterilizzato e perfettamente asciutto, mettere uno strato di pomodori, lateralmente disporre la foglia di alloro, aggiungere qualche fettina d'aglio, un po' di capperi e l'origano. Fare uno strato di soli pomodori, spolverare di origano. Continuare ad alternare strati di pomodori con gli aromi a pomodori soli. Lasciare un centimetro e mezzo libero arrivati alla bocca del barattolo, versare l'olio a coprire. Aspettare un quarto d'ora e aggiustare l'olio, i pomodori devono restare completamente coperti. Lasciar riposare almeno una settimana prima di consumare.
per due barattoli da 250 g 


P.S. Nel caso vogliate conservare i pomodori sott'olio per più di un paio di mesi meglio sterilizzarli: mettere i barattoli in una pentola di acqua fredda portare ad ebollizione, quando l'acqua bolle contare un quarto d'ora. Spegnere il fuoco e far raffreddare nella pentola. 

martedì 29 maggio 2012

L'UNGUENTO MIRACOLOSO

Tutte le estati della mia infanzia le ho trascorse nello stesso posto, devo dire che ci ho passato anche parte quelle da adulta. Lo confesso, vado nello stesso posto in vacanza da una vita. Ho trascorso magnifici periodi in Corsica, Sardegna, Sicilia, Spagna, Turchia e in altre regioni e nazioni possibilmente fornite di spiagge, ma il mio buen retiro, la mia alcova segreta, resta casa dei miei nonni in Liguria. Le estati della mia infanzia trascorrevano pigre tra la spiaggia e il giardino, alla sera facevamo due passi e una puntata a prendere il gelato in una delle due gelateria del paese, cono e scelta tra ben cinque gusti. Io prendevo sempre nocciola e cioccolato. Ricordo il mare liscio, il cielo senza nuvole e il caldo torrido delle giornate di luglio. Noi bambini trascorrevano ore sotto il sole a giocare, dentro e fuori dall'acqua, sugli scogli a cercare patelle, sulla riva a buttare sassi nel mare e tornavamo a casa ustionati, rossi come gamberi appena scottati, roba che oggi manderebbero i genitori in galera. Allora si stava un paio di giorni a casa e la nonna ci curava con un impacco di olio d'oliva e limone, sbatteva l'intruglio fino a farlo amalgamare bene e lo spalmava sulle spalle e la schiena roventi. Per far sì che non ungesse pigiami e vestiti proteggeva il miracoloso unguento sotto un telo di lino bianco e fresco. Un qualsiasi dermatologo, anche il peggiore, oggi inorridirebbe al sistema empirico dal sapore fattucchieristico dei famosi impacchi di mia nonna. Allora era di rigore la cura casalinga, alcuni mettevano il pomodoro crudo, i più moderni provavano le pomate lenitive, la nonna no sosteneva che l'olio d'oliva rinforzasse la pelle e la rendesse più simile al cuoio, e quindi le impedisse di scottarsi ulteriormente. Le mie spalle erano sane, non spelavano mai, immagino dunque che il sistema funzionasse. Non oso indagare sugli effetti delle ustioni e dell'impacco sulla lunga distanza. La nonna si riforniva di olio di oliva presso la drogheria del paese. Il negozio si trovava sulla discesa nella via principale del paese, di fronte al panettiere e, impossibile sbagliare, al Bar Sport. Come ben si sa non esiste paese in Italia che non abbia un bar che risponde a questo nome. La drogheria aveva una doppia vetrina, un'insegna di metallo, o forse era plastica?, degli anni cinquanta inchiodata, o così sembrava, su piastrelline, quelle piccole piccole, di vetro verdi. Dentro era tutto un paradiso di detersivi, scopettoni, oli, saponi, carta igienica, creme per pulire l'argento, insetticida in polvere e spray, e altre amenità di casalinga utilità, le meno gettonate, soprattutto quelle che stavano più in alto,  erano anche un po' impolverate. Ci si trovava la famosa Cera Grey, "ottima direi", e il Bio "toglie le macchie impossibili" Presto dell'uomo in ammollo, il sublime chitarrista jazz Franco Cerri. Oltre, è ovvio, anche il famoso olio che la nonna usava per i nostri impacchi anti ustione. Un olio di qualità un "po' così" lo definiva mia nonna, ma miracoloso eh, mi raccontava con fare cospiratorio. In realtà credo che comprasse il più economico perché quello buono, che portava il contadino, lo riservava per il nutrimento degli umani. La bottiglietta, non troppo grande, veniva acquistata il giorno del nostro arrivo. Le valige avevano appena toccato terra nell'ingresso buio e fresco della casa della nonna che lei mi prendeva per mano e tutta contenta diceva "andiamo a comprare l'olio, che anche quest'anno è arrivata l'estate". Io credo che aspettasse me per andarlo a comprare, ho il sospetto che volesse sfoggiarmi in giro per il paese come fossi un magnifico accessorio. Conosceva tutti e il percorso era costellato di saluti, ma soprattutto da una serie di "è arrivata mia nipote. eh sì, è proprio cresciuta. avete visto, niente dente. certo, è passato il topolino". Mio fratello non lo portava molto in giro perché era troppo piccolo e girare con quella peste scatenata che ero io e una carrozzina, o passeggino,  le pareva una sfida troppo grande per la sua età. Allora, io e lei da sole, tra ragazze si direbbe oggi, partivano verso l'acquisto del miracoloso olio. La drogheria aveva le pareti verdi e non brillava per illuminazione, gli scaffali erano né troppo pieni né troppo vuoti, e sul bancone insieme a una bilancia stavano due vasi con le caramelle sfuse, di solito le Seltz Soda all'arancia e limone e i bottoni di liquirizia, quelli che avevano l'aroma di violetta. Quando noi entravano le mie narici assorbivano l'odore,  un odore particolare, tra il sapone, la caramella, la cera e le acciughe sotto sale. Insomma sapeva di drogheria del paese, ma quella di quel paese e di nessun altro. Non ho trovato un altro posto al mondo che avesse lo stesso odore. La nonna sceglieva il suo olio, io parlavo con la droghiera e guardavo vogliosa le caramelle, andavo matta per tutte e due le qualità, ma il frizzantino delle Seltz mi inebriava. Devo confessare che speravo sempre che la droghiera me ne regalasse una, non è mai accaduto. D'altronde capisco, metà della mia famiglia è ligure da svariate generazioni e so che certe cose non si fanno, non si possono provocare le carie ai denti dei bambini gratis. Mia nonna si faceva fare il conto, di solito comprava anche del sapone o della candeggina, e fingeva di pagare. Non me ne accorgevo, perché ero troppo presa a fare la delusa cercando di nasconderlo, ma lei ridacchiava e facendo l'occhiolino alla droghiera, che ormai sapeva, pagava anche per due pacchettini minuscoli, in uno c'erano quattro o cinque Seltz Soda, nell'altro i bottoni alla violetta. Me li dava mentre riprendevamo la salita verso casa, sollevandomi dal fingere di essere allegra nonostante la delusione cocente. Alla fine era diventata una tradizione, fare finta di non comprare le caramelle. Mia nonna non c'è più da tanto tempo, ma la drogheria è rimasta lì al suo posto, vedetta e punto fermo del centro del paese. L'insegna è la stessa, le piastrelline uguali, l'interno non si è mosso di una virgola, era già vecchiotto e polveroso quando avevo otto anni, continua ad essere un po' buio e gli scaffali sono rimasti un po' pieni e un po' vuoti, forse oggi sono un po' più vuoti. Sono  passati gli anni, i prodotti sono cambiati ma l'odore, quell'odore speciale non è cambiato, non si è mosso un aroma, come se le varie molecole fossero rimaste sospese nella polvere del negozio.  Quando passo lì davanti e annuso, chiudendo gli occhi ritrovo le estati della mia infanzia. Torno ad avere nove anni e cammino mano nella mano con mia nonna. Non ci sono più i barattoli con le caramelle, però.

sabato 26 maggio 2012

CASSATA AL FORNO

Gli americani non hanno inventato nulla in campo culinario, non è proprio così ma il dessert di oggi sembrerebbe dire questo. Una cassata infornata o al forno non è altro che un Cheesecake ante litteram,  con ingredienti naturali e mediterranei. Né più né meno. Le dosi di questa ricetta sono decisamente generose. Buona degustazione.

1 kg di farina 00 - 4 tuorkli - 200 ml di latte - 1 kg di ricotta di pecora - 200 g di burro - 25 g di carbonato di ammonio (la ricetta originale ne prevede 50, io preferisco questa quantità) - mezzo chilo di zucchero

Mescolare la farina con il carbonato di ammonio, metà dello zucchero, i tuorli d'uovo, il latte. Far riposare la pasta mezz'ora e stenderne metà in uno strato alto mezzo centimetro, metterla in uno teglia rotonda imburrata, stendere una seconda sfoglia. Schiacciare la ricotta unendo lo zucchero a poco a poco, lavorando bene fino ad ottenere un composto fluido. Versare la crema nella pasta, ricoprire con la pasta restante e cuocere in forno a 220 per circa 15 minuti.
per 8 persone

P.S. Il carbonato di ammonio è un agente lievitante che deve essere usato con cautela perché ha un odore particolare, conferisce un sapore distinto alla pasta e aiuta a farla "asciugare". Si trova in farmacia e, a volte anche al supermercato. Io spesso aggiungo gocce di cioccolato e canditi al ripieno. 


venerdì 25 maggio 2012

POLPETTE DI ALICI (ACCIUGHE)

Un piatto classico eseguito con il pesce azzurro più conosciuto e diffuso nei nostri mari. Come le sarde l'acciuga o alice è la protagonista della cucina siciliana, sia fresca che in conserva. Ci sono diverse varianti di questo piatto, ma io preferisco questa più semplice, quasi minimalista. 

200 g di acciughe freschissime pulite e sfilettate - 2 uova - 20 g di farina bianca - un cucchiaio abbondante di pan grattato - 50 g di parmigiano o formaggio simile grattugiato - uno spicchio d'aglio tritato finissimo- un po' di mentuccia, origano e/o prezzemolo freschi tritati - sale pepe - olio

Tagliare a pezzetti le acciughe e mescolarle con tutti gli altri ingredienti (tranne l'olio) in una terrina. Il composto dovrà risultare piuttosto sodo, nel caso non lo fosse aggiustare con il pangrattato a piccole cucchiaiate. Formare delle palline con le mani che poi verranno appiattite e poi fritte nell'olio caldo fino a doratura. Scolare su carta assorbente e servire.
per quattro persone 

giovedì 24 maggio 2012

CACIO ALL'ARGENTIERA

Una ricetta con una storia divertente: un argentiere palermitano che si trovava in difficoltà economiche, non potendosi più permettere i manicaretti a cui era abituato, creò questo piatto povero ma profumatissimo riuscendo a nascondere ai vicini i suoi problemi. Delizioso anche in assenza di difficoltà economiche. La Provoleta argentina ricorda molto da vicino questo piatto. 

mezzo chilo di caciocavallo fresco - 2 spicchi d'aglio schiacciati - un ciuffetto di origano - un cucchiaio di aceto - 150 ml di olio - pepe

Tagliare il formaggio a fette sottili. Scaldare l'olio in una padella e far imbiondire gli spicchi d'aglio. Rosolare, da entrambi i lati, per cinque minuti il formaggio. Togliere l'aglio, versare l'aceto e lasciarlo evaporare. Spolverare con l'origano e con il pepe. Abbassare il fuoco incoperchiare e cuocere ancora per qualche minuto. Servire caldo.
per quattro persone 

mercoledì 23 maggio 2012

CAZZILLI - CROCCHETTE DI PATATE

I cazzilli sono una specialità tipica di Palermo, ma si trovano anche in altre zone dell'Isola. Il nome deriva dalla forma tipica che regala loro il nome. La versione palermitana è più semplice, vuole solo prezzemolo e non è impanata; esiste una versione che usa passare le crocchette nell'albume prima di impanarle e friggerle, e vuole l'aglio, io la preferisco.

1 kg di patate - 1 ciuffo abbondante di prezzemolo - 1 spicchio d'aglio tritatato - foglie di menta a piacere - due albumi - pan grattato - olio per friggere - sale pepe

Lessare le patate, pelarle e farle raffreddare. Passarle nel passaverdure, unire menta, prezzemolo e aglio tritati, regolare di sale e pepe. Mescolare bene e non appena l'impasto è omogeneo formare dei bastoncini con i lati arrotondati. Passarli nell'albume e nel pangrattato, friggerli in abbondante olio portato alla temperatura di 180 gradi. Scolarli quando sono belli dorati.
per sei persone 

martedì 22 maggio 2012

DUE INDIANA JONES A CALTABELLOTTA

Caltabellotta (immagine da Internet)
Due studentesse un po' annoiate stavano sdraiate sulla spiaggia. Era la settimana subito dopo Ferragosto e, in effetti, ne avevano avuto abbastanza di abbronzarsi e nuotare nelle acque mai troppo calde del mare blu cobalto che bagna Sciacca. Tra un libro e una chiacchiera si erano ripromesse di non passare il giorno dopo in rilassante ozio, ma di partire verso luoghi dove vivere avventure che senz'altro avrebbero assunto un sapore epico. Negli anni avevano già visitato la zona in lungo e in largo, non avevano lasciato inesplorato nessun angolo, nessun anfratto, nessun monumento. Una di loro due era cresciuta da quelle parti, e continuava a tornare tutte le estati, l'altra l'accompagnava da qualche anno. Non appena possibile la fuga in Sicilia era diventata essenziale per sopravvivere ai rigidi inverni del Nord, per entrambe. Il sole, il sale, l'acqua fredda dovuta alle correnti particolari, il cibo, la bellezza del paesaggio che ti riempiva gli occhi, la terra arsa e punteggiata dai fichi d'india, insomma l'estate, quella che ti ricordi quando la neve o la nebbia fanno da tendina alla tua finestra.
Gli ultimi giorni li avevano trascorsi coi piedi in ammollo e le facce immerse nelle pagine dei loro libri. Troppa quiete, anche per loro. Che si fa? Dove andiamo? La serata era trascorsa tra una chiacchiera e una decisione da prendere. Il posto non doveva essere troppo lontano, doveva avere fascino, e soprattutto non dovevano essereci state prima. Un posto così, che soddisfacesse tutte e tre le esigenze, non esisteva, se non ci erano state era perché era lontano; se ci erano state, ci erano state troppe volte; se aveva fascino ci erano già state o era lontano. Insomma si erano trovate in un loop infinito di luoghi e cose già viste, già fatte. Poi l'illuminazione, lì proprio, lì non ci siamo mai state. E perché lì non ci siamo ancora state? Incerte della loro sanità mentale, insomma un posto vicino, fascinoso e mai visto. Percbé, perché non ci erano state. Avevano perso una discreta quantità di tempo a porsi l'interrogativo, ma tanto erano giovani e il tempo abbondava. Alla fine si erano decise. Il giorno dopo avrebbero preso la macchina e si sarebbero avventurate su, verso Caltabellotta.
La partenza era stata di quelle normali, mica andavano a scalare l'Himalaya. La giornata non era delle più belle, grosse nuvole grigie si gonfiavano sul mare e minacciavano un temporale memorabile. Non sarebbero state tre piccole, misere nuvole a fermare le Indiana Jones della Trinacria. A bordo di una Fiesta bianca, non nuovissima, ma molto dignitosa, erano partite verso la loro avventura. Su per la strada dai tornanti stretti. Su, su in mezzo alla natura selvaggia e alle rocce grigie. Su, lontano dal mare ma dove il salmastro si sente ancora. Su, su, su, in mezzo a campi fertili e picchi fatati. Piano per godersi il panorama, lente per chiacchierare di più. Mano a mano che si saliva la temperatura cambiava. L'aria si faceva più fina, le nubi più spesse, i loro sandali e camicetta inutili e leggeri, ma si sa, erano giovani, e i giovani non sentono freddo. Poi, all'improvvisono eccolo lì, un presepe fatato che si arrampica sotto al Pizzo, la roccia che gli fa da sfondo. Caltabellotta in tutta la sua inespugnabile bellezza. Un paese in verticale, come ce ne sono tanti in Italia, un paese dove senz'altro nei tempi passati possedere un asino o un mulo era un privilegio unico, uno dei due ti avrebbe portato in groppa fino in cima al paese, col minimo sforzo. Le due balde ragazze erano decise a sfruttare al meglio la loro gita, una bella passeggiata avrebbe permesso loro di conoscere il paese. Dopo mezz'ora di passi uno davanti all'altro per le vie del paese, il vento freddo portato dalle nubi di tempesta ebbe la meglio su di loro. Indiana Jones avrebbe sfidato una tempesta di neve per andare a caccia del tesoro, loro non avevano la sua sahariana. Si sarebbero ritirate in buon ordine e averebbero visitato il paese un altro giorno. All'improvviso ebbero l'idea, ma certo, come non averci pensato prima. Visitiamolo in macchina, ci saranno delle vie aperte alle auto ovviamente. Si sentivano come due grandi esperte di avventura.
Allora, le due si erano infilate nel calduccio della bianca utilitaria pronte a una visita superficiale, ma che avrebbe soddisfatto la loro curiosità. Intanto il tempo era passato e il pomeriggio si era fatto tardo, essendo estete però la luce era ancora brillante, nonostante la scura nuvolalglia. Ingranata la prima si erano avventurate giù per la prima discesa tra viuzze strette e case antiche. Gira a destra, gira a sinistra, ma guarda che bella quella casa, ti pare brutto quel balcone con quei fiori, ma che magnifico portone. Erano soddisfatte, molto soddisfatte. Poi in fondo all'ennesima discesa una scalinata, di quelle antiche coi gradini bassi, bassi, larghi, larghi, tutte di pietra; un muro alla destra della scalinata, una viuzza troppo stretta per passare con la macchina a sinistra. Incastrate. Si erano incastrate nel cuore di Caltabellotta. Intorno a loro un dedalo di vie, il motore acceso ronfava sornione e loro non sapevano cosa fare. Ovvio, tornare sui loro passi. Si, ma come? Già, come? La via stretta non aiutava nella manovra, il muro era un diescreto ostacolo e la scalinata, la scalinata era orribilmente ripida. Ok, dormiamo qui questa notte, dormiamo qui, e domani ci facciamo mandare una gru. Già, questo era stato il loro pensiero, brillante. L'epoca dei telefoni mobili era appena cominciata, e loro non erano abbastanza danarose da poterne mettere uno a loro spese sull'utilitaria di famiglia. L'eventuale gru, pensiero assurdo, come sarebbe venuta, se mai fossero riuscite a chiamarla? Non passava nessuno, il paese pareva completamente, desolatamente disabitato. Facciamo manovra? Il tempo passava mentre cercavano di prendere una decisione sensata, oltre l'insensatezza del dormire in loco. Alla fine, decisero di essere coraggiose e, cantando a bocca chiusa la colonna sonora di Indiana Jones, cominciarono una manovra suicida. Tatarata-tata-tatarata-tata. Punta il muso della macchina sul bordo della scalinata, gira il volante di un millimetro e punta verso la viuzza, stretta ma larga a sufficienza per fare manovra. Punta il sedere della macchina verso il muro, gira il volante quel tanto che basta da far spostare la macchina di un millimetro. Punta il muso, frena, gira il volante, frena, punta il sedere, gira il volante, frena. Tra una girata e una frenata, un millimetro per volta, perché quello era lo spazio massimo di manovra concesso, la macchina piano piano si girava. Si è sfiorato il dramma quando la macchiana si è trovata in diagonale tra il muro, lo spigolo della casa sulla scalinata e la viuzza. Una sorta di: in bilico sul precipizio con il ponte tibetano che si sta rompendo. Ancora Indiana Jones. Tatarata-tata-tatarata-tata. Il tempo passava, non compariva anima viva e loro erano oramai madide di sudore nello sforzo quasi fisico di girare la macchina incastrata. Piano, piano, alle porte della notte finalmente la macchina si è trovata nella posizione opposta a quella originaria. L'odore di freni in tensione permeava l'aria, il rumore del motore imballato risuonava tra le pareti della stretta via, il loro respiro corto condito di risolini nervosi sovrastava il tutto. Un attimo di pausa prima di ingranare la prima e partire. Manovra fatale, l'auto si lascia andare indietro e cade oltre il primo gradino della scalinata. Orrore. Tragedia. Solo un istante, un attimo di esitazione e alla fine le ragazze hanno ingranato la prima, saltato il gradino con un balzo meccanico e sono salite su per la viuzza stretta. Orgogliose. Fiere. Tatarata-tata-tatarata-tata.Un momento, uno strano rumore sale dal motore. No, però, non dal motore, sembra dalle gomme. Un cigolio insistente, gnec-gnec-gneeeec, e la macchina che si muove come se fosse zoppa. Un po' su, un po' giù. Un po' sbanda, un po' no. Un rumore che non promette nulla di buono.
Così, le ragazze hanno intrapreso la strada del ritorno, traballanti, cigolanti, con l'odore di freni ancora nelle narici. Ad un certo punto, fuori dal paese si sono girate e hanno visto Caltabellotta illuminata nella luce cupa dell'imbrunire. Tante piccole lucine a tempestare le case nel crepuscolo, come minuscole stelle brillanti. Come se le case fossero abitate da qualcuno. Le case sono abitate? Non da esseri umani, chissà, magari da qualche fata, perché esseri umani le ragazze non ne hanno visti quel pomeriggio. Un'immagine magica, un presepe fuori stagione, un istante prima del potente scroscio di pioggia promesso dalle nubi per tutto la giornata. E le ragazze sono partite verso il mare, nell'auto traballante e cigolante, a passo d'uomo, per paura di rimanere a piedi nella notte buia e tempestosa. Ovviamente canticchiando a bocca chiusa la colonna sonora di Indiana Jones. Tatarata-tata-tatarata-tata.

P.S. Arrivate a casa attorno alle dieci di sera le ragazze hanno entrambe ricevuto una lavata di capo da manuale, di quelle che non si scordano nemmeno dopo molti anni. Non sono state mandate a letto senza cena, ma poco ci è mancato. Il giorno dopo il meccanico ha decretato la morte dell'auto, troppo stressata dall'avventura sulla scala. La cosa più sana era la coppa dell'olio rotta. Non male per un'avventura dal sapore epico. Tatarata-tata-tatarata-tata.

lunedì 21 maggio 2012

domenica 20 maggio 2012

PESCHE CON MANDORLE, GELATO ALLA VANIGLIA E MIELE DI LAVANDA

Un dessert un po' fuori stagione, ma tra poco arriveranno le pesche, e allora potrete degustarlo, adesso se volete potete provare a farlo con le fragole, non è male. Gli ingredienti sono tipicamente provenzali, l'esecuzione è mia.  Il dessert viene bene con qualsiasi tipo di pesca. 

500 g di gelato alla vaniglia di ottima qualità - 4 pesche mature - 100 gr di mandorle con la pelle tritate - 4 cucchiai di miele di lavanda - qualche foglia di menta - succo di mezzo limone

Tagliare le pesche a dadini e metterle in un ciotola con il miele di lavanda, le foglie di menta spezzettate a mano e il succo di limone. Mescolare bene e far riposare una mezz'ora. Tostare le mandorle finché non sono dorate. Nelle coppette di servizio mettere le pesche macerate, aggiungere il gelato e spolverare con le mandorle tritate. Servire.
per quattro persone

sabato 19 maggio 2012

PESCATRICE CON AIOLI

L'Aioli è una tipica salsa provenzale a base, lo dice la parola stessa, d'aglio, olio e uova. Si serve con un po' di pane tostato con l'aperitivo, ma "la morte sua" è senz'altro il Bollito Misto di pesce con verdure, un piatto che di solito si serve al Venerdì come tradizione cattolica vuole. Se Venerdì deve essere pesce, magari di magro, noi siamo francesi e ci mettiamo una salsa voluttuosa di accompagnamento. La Provenza, e la sua cucina, non è posto per le persone che non amano l'aglio, ingrediente presente in quasi tutte le pietanze e salse. Questa ricetta vuole essere un semplice omaggio alla Provenza, non ha nulla di originale tranne l'Aioli, è ovvio. L'esecuzione della salsa è quella tradizionale. 

per la pescatrice: 4 tranci di pescatrice - qualche rametto di rosmarino - sale pepe - olio evo - tre cucchiai vino bianco - un cucchiaio di succo d'arancia

per l'aioli: 10 spicchi d'aglio - 200 ml di olio evo - 1 tuorlo - 1 cucchiaio di aceto o succo di limone - sale pepe

per l'aioli: Pestare dentro ad un mortaio gli spicchi d'aglio fino ad ottenere una puré uniforme, unire il tuorlo d'uovo, qualche cucchiaio di olio e mescolare con il pestello con movimento circolare, unire l'aceto o il limone e il resto dell'olio a filo continuando a mescolare. Salare pepare. La salsa è pronta quando il pestello resta in piedi, ci vorranno circa 15 minuti.

per la pescatrice: Scaldare un filo d'olio in una padella, fare uno strato di rametti di rosmarino e unire i tranci di pesce. Cuocere su fuoco vivace da un lato finché non sono dorati, girare, salare pepare, e continuare la cottura per qualche istante alla stessa temperatura, a questo punto unire il vino bianco, il succo d'arancia, abbassare la fiamma e portare a cottura. Il tempo di cottura dipenderà dallo spessore dei tranci. Se il liquido dovesse restringersi troppo aggiungere qualche cucchiaio d'acqua, non deve risultare comunque una salsa, ma semplicemente insaporire i tranci. Servire con l'aioli.
per quattro persone


P.S. Vi sentite imbranati con mortaio e pestello, ma avete voglia di aioli? Usate il minipimer, come se fosse una maionese prima però abbiate l'accortezza di ridurre l'aglio in puré o usate lo spremiaglio. 

giovedì 17 maggio 2012

VERDURE AL FORNO IN TEGLIA

Verdure tipiche della Provenza cotte in maniera semplice e gustosa, una ricetta della mia bisnonna che fa sempre grande successo quando la metto a tavola. La materia prima di alta qualità è fondamentale. Il piatto non nasce diet, ma se volete potete tenere a bada la quantità di olio. 

1 melanzana tagliata a tocchi - 1 zucchina trombetta tagliata a tocchetti di 2 cm divisi a metà - 2 pomodori tagliati a tocchetti o, meglio, una bella manciata di pomodori ciliegini - 1 patata grande tagliata a fettine sottili - 1 peperone tagliato a falde di 2 cm per 2 cm - 2 cipolle tagliate a fette spesse - olio sale pepe origano - rametti di timo

Disporre le verdure in file o spicchi dentro una grande teglia ben unta d'olio, spolverare con abbondante origano, sale e pepe. Unire i rametti di timo e irrorare ancora con un po' d'olio.  Infornare in forno a 180 gradi per una mezz'ora/quaranta minuti o finché le verdure non siano cotte e ben dorate. Servire caldo.

mercoledì 16 maggio 2012

PASTA CON POMODORI SECCHI E OLIVE

Questa è una ricetta a base di ingredienti provenzali, ma non originaria della regione. E' una mia creazione, in omaggio a questi luoghi e ai suoi profumi, con l'aggiunta di una nostra specialità la ricotta salata. Potete utilizzare l'aglio fresco, magari, se vi capita di comprarlo su una bancarella in Provenza, quello di Lautrec per esempio, famoso in Francia, o più semplicemente quello meraviglioso proveniente dalle nostre campagne. Se siete in Provenza, dovrete portarlo a casa dal mercatino dove lo avete comprato, e questo è un vero atto di fede verso questo ingrediente: la macchina olezzerà come un'osteria di campagna dopo una Bagna Cauda ben riuscita, ma almeno terrete lontani i vampiri. 

360 g di pasta tipo orecchiette o mezze penne - 10 Pomodori secchi tagliati a pezzettini, ammollati per qualche tempo in acqua - 2 spicchi d'aglio - 2 filetti di acciuga dissalati - 1 cucchiaio di capperi dissalati - una manciatina di olive nere (taggiasche o provenzali) - 40 ml di vino bianco secco - basilico - 2 cucchiai di ricotta salata - menta - origano - olio sale pepe

Portare ad ebollizione abbondante acqua salata e cuocere la pasta.
Soffriggere in una padella con due cucchiai di olio l'aglio schiacciato e le acciughe, finché queste ultime non si siano sciolte, unire i pomodori e far insaporire per qualche istante. Unire il vino e  un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta e portare a cottura i pomodori, dovranno essere morbidi. Aggiungere i capperi, le olive e poco origano. Se il composto fosse un po' secco unire ancora un giro d'olio. A fine cottura unire il basilico e la menta tritate e la ricotta salata grattugiata. Aggiungere la pasta al dente e farla saltare qualche istante. Servire.
per quattro persone 

martedì 15 maggio 2012

CITRONS CONFITS A L'AIL ET ROMARIN - LIMONI IN CONSERVA CON AGLIO E ROSMARINO

Questo è uno stuzzichino per l'aperitivo delizioso, almeno per gli amanti degli agrumi come me. Basta mettere i limoni sotto'olio su una bruschetta o dei cracker all'acqua per accompagnare un bicchiere di vino o, perché no, visto che siamo in Provenza, un bel Pastis molto allungato. Questi limoni si accompagnano molto bene con olive e pomodori secchi, un amuse-bouche in puro stile Provenzale. Sono perfetti anche per ricche insalate estive.

6 limoni non trattati - 5 spicchi d'aglio - 1 cucchiaio di sale - 1 cucchiaino di semi di coriandolo - qualche rametto di rosmarino - olio evo

Lavare bene i limoni, asciugarli. Con un coltello affilato tagliarli a fettine sottili, conservando tutto il succo che fuoriesce, togliere i semi. Schiacciare per bene gli spicchi d'aglio e unirli ai limoni in una grande ciotola di ceramica o vetro. Aggiungere i rametti di rosmarino, i semi di coriandolo e il sale, mescolare bene con un cucchiaio di legno. Far riposare almeno quattro ore, meglio un giorno o due in questo ultimo caso al fresco. Sterilizzare i barattoli e mettere i limoni marinati a strati, non lasciare troppo spazio libero. Versare l'olio e scuotere il barattolo in modo che non rimangano bolle d'aria tra i limoni e che siano completamente coperti d'olio. Chiudere i barattoli. Far riposare almeno una settimana prima di degustare.

P.S. Quando avrete finito i limoni non buttate via l'olio profumato, utilizzatelo per condire le insalate, le bruschette o una pasta pasta veloce. In quest'ultimo caso aggiungere delle erbe o dei pomodorini tagliati a metà. 

lunedì 14 maggio 2012

PROVENZA MON AMOUR - GLI INDIRIZZI

Il mercato di Saint Rémy con le sue Primizie 
Adoro la Provenza, è uno dei luoghi che mi rilassano di più. Amo quella parte che si è conservata selvaggia e apparentemente incontaminata. Ho una passione sfrenata per i campi di lavanda e grano, che cambiano colore secondo la stagione e la maturazione. Capisco che abbiate dei dubbi sulla mia sanità mentale, ma d'altronde il mio pittore Impressionista preferito è Van Gogh. Per ribadire il concetto: adoro il silenzio di certe abbazzie (Abbaye de Sénanque su tutte) e la tranquillità di certi momenti magici bevendo un Kir su una terrazza aperta sui campi. Trovo i momenti passati ad ascoltare il vento in mezzo ai campi, le corse tra il grano, gli iris lungo i muretti che delimitano i frutteti quanto di più rilassante esista per i cinque sensi. Stravedo per le cittadine Provenzali più piccole e nascoste, mi piace la cucina di questa zona, così fresca e saporita, e devo ammetterlo nonostante il parere negativo dei miei amici, adoro i Rosé, coi loro profumi di erbe di Provenza e Frutti rossi. Insomma per me trascorrere un po' di giorni da quelle parti è come fare un salto in Paradiso e ritorno.
Ecco perché  voglio condividere con voi il piacere di queste cose e vi segnalo un paio di posti interessanti dove alloggiare e mangiare, soprattutto nella zona di Gordes.

Noi siamo stati in questo delizioso albergo in stile provenzale a Les Imberts, sulla strada per Gordes, ha la piscina contornata dalla lavanda e una colazione magnifica e deliziosa: 

La Mas de la Sénancole 

Le stanze non sono enormi, ma estremamente confortevoli. Il letto è comodossimo, le stanze sono pulitissime. Ci sono quelle con la terrazza privata che vale la pena di prendere se si fanno lunghi soggiorni. La piscina è bellissima e gradevole sopratutto alla mattina. C'è anche una Spa con sauna, bagno turco e jacuzzi. Insomma tutto il necessario per passare un bel week-end da innamorati. In bassa e media stagione il rapporto qualità prezzo è ottimo.
Per gli amanti del jogging, attraversando la strada e passando vicino ad uno studio di Osteopatia, si arriva nei campi. Da lì sentieri che passano in mezzo alle viti, agli iris selvatici, alle ginestre, rendono la corsa uno spettacolo. Se si corre al piccolo trotto si riescono a macinare 50 minuti senza toccare la strada principale, per altro pericolosa.
Di fronte, poco spostato verso i campi, si trova un altro albergo, non lo abbiamo provato, ma semplicemente visitato. Ci è piaciuto molto. Si chiama Le Mas des Etoiles. 

Giusto accanto al Mas de La Sénancole c'è un ristorante, che appartiene all'hotel ma è separato. Si mangia cucina provenzale creativa.

Ristorante L'Estellan

Noi abbiamo mangiato Ossobuco di  Pescatrice con Fave e Farro, Petto d'Anatra con salsa al Frutto della Passione e Puré di Patate Dolci, Filetto di Bonito con Tagliatelle di Carote (carote tagliate sottilissime e croccanti), Petti di Quaglia con Carpaccio di Bababietola e Rapanelli.  Tutto decissmente delizioso, come anche i dessert (sorbetti e mousse al cioccolato) e i piatti di formaggi specialissimi, imperdibili.

Un altro ristorante si trova a Gordes ed è specializzato in Tartare: dall'antipasto al dolce. Se si amanno i sapori esotici imperdibile quella ai profumi di Thailandia o quella ispirata al Medio-Oriente. Altrimenti con la Tartare Italiana si rientra nei sapori classici con il zest in più del Parmigiano. Ci sono anche tartares vegetariane e di pesce. Insomma per tutti i gusti. Per concludere da provare il Carpaccio di Ananas. Il nome? Ovviamente:

Tartares

Non si può andare ad Aix en Provence senza tornare a casa con una confezione di Calissons, i dolcetti a base di Melone Candito e Mandorle famosi in tutta la Francia. Secondo me i migliori si trovano da

Patisserie Riederer      67, Cours Mirabeaux

Servizio antipatico, ma inappuntabile. Ci sono anche Tarte aux Fraises ou Framoises e Cioccolatini favolosi con ripieni deliziosi e sorprendenti. Ne vale la pena, le vostre papille gustative ringrazieranno.

Imperdibile il Mercoledì il mercato di Saint Rémy de Provence, si snoda dalla piazza all'ingresso del paese e per le deliziose viuzze della cittadina dove è nato Nostradamus e dove Van Gogh ha dipinto il suo quadro più celebre: Notte Stellata, esposto al MOMA di New York. Tra le bancarelle vere e proprie chicche di abbigliamento, tra cui abitini estivi pop, ma très chic, musica, e delizie provenzali, dai formaggi, ai mieli, alle verdure. Noi siamo tornati a casa con l'auto che olezzava di Aglio Nuovo di Cavaillon e con Pomodori secchi favolosi, un cappello, un raro disco di Miles Davis prima della svolta elettrica, un barattolo di Miele di Lavanda, ma avremmo voluto comprare di più.

In caso di nostalgia di casa e di gelato italiano, non farsi illusioni: i nostri gelati restano il numero uno al mondo. Però ad Avignone c'è un gelataio che fa un gelato discreto:

Regal Glaces              Place de l'Horologe

Si trova sulla piazza della Mairie, il Comune. Diciamo che non vale il viaggio, ma se ci si trova da quelle parti vale la pena approfittarne. Per cenare o bere qualcosa a me piace molto andare in Rue des Teinturiers, Via dei Lavandai, dove ci sono ancora le ruote che portavano l'acqua ai laboratori dei lavandai della città. I ristoranti non sono sopraffini, ma l'atmosfera è divertente, soprattutto da:

Le Zinzolin            22, Rue des Teinturiers


Il suo dehors è molto carino e l'interno è delizioso, la sua cucina non è il massimo ma le insalate sono buone e i dessert ottimi, soprattutto il Café Gourmand. Questo è il classico posto dove si va per l'atmosfera e il vino, e diciamo anche che io in quanto a cibo sono molto esigente.


Se invece volete mangiare al top, accanto al Palais des Papes c'è una stella Michelin di delizioso e costoso servizio:

Christian Etienne      10, Rue de Mons 

Se non riuscite a comprare il Miele di Lavanda nelle fattorie e nei mercatini, a Gordes un posto dove trovarlo, ed è molto buono, è:

Sous L'Olivier de Magali     Place du Chateaux    Gordes

Hanno anche Olio di Oliva e gli Oli tipici delle Provenza: Nocciola e Noci. Aceti Aromatizzati e Liquori di vario tipo. Tutto di ottima qualità.





domenica 13 maggio 2012

sabato 12 maggio 2012

GITA IN PROVENZA

Ecco il luogo dove mi trovavo questa settimana, un giro in Provenza quella più selvaggia e bella. Da lì tutte le ricette tradizionali della zona, ne mancano ancora tante che presto o tardi vi darò. E' stata una magnifica vacanza, magari domani vi passo gli indirizzi dei posti dove siamo stati, alberghi e ristoranti inclusi.

venerdì 11 maggio 2012

FRITTELLE DI ALBICOCCHE (O FRUTTA)

Un dessert che si trova anche sulla costa ligure, fatto con le mele. Tutto il mondo è paese, soprattutto se si trova nel bacino del Mediterraneo. La ricetta è quella della mia bisnonna, una signora nata e cresciuta in quelle zone, per questo le grammature e le quantità sono approssimative. 

per la pastella: 10 cucchiai di farina - 3 rossi d'uovo - una cucchiaiata bella grande di olio di oliva - 1 bicchiere di vino bianco - 1 pizzico di sale

per la frutta: albicocche non troppo mature - qualche cucchiaita di rum - zucchero a piacere - scorza di un limone 

olio per friggere - zucchero a velo 

per la pastella: separare le uova. Montare a neve gli albumi. Mescolare tutti gli altri ingredienti fino ad ottenere una pasta morbida e liscia, incorporare delicatamente gli albumi montati a neve. 

per la frutta: dividere a metà le albicocche, irrorarle con il rum, spolverare di zucchero, unire la scorza di limone e far marinare per un'ora. 

Passare ogni albicocca nella pastella e poi friggerle nell'olio caldo. Servire spolverizzato di zucchero a velo. Procedere allo stesso modo con altri tipi di frutta. Pesche, mele e prugne sono una vera delizia presentate in questa maniera. 
per un po' di persone, vi accorgerete dopo la prima volta quante... 

giovedì 10 maggio 2012

ACCIUGHE FRESCHE IN SCABECCIO (Marinate)

Un piatto della tradizione locale. Quando arriva la primavera, secondo il locali la stagione migliore delle acciughe, è servito in qualsiasi casa e ristorante. Ovviamente ricorda molto i piatti italiani.

1 kg di acciughe fresche - 1 litro di vino bianco - 6 scalogni - 5 spicchi d'aglio - 100 ml di aceto di vino bianco - 1 carota - 300 ml di olio di oliva - 2 foglie di alloro - 1 limone

Lavare e pulire le acciughe, disliscarle e togliere le teste. Tagliare gli scalogni a fettine, cuocere con mezzo cucchiaino di olio di oliva. Bagnare col vino bianco, unire l'aglio e la foglia di alloro. Aggiungere la carota tagliata a rondelle, portare ad ebollizione. Far bollire il tempo necessario che l'alcol evapori. In un grande piatto di portata disporre le acciughe, irrorare col liquido bollente, unire l'aceto, l'altra foglia di alloro, l'aceto, l'olio e il limone tagliato a rondelle finissime. Far marinare per 24 ore al fresco. Servire freddo con pane alla griglia e, volendo, un po' di burro.
per sei persone

mercoledì 9 maggio 2012

AIGO BOULIDO - MINESTRA ALL'AGLIO

Una specialità locale, di quelle più tipiche. Semplice, economica e tradizionalissima. Una volta ingerita sperare di non avere un incontro galante è oapportuno. Altrimenti condividere col partner.

2 teste d'aglio - 1 mazzetto di salvia fresca - 50 ml di olio di oliva - 2 cucchiaini di sale - 8 fette di pane tostato - pepe macinato fresco

Tenere da parte tre/quattro spicchi d'aglio da sfregare sul pane grigliato. Portare ad ebollizione due litri di acqua con il sale, le due teste d'aglio e l'olio, cuocere per otto minuti.  Unir la salvia e coprire, lasciare in un infusione per una decina di minuti. Strofinare le fette di pane con gli spicchi d'aglio. Disporre le fette di pane, due in ogni piatto, versare il brodo dopo aver ritirato i mazzetto di salvia. Pepare e salare se necessario.
per quattro persone 

martedì 8 maggio 2012

PISSALADIERE - CROSTATA DI CIPOLLE E OLIVE

Ad Imperia, oooops da quelle parti preferiscono essere definiti con i nomi originali Porto Maurizio e Oneglia,  esiste la versione nostrana che prende il nome di Pizza all'Andrea. Nei luoghi dove la cucinano ci sono varie possibilità: con sugo, senza sugo, con olive, senza olive, di pasta lievitata, di pasta che assomiglia alla brisée... Si assomigliano, si chiamano e hanno gli stessi profumi, ma questa di origine straniera ovviamente è molto più esotica per noi italiani.

125 g di farina - 60 g di burro  - 6 cipolle tagliate fini - 4 filetti d'acciuga - 1 bicchiere d'olio di oliva - un bel pugnetto di olive taggiasche o nere - acqua sale

Mescolare la farina con i 60 g di burro e il sale, unire acqua a sufficienza per ottenere una pasta dalla consistenza  leggera, ma elastica. Stendere la pasta e metterla in una teglia unta d'olio praticare dei piccoli fori coi rebbi di una forchetta. Cuocere le cipolle nell'olio finché non sono morbide e poi stenderle sulla pasta e unire le acciughe e le olive. Cuocere per mezz'ora in forno a 170 gradi.
per quattro persone


lunedì 7 maggio 2012

SOCCA - TORTA DI CECI

Assomiglia alla farinata ligure, in tutto e per tutto ma il nome è più esotico...
Le quantità sono per una teglia di 35 X 25, la tradizione vuole che la teglia sia rotonda, bassa e di ferro, io  per praticità uso quelle rettangolari.

150 g di farina di ceci (qualità Moretto, possibilmente) - 450 ml di acqua fredda - 60 ml di olio extra vergine d'oliva - sale - pepe - cipollotti (facoltativi)

Setacciare la farina in una grande ciotola, aggiungere l'acqua mescolando velocemente. NOn importa se ci sono dei grumi. Lasciar riposare per 3 ore a temperatura ambiente (un'ora prima della fine del tempo di riposo salare a piacere). Trascorso questo tempo scaldare il forno a 220 gradi. Ungere una teglia con tutto l'olio, versare il composto di farina di ceci e mescolare bene e a lungo. Se si usano mettere i cipollotti i tagliati fini prima di infornare. Mettere in forno e far cuocere finché non diventa bella dorata, eventualmente terminare la cottura sotto al grill per rendere la superficie più croccante.
per quattro persone 


domenica 6 maggio 2012

PROSSIMAMENTE

La prossima settimana sono in giro per raccogliere nuove esperienze per il blog. Non vi lascerò soli, tutta una settimana di deliziose ricette vi aspetta. Riprendiamo con il blog classico a partire dal prossimo lunedì, a presto e divertitevi. Ogni giorno ci sarà una ricetta che vi dirà dove mi trovo, a voi di indovinare in quale posto. La soluzione sabato prossimo.

sabato 5 maggio 2012

MOUSSE AL LIMONE LIGHT

In quel periodo di vacanza non mangiavamo quasi mai il dessert. In paese non esisteva una gelateria, non avevamo né voglia né tempo di cimentarci in dolci difficili. Il massimo era sbocconcellare qualche biscotto su cui spalmavamo dulce de leche o un po' di frutta. Adesso sono sicura tutti noi saremmo più attenti al dessert e ci regaleremmo una mousse di cioccolato, ma soprattutto di limone. Ovviamente light, ma non per chi soffre di colesterolo. 

7 uova - 4 limoni - 120 g di zucchero 

Grattugiare la scorza di tre limoni, spremerli insieme agli altri. Separate tuorlo e albume delle uova. Unire il succo e la scorza di limone, le uova, lo zucchero e due cucchiai di acqua in una casseruola, mescolare bene e metterla sul fuoco in un bagnomaria caldo ma non bollente, l'acqua non deve toccare il fondo della casseruolina. Cuocere il composto per una decina di minuti mescolando con una frusta. Far raffreddare. Nel frattempo montare a neve ferma gli albumi. Mettere un terzo degli albumi nella crema e mescolare bene, questo servirà a rompere la crema e renderla più soffice facilitando l'operazione successiva, poi unire il resto mescolando dal basso verso l'alto facendo attenzione a non smontare gli albumi. Dividere in coppette individuali e far raffreddare in frigo almeno tre ore prima di servire. 
per sei persone


venerdì 4 maggio 2012

INSALATA BARBABIETOLA E CAROTE CON MAYONESE

Questa era l'insalata di elezione in quei giorni uruguaiani. E' coloratissima, farcile e veloce da preparare e fornisce la giusta dose di calorie per farci capire che siamo in vacanza. Ho dei bellissimi ricordi di pranzi con pane fresco e quest'insalata mangiati sulla spiaggia, perché costava troppa fatica salire i cinqanta metri della duna e mangiarla in giardino. 

1 barbabietola fresca (non cotta) - 3 carote - un cucchiaio di capperi dissalati - 4 filetti di acciuga dissalati - il succo di mezzo limone - 4 cucchiai di maionese - sale pepe

Grattugiare la barbabietola con la grattugia a fori medi, fare lo stesso con le carote. In una grande ciotola unire tutti gli ingredienti, salare e pepare leggermente, irrorare col succo di limone e mescolare bene. Unire la maionese, mescolare e servire subito.
per quattro persone

giovedì 3 maggio 2012

SALMONE ALLA GRIGLIA CON SALSA D'ERBE

Un grande classico delle nostre grigliate cittadine e marine era, ed è, il salmone alla griglia. Una ricetta facile e molto gustosa. 

mezzo salmone, il filetto per intenderci senza testa né spine - 100 g di burro (la ricetta originale vuole il burro, ma è ottima anche con l'olio)  - un cucchiaino di basilico tritato - un cucchiaino di prezzemolo tritato -  un cucchiaino di erba cipollina tritata - 2 ramoscelli di aneto tritati - 2 cucchiai di succo di limone - sale pepe

Lavare e asciugare il filetto di salmone. Far fondere il burro a fuoco bassissimo, unire il sale, il pepe, il succo di limone e le erbe mescolare bene. Mettere un foglio di carta di alluminio sulla griglia, disporvi sopra il salmone leggermente salato. Spennellare con il composto di burro e erbe. Durante la cottura ogni tanto far cadere qualche goccia di burro per tenere il salmone morbido. Una volta cotto spennellare ancora una volta con il composto di burro e erbe. Servire con patate cotte sotto la cenere e insalata.
per 8 persone

mercoledì 2 maggio 2012

GAMBERETTI FRITTI

Alla fine della giornata, vicino all'ora del tramonto i gamberetti fritti erano il nostro stuzzichino da aperitivo preferito. Li sgranocchiavamo allegramente bevendo vino o birra e non bastavano mai. Li preparavano in modo egregio nel ristorante di fianco a casa nostra. Il cuoco non cucinava molti piatti solo due o tre, ma lo faceva benissimo. Ad un certo punto abbiamo avuto il sospetto che sapesse fare solo quei due o tre piatti e non fosse in grado di andare oltre, la cosa ci faceva molto ridere. Svelo anche il segreto del cuoco uruguaiano, ricevuto in tutta confidenza dal cameriere, non me ne voglia a male. 

500 g di gamberetti, piccoli i più piccoli che riuscite a trovare, freschi, molto freschi - farina bianca - farina per polenta finissima - basilico tritato finissimo - sale pepe - olio per friggere - limone (facoltavivo, io non lo metto)

Lavare i gamberetti, togliere le eventuali impurità che di solito si annidano tra i gamberetti piccolissimi, lasciare intatte testa e coda. In un piatto unire la farina bianca e la farina da polenta mescolare bene, unire il basilico tritato e un po' di sale. Scaldare abbondante olio, quando arriva a temperatura friggere i gamberetti finché non sono belli dorati. Scolare su carta assorbente, salare. Pepare generosamente. Se piace servire con quartini di limone da spremere sui gamberetti.
per sei persone 


P.S. la ricetta viene benissimo anche con i gamberi più grossi, ovvio. Qual è il segreto del cuoco uruguaiano? Non ve lo dico, ma avete la ricetta no? 


martedì 1 maggio 2012

SPAGHETTI AL GRANCHIO

Dovrei darvi la ricetta della pasta aglio, olio e peperoncino, quella che cucinavamo più di frequente in quei giorni alla Pedrera, ma sarà per un altra volta. Visto che ci troviamo nelle acque fredde dell'Atlantico, dove crescono e si sviluppano benissimo i granchi, detti Centolla da quelle parti, non posso esimermi e anzi approfitto per darvi la ricetta della sublime pasta col granchio. Tra l'altro è anche un piatto light. 

350 g di spaghetti - una scatola di polpa di granchio di alta qualità o se lo trovate granchio fresco fatto bollire e spolpato (sarebbe il massimo) - 1 spicchio d'aglio - un mazzetto di prezzemolo fresco - un pezzetto di peperoncino piccante - vino bianco - sale pepe - olio

In una padella grande far soffriggere in due cucchiai di olio uno spicchio d'aglio tritato e il pezzetto di peperoncino tagliato fine, unire il granchio e far insaporire per qualche istante. Sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco e far sobbollire finché il liquido non si è ridotto di metà. Salare, pepare e unire ancora un paio di cucchiai di olio. Portare ad ebollizione l'acqua, salare e cuocere la pasta. Unire la pasta scolata al dente alla padella (lasciare un po' d'acqua di cottura) e saltare con il sugo di granchio. Spolverare con il prezzemolo tritato e servire subito.
per quattro persone