lunedì 19 maggio 2014

TORTINA ALL'OLIO D'OLIVA CON PANNA E FRUTTI DI BOSCO

Oggi un dolce soffice e goloso, né troppo pesante né troppo dolce, che fa subito estate. L''olio d'oliva è la stella brillante di questo dolce, quindi che sia di qualità eccelsa leggero e fruttato.

quattro uova - la scorza di un'arancia - 200 g di zucchero - 300 ml di olio di oliva evo - 500 g di farina 00 - un cucchiaino di sale - un cucchiaino di livito in polvere - 400 g di frutti di bosco misti - panna da montare o creme fraiche o panna acida - zucchero a velo e menta per decorare

Mescolare le uova, lo zucchero, la scorza d'arancia nel mixer, montare a velocità media per un minuto, poi abbassare al minimo e unire l'olio a filo. Mettere gli ingredienti secchi, farina, lievito, sale in una ciotola, mescolare bene e aggiungerlo il composto di olio e uova in tre fasi continuando a usare la frusta del mixer finché il composto non sia liscio e amalgamato. Ungere con un poco di olio d'oliva dei mini stampini da budino con il buco, unire la crema e cuocere in forno a 180 gradi per circa 25 minuti (50 minunti per una tortiera con buco diametro 20 cm) o fino a quando uno stuzzicadenti infilato nel tortino non esca pulito. Servire con panna montata (o panna acida o creme fraiche) e frutti di bosco decorato con zucchero a velo e rametti di menta.
per sei persone


sabato 10 maggio 2014

COME RECUPERARE UNA MAIONESE IMPAZZITA

A volte succede che la maionese impazzisca. I motivi sono vari: non si è sbattuto con sufficiente forza il composti di uovo e olio, gli ingredienti erano freddi (mai e poi mai usare ingredienti freddi per montare la maionese) o emulsionati troppo velocemente, si è aggiunto troppo olio. Ci sono alcuni sistemi per recuperare quell'orrenda stracciatella che si forma quando abbiamo sbagliato. Eccoli qui sotto. I primi due effettivamente sperimentati, il terzo suggerito da un'amica.


Metodo per la maionese a mano: prendere un po' della maionese impazzita, diciamo un  paio di cucchiai e mescolarla con un cucchiaio acqua fredda in una ciotola pulita. Unire gradualmente la vecchia maionese al nuovo composto, lavorando con la frusta. In questo modo la maionese risulterà un po' più liquida, ma sempre cremosa.

Metodo per la maionese nel mixer: unire un tuorlo d'uovo alla maionese impazzita e lavorare con le lame a ritmo pulsato finché il composto non risulti di nuovo liscio e omogeneo.

Metodo di Lisa: mettere un cucchiaino di senape in una ciotola pulita e lavorando con la frusta unire la maionese impazzita.


venerdì 9 maggio 2014

PINZIMONIO DI VERDURE CON MAIONESE AL RAFANO

In questa stagione mi piace portare in tavola un colorato e croccante pinzimonio di verdure miste, sano e rinfrescante. Di solito lo accompagno con ottimo olio d'oliva extra vergine e un pizzico di Fior di Sale, ma a volte mi butto su qualcosa di più insolito: una Salsa Tartara, sfiziosa con le acciughe e i capperi, una panna condita con sale, succo di limone e un paio di gocce di olio piccante, oggi vi propongo la Maionese al Rafano, retaggio delle mia parte di infanzia passata nei paesi nordici. Propongo verdure che stanno particolarmente bene con il Rafano. Se non li avete mai provati vi consiglio caldamente i Cavolfiori Bianchi e i Broccoli crudi. Sono buonissimi oltre che sanissimi. 


per la verdura: un mazzo di ravanelli - due finocchi - un broccolo di media grandezza freschissimo - un cavolfiore di media grandezza freschissimo - un mazzo di cipollotti non troppo grossi - mini zucchine

per la maionese: 250 ml di maionese (ricetta il 8/5/14) - 100 ml di panna da montare - due cucchiaini di rafano fresco grattugiato, in mancanza quattro cucchiaini di rafano in conserva o in barattolo - sale pepe


per la verdura: lavare e pulire di ravanelli, lasciarli interi o se volete incideteli al centro con un taglio a croce senza arrivare fino in fondo. Lavare e pulire i finocchi, tagliarli a fette spesse che poi taglierete ancora a metà. Dividere il broccolo in cimette, togliere la parte esterna dei piccoli gambi con l'aiuto di un pela patate, lavarli accuratamente. Fare lo stesso con il cavolfiore. Lavare e pulire i cipollotti, lasciandoli interi. Lavare le mini zucchine, lasciarle intere. Tenere in fresco fino al momento dell'uso. Disporre le verdure su un grande piatto di portata o in un cestino, creando contrasti cromatici e dando l'idea di un giardino in fiore.

per la maionese: Mescolare la maionese con il rafano, aggiustare di sale e pepe. Montare la panna e unirla alla maionese solo poco prima di servire con le verdure. 

giovedì 8 maggio 2014

COME FARE LA MAIONESE A MANO E NEL MIXER

Oggi lezione di maionese, domani una ricettina su come usarla con un pinzimonio e sabato come recuperare una maionese impazzita. 


per la maionese a mano: un tuorlo grande - un cucchiaino di senape di Digione - 80 ml di olio extravergine d'oliva - 80 ml di olio di mais o di semi di girasole - due cucchiai di succo di limone - sale pepe

per la maionese nel mixer: un uovo grande - un cucchiaino di senape di Digione - 250 ml di olio extravergine d'oliva - 250 ml di olio di mais o di semi di girasole - due cucchiai di succo di limone - sale pepe
Sopra Olio d'Oliva e Olio di Semi di Girasole

per la maionese a mano: Tenere gli ingredienti a temperatura amibiente almeno un'ora prima di fare la maionese. In una ciotola mescolare con la frusta il tuorlo, il succo di limone filtrato, la senape, il sale e il pepe finché non sono ben amalgamati. In un primo momento aggiungere l'olio goccia a goccia e poi in un filo continuo lavorando con la frusta finché la maionese non si sia rappresa. (così si ottengono circa 350 ml di maionese)

per la maionese nel mixer: in questo caso si usa anche l'albume che serve da stabilizzante, il risultato sarà una maionese un po' più pallida rispetto a quella fatta a mano con il solo tuorlo.  Mettere l'uovo con la senape nel mixer, azionare le lame. Aggiungere l'olio d'oliva a filo, quando il composto comincia a diventare più "spesso"unire il succo di limone filtrato, il sale e il pepe. Quindi aggiungere a filo 250 ml di olio di mais o semi di girasole. (così si ottengono circa 600 ml di maionese).

sabato 26 aprile 2014

PLUM CAKE SALATO AI BRUSCANDOLI (Asparagi Selvatici) E TOMETTA

Sono stata molto assente ultimamente, ho trascurato queste pagine di delizie per scoprire cose nuove e poter continuare a raccontare cose divertenti, come prova la foto qui sotto. Presto tornerò con nuova ricette e vi svelerò dove si trova questo luogo fatato, intanto vi regalo questo Plum Cake salato a base di Bruscandoli e Tometta. Un grande successo del pic nic di Pasquetta. A presto! 

200 g di farina 00 - dieci bruscandoli - due cipollitto -  una tometta piccola (tipo formaggio l'Alpino) - 100 g di formaggio fresco vaccino - 100 ml di latte intero - tre uova - una bustina di lievito chimico per torte salate - un cucchiaio di olio evo - sale pepe - noce moscata - burro per la teglia

Pulire e lavare i bruscandoli, tagliare i gambi a pezzettini e tenerne da parte un paio per la decorazione. Lasciare le punte intere, non più grosse di tre centimetri, però. Affettare i cipollotti. In una padellina far scaldare l'olio, aggiungere il cipollotto e i bruscandoli, farli stufare con due cucchiai di olio per un tre o quattro minuti. Far raffreddare. Sbattere le uova con il formaggio vaccino, unire il latte mescolare bene. Salare pepare e spolverare con una grattatina di noce moscata. Tagliare a dadini di due centrimetri la tometta privata della crosticina bianca.Unire i bruscandoli, il cipollotto e la tometta, infine la farina setacciata con il lievito. Versare in una teglia da Plum Cake imbrurrata. Decorare con i due bruscandoli interi il centro della torta. Infornare a 190 gradi per dieci minuti, quindi abbassare la temperatura a 175 e  continuare la cottura per altri 30 minuti circa. Il Plum Cake è pronto quanto uno stecchino inifilato al centro esce perfettamente pulito.
per sei persone

venerdì 28 marzo 2014

RISOTTO CON BROCCOLI E LIMONE

Una ricetta di fine inverno, tra un po' col caldo non avremo più voglia di un piatto caldo e coccoloso come questo. Approfittiamone.

350 g di riso - una cipolla - 200 g di broccolo - mezzo limone - mezzo cucchiaino di scorza di limone grattugiata - 40 g di burro - 30 g di parmigiano grattugiato - olio sale pepe - brodo di verdure

Pulire il broccolo, prelevare le cimette più piccole e le altre tagliarle a metà o delle stessa misura delle altre. Tagliare il gambo a dadini dopo averlo "sbucciato" (togliere la parte esterna più dura). Stufare la cipolla con tre cucchiai di acqua e uno di olio d'oliva, unire il riso e i gambi dei broccoli tagliati a dadini, mescolare bene. Aggiungere brodo di verdure fino a coprire tutto il riso. Portare ad ebollizione lasciar sobbollire, quando il brodo si riduce aggiungerne altro a piccole mestolate. Salare e pepare. A cinque minuti dalla fine della cottura unire il succo di mezzo limone, mezzo cucchiaino di scorza e le cimette dei broccoli. A un minuto dalla fine spegnere il fuoco, unire il burro e il  parmigiano grattugiato. Lasciar riposare un minuto con il coperchio. Mescolare bene, aggiustare di sale e pepe e servire.

Se a fine cottura il riso fosse troppo asciutto unire mezzo mestolo di brodo prima di servere.
per quattro persone 

venerdì 21 marzo 2014

RAGU' DI CARNE DELLA MIA AMICA BARBARA

Cosa c'è di più italiano (eataliano?) del Ragù di Carne? Il ragù di carne della mia amica Barbara, ovvio lei è di Bologna! Non dico che sia la ricetta per eccellenza, ma devo ammettere che è il migliore che abbia mai mangiato. Provate e poi mi dite se non è vero. In questa ricetta è prevista la carne a dadoni, ma se volte potete usare tranquillamente la carne tritata, magari a coltello, in modo da poter mescolare diversi tipi di tagli. Per la carne da usare chiedete al macellaio, sa sempre come consigliarvi al meglio.

750 grammi di carne tagliata a dadoni   - mezzo litro di brodo di carne - mezzo chilo di pomodori spellati e tagliati grossolanamente - un cucchiaio abbondante concentrato di pomodoro - 150 ml di vino rosso - 30 g di funghi porcini - un gambo di sedano - una cipolla - una cipolla - uno spicchio d'aglio - due foglie d'alloro - qualche rametto di timo - un paio di foglie di salvia - olio sale pepe

Tagliare le verdure a cubetti piccolissimi. Tritare la cipolla. Sciacquare  i funghi  e lasciarli ammollare in acqua tiepida per un'ora. In una casseruola, possibilmente di coccio, soffriggere la cipolla, il sedano, la carota e l'aglio schiacciato con tre cucchiai di olio. Quando sono morbidi unire la carne e le erbe aromatiche. Soffriggere ancora un po', finché tutto il liquido sia evaporato. Versare il vino rosso e lasciar insaporire il tutto per cinque minuti, quindi aggiungere i funghi, il concetrato di pomodoro, i pomodori, infine il brodo e un po' di acqua dove hanno riposato i funghi. Salare pepare. Cuocere finché la carne non sia tenerissima, deve sfaldarsi da sola.
quantità: per un esercito, di ragù con queste dosi ne viene circa un chilo. 

giovedì 20 marzo 2014

CURIOSANDO DA EATALY A MILANO


Mi occupo di cibo e non posso ignorare l'evento di questa settimana a Milano. Non voglio ignorarlo, anzi morivo dalla curiosità. L'altro giorno passavo lì davanti e c'era Oscar Farinetti che curava gli ultimi dettagli della facciata parlando animatamente al cellulare. Mi sarebbe piaciuto chiedergli una visita in anteprima. Ovviamente ho desistito, avrebbe significato interrompere la sua telefonata.
Non avrebbe bisogno di pubblicità, ne ha già tanta. Però, insomma, è bello vedere un luogo affollato, con gente che curiosa, compra, commenta. Una Milano che si muove in fermento, come nei momenti migliori. La piazza ha cambiato aspetto, prima di giorno c'era un movimento tranquillo, rilassato, niente di speciale, quello che si vede da martedì è la folla delle occasioni speciali o della notte di Corso Como. Bello. Meraviglioso il movimento e sapere che dentro lavorano ragazzi gentili che ronzano come api operose intorno agli scaffali presi d'assalto. Favoloso il ristorante Alice, che sbirciando attraverso la porta socchiusa scopri che è bello da togliere il fiato, coi suoi tavoli di legno grezzo e la vista sulla piazza. Bello vedere tanti prodotti italiani uno dietro l'altro: capperi, pasta, farine, dolci, biscotti, conserve, prosciutti, salami, formaggi. Scorrere con gli occhi e con l'acquolina in bocca le proposte dei ristoranti che ricordano i chioschi di strada, con i fritti, la pasta e altre delizie. E poi la panetteria, la pescheria, la macelleria con i loro prodotti sopraffini. E ancora i libri, i vini, i gelati, la musica. Tutti insieme appassionatamente, a condividere gli scaffali, tra leccornie per la mente e per il palato. E anche per le orecchie. Divertente. Tutti curiosi di vedere quello che c'è dentro alla scatola magica, io compresa. La luce soffusa, l'ulivo al primo piano, la macchina da proiezione, ricordo dell'anima precedente, e il palcoscenico con i musicisti. Bello, bellissimo, mi piace. E dire che si tratta di un supermercato.




sabato 15 marzo 2014

LIMONI IN CONSERVA DI SALE - CITRON CONFIT


Mi sono accorta che più volte ho citato i Limoni in Conserva e ho detto che la ricetta si trovava nel blog. Ebbene sì, si trovava nel blog, ma così nascosta, ma così nascosta che persino io che sono la proprietaria del blog facevo fatica a trovarla. La colpa era di un titolo ingannevole che nascondeva la vera ricetta. La riscrivo così almeno quando farete la ricerca la troverete a portata di occhio. I limoni confit o limoni in conserva sono una specialità marocchina. In Marocco li usano soprattutto per gli stufati (tajine) in particolar modo quelli di carne. Io ci faccio anche le olive marinate e tante altre ricette che trovate nel blog. Prepararli è molto facile. 

Prendere tre o quattro limoni sugosi (la quantità dipende dalla grandezza, come vedrete) e con la buccia non troppo spessa, lasciarli a bagno in acqua fredda per una notte. Passato questo tempo tagliarli in quattro, ma senza arrivare in fondo agli spicchi, e inserire al centro del sale grosso richiudendo il limone e facendo attenzione a recuperare il succo sopra a una ciotola. Mettere sul fondo di un barattolo da conserve da mezzo chilo uno stato di sale grosso. Inserire i limoni in verticale o orizzontale in modo che resti pochissimo spazio. Non riempire completamente il barattolo, lasciare uno spazio di un paio di centimetri. Premere bene per far entrare tutti i limoni, aggiungere ancora un po' di sale. A questo punto ricoprire con succo di limone. I limoni devono essere completamente immersi nella soluzione. Conservare per tre settimane in un luogo fresco e buio, girando il barattolo di tanto in tanto. Una volta pronti durano sei mesi. 

venerdì 14 marzo 2014

INSALATA DI SEPPIE, FINOCCHI E POMPELMO

Mi piace quest'insalata fresca e sfiziosa. Il finocchio tagliato a dadini si confonde con le seppie e regala una croccantezza a sorpresa. Il limone in conserva conferisce un retrogusto esotico all'insieme.

200 g di seppie cotte, al vapore o alla griglia - mezzo pompelmo piccolo - mezzo finocchio - un quarto  di cipolla - uno spicchio di limone in conserva - un cucchiaio di capperi sotto sale - quattro cucchiai di prezzemolo tritato - tre cucchiai di olio evo - pepe di Sichuan - sale


Tagliare le seppie a striscioline. Pelare il pompelmo a vivo e, sopra una ciotola, estrarne gli spicchi (trovate come fare nel blog il 20 gennaio 2012), conservare il succo caduto nella ciotola e spremere quello della buccia. Affettare il finocchio in fette un po' spesse e poi tagliarlo a dadini. Tagliare la cipolla a cubetti. Lavare lo spicchio di limone in conserva (trovate la ricetta domani) sotto l'acqua corrente, togliere la polpa, asciugarlo e tritare la buccia. Tenere i capperi un quarto d'ora nell'acqua fredda, scolare e asciugare. Disporre tutti gli ingredienti su un piatto di portata, aggiungere il pepe di Sichuan macinato o pestato nel mortaio. Irrorare con metà del succo di pompelmo. Con il restante succo preparare una vinaigrette con un cucchiaino di sale e l'olio. Versare sull'insalata e servire.
per due persone

venerdì 7 marzo 2014

COTOLETTA ALLE ERBE AROMATICHE - OVVERO IL FESTIVAL DELLA COTOLETTA

Versione numero due della cotoletta milanese. 

quattro fette di carne di vitello spesse circa due centimetri - due cucchiai di parmigiano grattugiato - un cucchiaio di prezzemolo tritato - tre rametti di timo - due rametti di maggiorana -  un cucchiaino di erba cipollina - due uova - pangrattato - fior di sale

Battere le leggermente la carne con il batticarne. Tritare le erbe tranne l'erba cipollina che sarà tagliata con le forbici. Mescolarle al pangrattato con il parmigiano. Passare le fettine nell'uovo sbattuto con un po' di pepe e poi nel pangrattato aromatizzato facendolo aderire bene. Cuocere in una padella con abbondante olio fino a completa doratura. Far asciugare su carta assorbente e salare con un pizzico di fior di sale solo prima di servire. 
per quattro persone

  

giovedì 6 marzo 2014

SCRIGNI VALDOSTANI - OVVERO IL FESTIVAL DELLA COTOLETTA


Quale ricetta potevo dare oggi, dopo aver passato qualche giorno a sciare nella magnifica Valle d'Aosta? Già, proprio la saporita Cotoletta alla Valdostana, ovviamente con un nome più poetico. Tra l'altro è stato il primo piatto che ho mangiato la sera del mio arrivo in albergo. Guarda un po' che coincidenza. 

quattro fette di carne di vitello spesse circa due centimetri - quattro piccole fette di prosciutto cotto - 80 g di fontina tagliata sottile - due uova - pangrattato - fior di sale  
In attesa della Cotoletta 

Prendere la fetta di carne e disporla sul piano di lavoro, con una mano tenere ferma la bistecca e con la punta di un coltello molto affilato praticare un piccolo buco a metà altezza, proseguire nel taglio fino ad ottenere una tasca. Farcire con una fetta di prosciutto cotto e 20 g di fontina. Attenzione a non riempire troppo la tasca, potrebbe debordare il ripieno quando si cuoce la cotoletta. Per sicurezza chiudere la tasca con uno stuzzicadenti che verrà tolto prima di servire. Ripetere l'operazione con le altre fette di carne. Passare nell'uovo sbattuto con un po' di pepe e poi nel pangrattato facendolo aderire bene. Cuocere in una padella con abbondante olio fino a completa doratura. Far asciugare su carta assorbente e salare con un pizzico di fior di sale solo prima di servire. 
per quattro persone

P.S. La tradizione vuole che la Valdostana, come la Milanese, sia cotta nel burro chiarificato. Fatelo se non avete problemi con i grassi e il colesterolo, è ancora migliore. 

mercoledì 5 marzo 2014

LO STRANO DILEMMA DEL CANE DELLE NEVI SULLE PIPI' MONTANE

Swish, swish fanno gli sci sulla neve fresca. Ogni tanto uno scrac segnala la presenza di neve un po' più dura. C'è molto silenzio sulle vette innevate, tanto da essere quasi rumoroso. Il Cane sfrutta l'occasione delle piste quasi deserte, la tranquilla discesa protetta dalla nebbia bassa che nasconde i difetti di una sciatrice volenterosa ma non eccelsa. Decisamente la neve non è il suo elemento. Non si arrende mai, però. Anche se gli sci che ha affittato sono troppo nervosi e accelerano quando meno se lo aspetta. Persino quando l'altitudine, al di sopra dei 2000 metri, si sente e il fiato si fa corto, lo sforzo più intenso. Lo scarpone destro taglia in due la tibia, fitte di dolore bianco le appannano il cervello a tratti. No, decisamente sciare è uno sport troppo complicato, con il suo armamentario di calzamaglie, calzettoni, pile leggero, pile pesante, giaccone, pantalone, cappello, guanti, occhiali da sole, da nebbia, da neve, da vattelapesca cosa, sciarpa o foulard, crema protettiva, crema anti freddo, burro cacao con fattore di protezione alto, scarponi, sci, racchette, attacchi che non si attaccano, funivie, seggiovie, ovovie, rari skilifit, code. Per non parlare del momento infernale, l'apice di una giornata sciistica: la pipì. Sciare è uno sport e durante l'attività fisica, ma anche prima, è necessario bere. Tanti liquidi che possono essere acqua, the, succhi di frutta, ma anche zuppe, minestre o verdura. I liquidi introdotti devono uscire, sotto forma di sudore, piuttosto scarso visto le temperature rigide delle montagne, o in forma di pipì. Gli uomini non hanno problemi, anche armati di scarponi, pantaloni, calzamaglie, biancheria intima, riescono con insolita agilità ad esprimersi al loro meglio. In bagno o, orrore, in pista. Non è una rarità vedere un uomo che girato di schiena a bordo pista scioglie la neve, sappiamo tutti con cosa. A volte il Cane teme che quegli episodi, neanche tanto infrequenti, possano stimolare il distacco di una piccola valanga. La maggior parte dei maschi comunque usa i bagni, e anche lì per loro l'operazione è facile. Entrano, si mettono davanti all'orinatoio e via! In pochi secondi l'operazione è conclusa. Parliamo di quello che accade a una sciatrice. Prima di tutto la coda, nei bagni delle donne c'è sempre coda. E il motivo c'è, si capirà tra poco. Armata di pazienza e assoluto controllo del proprio corpo, perché quando scappa, scappa, e bisogna concentrarsi per evitare di farla mentre la coda si assottiglia con la velocità di una lumaca ubriaca. Capita a volte di guardare male una povera creatura di quattro anni, accompagnata dalla mamma, una in più in coda. Accidenti. Una volta conquistata la postazione e scoperto che il bagno non è di quelli con la turca, sospiro di sollievo almeno per quanto riguarda il Cane (meriterebbe una divagazione il gabinetto alla turca), ci si appresta all'operazione. Il Cane ripete a memoria l'operazione: slaccia il pantalone, abbassalo, fai la stessa cosa con la calzamaglia, ripeti con la mutandina, ok, una corrente gelata ti accarezza le terga, guarda il gabinetto, devi capire dov'è il centro, mai e poi mai ti siederai, la mamma ti ha insegnato che si possono prendere le malattie nei bagni pubblici, ok, controllata la posizione, ti appresti ad effettuare quanto necessario, con l'aggravante degli scarponi. Parliamo degli scarponi che ti tengono in una posizione innaturale, piegata sulle gambe, leggermente avanzata, parliamo degli scarponi che ingombrano tutto il metro quadrato a disposizione, pariliamo di quesgli oggetti mastodontici che ti impediscono di fare pipì in pace. Devi stare in piedi sul gabinetto, centrarlo e stare attenta a non cadere in avanti. Facile, soprattutto. In aggiunta, il giaccone ti fa apparire Neil Armstrong mentre sbarca sulla luna con la stessa agilità di movimenti e ti impedisce di vedere quello che accade più sotto. Una volta controllato tutto, è necessario stare attentissima a non fare danni nel bagno centrando la tazza mentre sei in bilico, poi bisogna controllare il flusso, altrimenti finisce dove non deve finire, e non si tratta del pavimento del bagno. L'operazione carta si fa complicata, bisogna srotolarla, perché il pezzetto che tu vorresti sembra essere particolramente affezionato al rotolo madre, non si srotola, non si schioda, non si scolla, vuole restare dov'è al calduccio vicino agli altri pezzi di carta. Tutto questo sempre in bilico sulle gambe che calzano scarponi, avvolte da un spesso strato di calzamaglia, pantalone, mutandina, con il giaccone, nel quale hai messo i guanti, il cappello, gli occhiali e sembri l'Omino Michelin alle prese con un piegamento. Di solito in questa fase si è anche cominciato a sudare, benché spesso i bagni non siano riscaldati e la parte di carne esposta ha già i geloni. Terminata l'operazione è ora di tirare di nuovo su l'armamentario: pantalone, calzamaglia, mutandina, non in quest'ordine. Questo più volte al giorno, dipende da quanto uno beve.
Mentre effettua la nuova vestizione il Cane delle Nevi si soprende a pensare alla semplicità di una giornata al mare.

P.S. Capito perché c'è coda nei bagni delle donne?

sabato 1 marzo 2014

BRIOCHE CON NOCI, CARDAMOMO E CANNELLA


Una ricetta fantastica per una colazione o un brunch con gli amici. Un sapore esotico, ma non troppo.  

Per la pasta: 250 ml di latte più 2 cucchiai – 400 g di farina  - 80 g di burro – 80 g di zucchero di canna – 1 uovo – 2 cucchiaini di cannella in polvere – mezzo cucchiaino di cardamomo in polvere – 1 sacchetto di lievito di birra liofilizzato

Per guarnire: 50 g di zucchero – 50 di gherigli di noce – 1 cucchiaio di cannella – 1 pizzico di cardamomo

Per la pasta: In una ciotola versare 250 ml di latte, unire lo zucchero e il burro tagliato a dadini, far intiepidire il latte, mescoalre finché lo zucchero non è dissolto. Mettere la farina in un’altra ciotola, aggiungre il sale, la cannella,il cardamomo, e il livito. Mecolare, unire il latte e lavorare finché la pasta diventa liscia, con il mixer e/o con le mani. Coprire e lasciar riposare per mezz’ora in un luogo tiepido. Sbattere l’uovo con due cucchiai di latte e aggingere questo composto alla pasta, lavorare con le mani finché tutto non sia ben amalgamato.

Per guarnire: mescolare il burro ammollato con una forchetta insieme allo zucchero e alle spezie. Stendere la brioche sul piano di lavoro infarinato in un rettangolo di 40x50. Spalmare il misto di burro e spezie, spolverare con le noci tritate e arrotolare, tagliare a fette di un centimetro di spessore, disporre dentro 6 piccole teglie rotonde, se le "fette" fossero molte disporre a due a due nella teglia tonda affiancandole. Far lievitare per mezz'ora coperte da un panno in luogo tiepido. Cuocere in forno a 120/150 gradi per 10 minuti, aumentare la temperatura a 180 gradi e terminare la cottura, ci vorranno circa 5 minuti. Serviere freddo e caldo. Durano in una scatola ermeticamente chiusa fino al giorno dopo. 

venerdì 28 febbraio 2014

INSALATA DI POMPELMO, FINOCCHI E ACCIUGHE

Una variante fantasiosa della classica Insalata di Arance siciliana. Spero sia di vostro gradimento, io la trovo fresca e insolita. 

un finocchio - un pompelmo e mezzo di medie dimensioni - tre acciughe sotto sale o sott'olio - 30 g di olive taggiasche - mezza cipolla - un mazzetto di prezzemolo - un cucchiaio di capperi dissalati - quattro cucchiai di olio evo - due cucchiai di succo di pompelmo - sale pepe

Lavare e tagliare il finocchio a fettine sottilissime. Pelare il pompelmo a vivo estrarre gli spicchi (nel blog trovate come farlo qui: http://naviezafferano.blogspot.it/2012/01/insalata-di-barbabietola-arancia-e.html ). Affettare la cipolla sottile. Tritare grossolanamente il prezzemolo. Sciogliere il sale nel succo di pompelmo, unire l'olio ed emulsionare bene. Disporre il finocchio su un piatto di portata, unire gli spicchi di pompelmo, la cipolla, il prezzemolo, i capperi e le olive. Irrorare con l'emulsione di olio e succo di pompelmo. Servire subito.
per due persone

giovedì 27 febbraio 2014

ANATRA IN PADELLA CON RISO ALLE VERDURE


Nell'attesa delle nuove avventure del Cane delle Nevi vi propongo qualche ricettina. 

3 petti d’anatra – 1 cucchiaio di senape forte – 250 di riso con riso selvaggio – 1 scalogno – 2 cipollotti – 4 foglie di alloro – 1 rametto di timo – 1 pugno di fagiolini – 125 gr di pomodori ciliegia – 100 gr di piselli – olio – sale pepe spezie cinque spezie – brodo (facoltativo)

Praticare delle incisioni dalla parte del grasso dei petti d’anatra, Coprirli completamente con la senape e le cinque spezie e mettere da parte. Mettere il riso con lo scalogno e le cipolle in una casseruola con l’olio e farlo rosolare, aggiungere il timo, l’alloro e versare l’acqua o il brodo e far cuocere secondo i tempi e le quantità previsti dal pacchetto. Dopo 10 minuti aggiungere le verdure, salare pepare, e finire di cuocere. Far scaldare una padella senza aggiungere grassi, mettere i petti d’anatra dal lato grasso, far cuocere circa 15 minuti girandoli sovente. Sgocciolare e servire con il riso alle verdure. 

mercoledì 26 febbraio 2014

IL CANE DELLE NEVI PARTE PER NUOVE AVVENTURE


Ebbene sì, anche quest'anno è arrivato il momento del Cane delle Nevi. Tremate sciatori esperti, piangete guardandolo scivolare con la consueta imbranattaggine sulle piste da sci. Forse, viste le previsioni del tempo infauste, riuscirà a essere protetta dalle nubi basse, dalla nebbia e dalla neve che cade. Una volta tanto si risparmierà l'umiliazione dei sorrisi divertiti da parte dei più esperti.

Se volete leggere i racconti delle precedenti avventure:


http://naviezafferano.blogspot.it/2013/01/il-cane-delle-nevi.html

http://naviezafferano.blogspot.it/2013/01/le-simpatiche-avventure-del-cane-delle.html

http://naviezafferano.blogspot.it/2014/01/requiem-per-il-cane-delle-nevi.html

sabato 22 febbraio 2014

ZUCCA ARROSTITA NEL FORNO CON FORMAGGI


Nessuna confettura, nessuna mostarda o cremina ad accompagnare i formaggi, ma questo sfiziossimo contorno che esalta il sapore dei formaggi con la dolcezza della zucca e quella un po' amara della cipolla al forno insieme alla fragrante esplosione delle erbe e dei semi di nigella. Formaggio e zucca al forno stanno beissimo insieme su un fetta di pane croccante. 

una zucca piccola, senza semi e tagliata a tocchetti non troppo grandi– sei o sette spicchi d’aglio in camicia – tre cipolle rosse tagliate a spicchi – un mazzetto di salvia e uno di timo – sale pepe – tre cucchiai di semi di nigella – olio per ungere la teglia - selezione di formaggi stagionati morbidi e duri – pane

Mescolare tutti gli ingredienti (tranne il formaggio) e distribuire in una teglia con olio. Far cuocere per 40 minuti in forno a 200, girando un paio di volte. Servire coi formaggi e il pane croccante. Volendo si può accompagnare con un’insalata verde rendendolo un pasto completo. 

venerdì 21 febbraio 2014

CUCINA DEGLI AVANZI - CROSTATA DI PERE E FORMAGGIO


Un modo magnifico di utilizzare avanzi di formaggi, è un piatto unico sfizioso. E poi "Al villan non far sapere quant'è buono il formaggio con le pere". Ahhhh, la saggezza popolare. Gran bel piatto unico servito con un'insalata. 

3 pere – mezzo limone – 200 g di formaggio misto (gorgonzola, emmentaler, caprino, capra stagionato, fontina, e tutti quelli che volete, basta rispettare la quantità)  - 2 cipolle – 1 noce di burro – 2 cucchiai di uvetta – 1 cucchiaio di olio – sale pepe

per la pasta: 200 g di farina – 100 g di burro freddo – 6 cucchiai di latte – pepe sale

Nel mixer mettere la farina, unire il burro, il sale, il pepe e far lavorare le lame fino ad ottenere una consistenza sabbiosa. Aggiungere il latte e mescolare a piccoli scatti fino a che la pasta non formi una palla. Conservare in frigo fino al momento dell’utilizzo. Tritare le cipolle, farle stufare nella padella con un po’ di olio finché non sono dorate, unire l’uvetta, il sale e pepe. Affettare le pere e tagliarle a fettina sottili, irrorarle con il succo di limone. Stendere la pasta in due rettangoli su un piano infarinato, metterne uno in una teglia o sulla placca del forno rivestite di carta forno, bucherellare con i rebbi della forchetta, distribuire i formaggi tagliati a fettine, unire le pere e il misto di cipolle. Coprire con l’altro rettangolo di pasta, facendo aderire bene in bordi. Cuocere in forno a 180 per 30 minuti. Servire tiepido con una bella insalatina mista bene condita. 

PS: la ricetta non è mia, l'ho scovata parecchi anni fa in una rivista francese. Non ricordo più quale, ma ho fatto delle modifiche, quindi ora mi appartiene. Ah, ah, ah. 

giovedì 20 febbraio 2014

FONDUTA SVIZZERA - FONDUE SUISSE

E' il piatto protagonista del racconto di ieri. Per gli amanti dei formaggi un vero paradiso. Ne esistono molte versioni: la tradizionale è fatta con metà Gruyère e metà Vacherin (di Friburgo). Oggi darò la versione che ho mangiato in occasione del volo del Caquelon. Cos'è il Caquelon? Si tratta del contenitore, una pentolina, nel quale si fa fondere e si serve la fonduta. Può essere di ghisa, terracotta o porcellana. Io preferisco la terracotta. Il contenitore non deve essere troppo grande e deve poggiare su un fornelletto che terrà caldo il formaggio durante la cena. Potete fare questa fonduta con qualsiasi formaggio vi piaccia, contate 200 g di formaggio per commensale e poi scatenate la vostra fantasia. 
La tradizione vuole che il pane sia leggermente raffermo, quello del giorno prima per intenderci, perché così non si scioglie al contatto con la crema. A me piace anche farlo tostare leggermente, la croccantezza aggiunge un tocco in più. Poi a me piacciono anche le patate bollite e il sottaceti, ma questa è una variante non proprio tradizionale. Ho anche trovato un'idea divertente: mettere nel piatto di portata dei grani di pepe pestati grossolanamente, i commensali passeranno il crostino al formaggio nel pepe pestato ottenendo un sapore nuovo. I più golosi suggeriscono di mettere un bicchierino di Kirsch accanto al piatto di ogni commensale, potranno intingere il pane prima di passarlo nella crema di formaggio.  Slurp. 

800 g di formaggio (diviso tra 1/3 di Sbrinz, 1/3 di Emmentaler, 1/3 di Gruyère) - 350 ml di vino bianco secco - tre spicchi d'aglio - 40 g di Maizena (o fecola di patate) - 50 ml di Kirsch - mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio o cremor tartaro oppure un cucchiaio di succo di limone - pepe noce moscata - pane raffermo

Grattugiare i formaggi oppure tagliarli a listarelle sottili. Pulire gli spicchi d'aglio e strofinarne uno sul fondo e i lati della pentola di terracotta, schiacciare leggermente gli altri e infilzarli in uno stuzzicadenti. Far sciogliere la Maizena con un po' di vino bianco prelevato dai 350 ml. Mettere i formaggi dentro la pentola, unire il vino, scaldare a fuoco dolcissimo. Unire il composto di vino e Maizena e il bicarbonato. Cuocere a fuoco basso mescolando con un cucchiaio di legno. Togliere gli spicchi d'aglio infilzati nello stuzzicadenti. Quando tutto il formaggio è fuso aggiungere il Kirsch e mescolare areando il composto sbattendo un po'. Quando tutto è amalgamato e cremoso portare in tavola, collocando la pentola sopra una fornelletto per tenere caldo.
per quattro persone

P.S. Perché del bicarbonato, succo di limone, cremor tartaro? E' una questione di chimica, l'acidità di questi ingredienti permette di mescolare due elementi che non hanno voglia di amalgamarsi: il vino e il formaggio.  

mercoledì 19 febbraio 2014

BARILOCHE E IL LATO OSCURO DELLA FONDUTA

Spazi. Spazi enormi, vedute a perdita d'occhio, cieli azzurri, boschi verdi, laghi blu, ghiacciai bianchi dalle sfumature turchese scuro. La Patagonia andina, uno spettacolo della natura. Un po' Svizzera con manie di grandezza, da quelle parti un laghetto è come un mare da noi, e un po' America, perché il continente è quello e per via degli spazi infiniti e solitari.
Era una vacanza premio, dopo tanto lavoro e molto stress. Un bell'albergo dal nome evocativo di Edelweiss, Stella Alpina, così rassicurante. Immagino che non esista luogo montano al mondo che non abbia almeno un Hotel Edelweiss, se così non fosse non sarebbe montagna. La cittadina che ci ospitava era San Carlos de Bariloche, nota semplicemente come Bariloche. Un posto fantastico, piombato in Argentina direttamente dalle Alpi Bavaresi o forse svizzero-tedesche. Chalet di legno uguali alla casetta di Marzapane di Hansel e Gretel, vie acciottolate con fontane che ricordano i vecchi lavatoi dei paesini alpini italiani, panetterie denominate Bakerei (con i due puntini sulla lettera a...) come nei paesi di lingua tedesca. Sulla piazza legno, ardesia e pietra si sprecavano, gli chalet e i dolci di ispirazione germanica pullulavano e i ristorantini che servivano la Trota in Blu non si contavano. Casette con le tendine bianche e rosse ricamate, l'impeccabile pulizia delle strade, gli ottoni tirati a lucido, una delizia di ordine in un paese che molti giudicano caotico. In effetti a Buenos Aires il traffico è molto diverso rispetto a Zurigo o Monaco di Baviera. Cittadina ridente con il suo lato oscuro. Non esiste luogo al mondo che non abbia un lato oscuro, come del resto anche gli umani. Bariloche è il luogo dove hanno trovato Eric Priebke, l'ufficiale nazista responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Era lì tranquillo che serviva pane e pasticcini nella sua panetteria in centro a Bariloche. Mi sono sempre chiesta se per caso sono entrata in quella panetteria, se mi abbia servito un signore gentile, dal leggero accento tedesco, che magari ho anche trovato simpatico. Le casualità della vita sono infinite e magari mi sono trovata di fronte un pezzo di storia che mi passava un pacchetto di pane all'uvetta. Come si sarà sentito il vicino di negozio a scoprire la vera identità del il gentile signore della porta accanto. Forse un brivido gli avrà percorso la schiena, forse no. Magari anche lui aveva un segreto, qualcosa che non avrebbe rivelato mai a nessuno, qualcosa di antico e nascosto. Ognuno di noi ha i suoi segreti. Forse anche la biondissima cameriera che mi ha servito la trota al burro nel ristorante dell'albergo. Forse anche la proprietaria del ristorante dove servivano le Fondute.
La signora era una donna da manuale, di quelle che ti immagini gestiscano un ristorante di montagna. Non troppo alta, bella paffuta, carnagione panna e fragola, capelli biondo chiaro senz'altro messi in piega coi bigodini, tenuti su anche di notte insieme a uno spesso strato di crema nutriente. Serviva Fondute di tre tipi: svizzera, di carne e verdure col brodo, di cioccolato. Qualche antipastino e un paio di dolci completavano il menu. L'atmosfera calda e accogliente, pareti di legno, tendine bianche bordate di pizzo, tovaglie candide, inamidate e ben stirate, candele e fiori secchi sul tavolo. Mi piaceva proprio, la signora, e poi era divertentissima. Sorrideva e serviva le fondute insieme a una cameriera identica a lei, florida, sorridente, amabile. Sembravano le gemelle Kessler della ristorazione latino americana. Alla terza volta che siamo entrati, la signora ci ha trattati come se fossimo clienti da mille anni, come degli habitués del pentolino sul fornello. Ci ha fatto accomodare al tavolo più bello, vicino alla finestra con vista su tutta la sala. Ci ha offerto un bicchiere di vino come aperitivo accompagnato da due crostini con Crema di Patate, Timo e formaggio fuso (una cosa celestiale). Poi ci siamo lanciati sulla Fonduta Svizzera. Un pentolino rutilante di formaggio fuso, tenuto su un fornelletto che ne mantiene la temperatura, un leggero aroma di Kirsch,  bocconcini di pane e pezzetti di patate bollite da intingere in quel ben di Dio liquido, qualche sottaceto. Un crostino, due crostini, un pezzetto di patata, un sottacento, avanti così fino quasi a toccare la fiammella del fornelletto. La gola si fa sentire, contesta che in fondo alla pentola c'è ancora del formaggio. Quel fondo attaccato come cemento alle pareti, leggermente croccante, una meraviglia per le papille gustative. E chi sono io per rispondere di no alla gola? Infilare le dita nel pentolino è fuori discussione, non è per niente elegante. Scelgo di infilzare un pezzetto di pane sull'esile forchettina, uno degli ultimi tocchetti e poi più nulla. Con l'acquolina in bocca mi appresto a pulire, anzi a raschiare, il metallo ricoperto dalla sottile crosticina semi morbida di formaggio. Raschiare il fondo del barile si dice, ecco io mi stavo apprestando a fare quello raschiare avidamente. Inforcato il pane ho introdotto la forchetta facendola scivoalre sulle pareti, niente non veninva su niente. Ho riprovato, inutile, il formaggio era incrostato e deciso a non mollare la postazione. Chiunque sano di mente averebbe smesso di ravanare. IO no, ho continuato aumentando la pressione. Forse un po' troppo, il pentolino si è mosso è scivolato e si è inclinato sul supporto. Poi è partito con la forza di un proiettile, ha fatto un volo verso il centro della sala. Mi sa che ho premuto un po' troppo, ho pensato vergognandomi come una ladra quando il contenitore è caduto con un tonfo metallico in mezzo al pavimento di parquet. Rumoroso avviso di cliente maldestro. La signora si è guardata in giro per capire da dove fosse partita la pentola e mi ha guardato sorridente, io ho chiesto scusa con gli occhi. Lei ha ammiccato, come fosse normale, come se tutti i clienti raschiassero il fondo della pentola per poi lanciarla in mezzo alla sala, come i Cosacchi rompevano i bicchieri dopo aver bevuto. Ha raccolto il pentolino ed è sparita in cucina. E' tornata con una ciotlolina dove sobbolliva una piccola, ma soddisfacente, quantità di fonduta. Me l'ha messa davanti in silenzio, con un sorriso tra il malizioso, il materno e il divertito. Ho affondato il crostino di pane, gustandolo voluttuosamente. Il mio compagno mi guardava, deglutendo vistosamente. Gli sarebbe tanto piaciuto assaggiare quel mini bis di formaggio. E invece no, me lo sono mangiato tutto io. Ognuno di noi ha il suo lato oscuro.


sabato 15 febbraio 2014

NOUGAT GLACE'

Un dolce con molti passaggi, non facilissimo ma dal successo assicurato. Gli ospiti saranno felicissimi di fare il bis e il tris. Per questo le quantità sotto sono abbondanti. Se volete potete tranquillamente dimezzare le dosi, ma non avrete la scorta...


per il croccante o nougatine: 200 g di zucchero - 125 ml di acqua - 250 g di mandorle

per la crema: 200 g di frutta secca mista (il mio mix: albicocche, datteri, ciliegie, uvetta, prugne) - due cucchiai di liquore all'arancia (Grand Marnier o Cointreau) - 400 ml di panna

per la meringa italiana: 230 g di zucchero - 125 g di zucchero - tre albumi

per la salsa ai frutti rossi: 200 g di fragole o lamponi - due cucchiai di zucchero - il succo di mezzo limone

Ungere il piano dove lavorerete il croccante e la spatola che userete. Io di solito uso olio di nocciole o di mandorle, ma se volete potete usare olio di arachidi. Olio di oliva no, ha un sapore e un profumo troppo marcati.

per la nougatine: Mettere l'acqua con lo zucchero sul fuoco e mescolare finché lo zucchero non si sia sciolto. Far sobbollire finché lo sciroppo non assume un bel color caramello, togliere subito fuori dal fuoco e unire le mandorle mescolando bene. Versare immediatamente sul piano di lavoro lavorando velocemente per formare uno strato di uniforme, il croccante indurisce subito quindi la velocità è fondamentale. Far raffreddare. Tritare nel mixer per formare una sabbietta dorata con pezzetti di croccante.

per la crema: Mettere la frutta secca tagliata a pezzettini in una ciotola, irrorare con il liquore d'arancia e mescolare bene. Montare la panna e tenerla in frigo fino al momento di utilizzarla.

per la meringa italiana: Mettere l'acqua con lo zucchero sul fuoco e portare da ebollizione, far bollire due minuti. Nel frattempo montare gli albumi a neve molto ferma, ma non troppo perché altrimenti si seccano e bisogna ricominciare. Con le fruste azionate, versare lo sciroppo caldo a filo negli albumi montati, continuare a montare finché la meringa non sia fredda o appena tiepida.

per il nougat: Mescolare la frutta secca con la nougatine, unire un terzo della panna e mescolare. Aggiungere il restante, lavorando con delicatezza per non smontarla. Allo stesso modo mescolare un terzo della meringa e poi unire il resto continuando a mescolare con molto attenzione. Rivestire uno stampo da Plum Cake con pellicola trasparente. Versare la crema e dare piccoli colpetti sul piano di lavoro per togliere l'aria dallo stampo. Passare al congelatore per almeno tre ore.

per la salsa ai frutti rossi: Lavare e pulire le fragole o i lamponi. Tenerne da parte alcune intere per decorare. Metterli nel mixer con lo zucchero e il limone. Frullare fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo. Passare al setaccio per togliere i semi e renderlo più leggero.

Decorare il Nougat con la frutta fresca e servire tagliato a fette con la salsa ai frutti rossi.

P.S. Per chi non amasse la frutta secca sostituire con del cioccolato a pezzetti. 


venerdì 14 febbraio 2014

UN GATTO CHE FA DISASTRI E IL NOUGAT GLACE'

Se dorme non fa danni
Amo la mia gatta Alice, un vero tesoro coccoloso e simpatico. A volte però vorrei inventare una ricetta per capire le sue esigenze e i suoi miagolii, per starle più vicina e fondermi con lei. Quella palla di pelo è così carina che mi spiace non avere un dialogo serio con lei. Lo so, sono un po' folle ma se la conosceste capireste. Ci sono momenti, però, nei quali la farei volentieri arrosto. Ieri è stato uno di questi.
Invito spesso amici a cena, ci sono quelli che vengono per la compagnia, a cui del cibo non importa molto; altri vengono per stare insieme e anche per mangiare; alcuni sono dei professionisti della tavola e sono quelli che, ovvio, mi mandano più in crisi. Ho sempre paura di essere inadeguata, di non arrivare a soddisfare il loro palato esigente, il loro gusto affinato da anni di cene sopraffine. Una di loro non solo è una grande cuoca, ma è anche una pasticcera provetta. E una cake designer i cui dolci non sono solo meravigliosi, ma anche squisiti. Ecco, a cena c'era lei. Il dessert doveva essere davvero notevole. Decido di fare il Nougat Glacé dolce che mi viene particolarmente bene, che è  nelle mie corde. Preparo tutto come da ricetta, eseguo i procedimenti corretti, non sbaglio nulla. A volte un errore capita, una goccia di unto nascosta in un anfratto delle fruste elettriche che col calore si scioglie e manda a quel paese la meringa italiana, che fino a quell'istante era perfetta. Si deve ricomniciare tutto da capo. Oppure basta un secondo di distrazione, magari solo controllare la giusta umidità della frutta secca, per trasformare la panna in burro. Ieri non è andata così, tutto era perfetto, la Nougatine era una delizia, la frutta secca perfettamente umida, la panna montata al punto giusto e la meringa italiana, modestamente, un piccolo capolavoro. Liscia, lucida, setosa, cremosa. Assemblo tutto, frutta secca, croccante, panna, meringa e comincio a versare nello stampo la crema soffice e aerea. Una volta finita l'operazione, mi accorgo che ne avanza parecchia. Mi giro per cercare un altro stampo, vado verso il pensile e apro. Mentre cerco sento dei rumori alle mie spalle, ho fretta e non mi giro. Errore. La mia micia, ammirata davanti alla bellezza del mio Nougat Glacé, forse soggiogata dal profumo di croccante e panna, decide di assaggiarlo e infila una zampa dentro, ma ce la infila proprio, intera, l'affonda nella panna con meringa come un bambino le dita nella Nutella. Annusa, di solito. Non le piace, immagino io, perché  sono sempre di spalle, concentrata. Mi giro con la nuova teglia in mano e la vedo. La zampa sporca per metà, che se fosse un umano direi "sporca a metà coscia", sospesa a mezz'aria e l'espressione sorpresa. Due occhioni verdi e tondi, il nasino all'insù e l'aria colpevole. Forse per il sapore inconsueto, forse per essere stata scoperta. Non faccio in tempo ad aprire bocca per sgridarla che la micia fa un balzo, felino, ovvio, e cerca di saltare giù dal piano di lavoro. Nel far così si trascina dietro lo stampo e il mio Nougat vola, vola a terra e si schianta a suolo. Cadavere irrimediabile spalmato sul pavimento. La gatta inciampa nella crema, scivola, derapa e scappa. Lasciando dientro di sé una scia di panna montata e meringa italiana, con frutta secca e croccante, a forma di zampette di gatto. Disdetta. Il Nougat avanzato non era abbastanza, ne ho dovuto fare un altro. Ho anche dovuto pulire sulle tracce della gatta, in ginocchio. Lei si è lavata da sola, nascosta in qualche angolo della casa che non ho ancora scoperto, anche se stamattina era ancora un filo appicciocosa.

....E domani la ricetta

domenica 9 febbraio 2014

SOUFFLE' ALL'ARANCIA CON SCAGLIE DI CIOCCOLATO


Come ho già detto più volte all'interno del blog, i dessert non sono mai light, a volte si riesce a creare qualcosa di poco calorico, ma per gli amanti del dolce è pura eresia. Un soufflé è qualcosa di leggero, almeno nella consistenza. E poi, che delizia affondare il cucchiaio in qualcosa di aereo profumato all'arancia con il retrogusto di cioccolato 

3 cucchiai di burro – 3 cucchiai di zucchero – 2 cucchiai di farina – 60 ml di latte – 2 cucchiai di liquore all’arancia – 1 cucchiaio di scorza d’arancia – 2 tuorli – 2 albumi – un pizzico di sale – un pizzico di cremor tartaro - 50 g di cioccolato fondente grattugiato - crema inglese facoltativa (sotto la ricetta)  

Preparare un ramequin da 400 ml o due da 200 ml ungendoli con un cucchiaio di burro, unire lo zucchero e eliminare l’eccesso. Sciogliere il resto del burro, unire la farina, aggiungere il latte tiepido e cuocere mescolando sempre finché la crema non giunge ad ebollizione (circa un minuto). Togliere dal fuoco. Aggiungere il liquore e la scorza d’arancia. Unire il tuorli uno alla volta. Tenere da parte. (fino a questo punto la ricetta può essere preparata il giorno prima). Coprire e conservare in frigo. 
Al momento di servire, montare gli albumi a neve insieme al sale, il cremor tartaro e lo zucchero. Unire gli albumi alla crema e mescolare delicatamente dall’alto verso il basso. Riempire i ramequins e cuocere in forno a 180 gradi per 40 minuti per il soufflé da 400 ml, 20 min per quelli da 200. Grattugiare il cioccolato e spolverarlo sulla superficie del soufflé. Nel caso decidiate di servirlo con la crema inglese, aprire un buchetto nel soufflé e poi versare la salsa all’interno, prima di decorare con il cioccolato. 
per due persone 


CREMA INGLESE 


250 ml di latte – un tuorlo – due cucchiai di zucchero – un quarto di cucchiaino di maizena – un cucchiaino caffè istantaneo o estratto di vaniglia o liquore all’arancia.

Scaldare il latte, quasi all’ebollizione. Sbattere il tuorlo, lo zucchero e la maizena fuori dal fuoco unire il latte al filo e cuocere mescolando sempre finché la crema non assume la consistenza di una crema liquida, ma spessa, quando vela il cucchiaio. Togliere dal fuoco e unire l’aroma. Si può servire tiepida o fredda. 

sabato 8 febbraio 2014

PURE' DI RAPE LIGHT


Ok, non a tutti piacciono le rape, però sono una verdura che si trova in abbondanza in questa stagione invernale. Fanno molto bene alla salute e sono economiche. In questa versione sono perfette per una cena leggere e con poche calorie, magari con un trancio di pesce o un po' di pollo alla griglia. 

7 rape medie (circa un chilo e trecento grammi) – 125 ml di latte di riso – 40 gr di burro – 2 cucchiaini di sale – 1 cucchiaino di prezzemolo tritato – pepe

Cuocore le rape a vapore per 20/25 minuti o fiché non sono tenere. Schiacciarle con lo schiacciapatate. In una padellina mescolare il latte col burro e il sale, portare ad ebollizione e far cuocere finché non si è ridotto di metà (5 min). Versare sulle rape e con le fruste elettrice lavorare finché non risulta un impasto omogeneo ma non troppo. Salare pepare e guarnire con il prezzemolo. 
per quattro persone 

venerdì 7 febbraio 2014

CAVOLFIORE ARROSTO CON LIMONE E PREZZEMOLO


Si parla di corsa e dunque andiamo su qualche piattino salutare, anche se non sempre light. Il cavolfiore qui sotto è delizioso e ultra sano. 

seicento/settecento grammi di cavolfiore (anche un po' di più) – sei cucchiai di olio di oliva – un mazzo grande di prezzemolo tritato – mezzo cucchiaino di scorza di limone grattugiata – 2 cucchiai di succo di limone –sale pepe

Mescolare le cimette del cavolfiore con quattro cucchiai di olio e disporle sulla placca del forno. Salare e pepare. Arrostire dando una mescolata ogni tanto, finché non è cotto e dorato. Mettere il prezzemolo, il succo di limone e il resto dell’olio in un mixer finché non sia tutto bene amalgamato in una salsina fludida. Mescolare il cavolfiore con il limone e cospargere con la scorza di limone.
per quattro persone

P.S. Aumentare la dose di cavolfiore se non è un contorno. 
  

mercoledì 5 febbraio 2014

DI CORSA A CENTRAL PARK

Sdraiata a Central Park 

Non c'è paragone. E' vero, è un parco come tanti altri. Ci sono gli alberi, i prati, il cielo, le case intorno. Però, chi ci ha passeggiato lo sa. Non può essere paragonato a nessuno. Hyde Park a Londra è splendido, forse è anche più grande, i Jardins du Luxemburg a Parigi sono uno spettacolo, e forse anche Parco Sempione a Milano non è male. Ma lui è lui. Ovviamente sto parlando di Central Park. C'è poco da fare, Central Park è come la città che lo ospita: l'assoluto. D'accordo, quelli che non amano l'America e New York possono dissentire, credo siano pochi, esistono, e rispetto la loro opinione. Però, questa volta lasciatemi fare l'innamorata. Una volta tanto lascio che i sentimenti abbiano il sopravvento. E allora racconto di quella volta che sono finalmente riuscita a correre a Central Park. Ho parecchie passioni nella vita, la cucina, il cinema, la musica e anche la corsa. Si d'accordo, amo il mare, la nebbia, il cioccolato, ballare, il sole, la neve, e via elencando le cose che mi fanno piacere, però quelle prime quattro sono le mie vere, verissime passioni. La corsa è un amore tardivo, difficile, ma incondizionato. E New York riesce a unire tutte le mie passioni, c'è tutto e il contrario di tutto. Diciamo che una corsa a Central Park ne soddisfa tre in un colpo solo: cinema, musica e corsa. Non è poco. Dicevo, una mattina finalmente sono riuscita a correre a Central Park e l'ho fatto come una vera newyorchese, all'alba. Ecco come è andata.
Era una mattina di tarda primavera, la temperatura non era delle migliori, faceva ancora freddo e sulla città aleggiava una leggera pioggia, di quelle uggiole fini, fini e fastidiose. Ma avevo bisogno di correre, sentivo il miei muscoli pronti e guizzanti, forse eccitati dalla vicinanza di Central Park. Un lento risveglio, guardando fuori dalla finestra che dava di sguincio sulla Broadway. Avrei voluto aprirla, quella finestra, ma era incastrata e non ho mai capito perché, ma le finestre sono spesso incastrate a New York. Se qualcuno sa dirmelo, lasci un messaggio qui sotto. Mentre sorseggiavo il primo caffè della giornata, lunghissimo e quasi insapore, ho capito che comunque fuori non doveva fare caldo, anche dal decimo piano si vedeva la gente che indossava il piumino. Ho infilato le scarpe, l'abbigliamento adatto, un cappellino per proteggermi la testa dall'acqua e ho fatto quello che fanno centinaia di newyorkesi a quell'ora. Sono andata a fare jogging. Le cuffiette del mi iPod (pausa pubblicità) ben piazzate nelle orecchie. Ho preso l'ascensore, sono scesa. Il portiere mi ha salutata e poi ero in strada. A sinistra il Lincoln Center, a destra la Broadway da attraversare. Mi sono girata, ho schiacciato il tasto play mentre cominciavo a correre lungo la Sessantatreesima Strada Ovest. Nelle orecchie sono esplose le note di New York, New York con la voce di Frank Sinatra che mi diceva dove mi trovavo, cosa ero, cosa facevo e come mi sentivo nella "... city that never sleeps", che in effetti, visto il traffico, alle sette meno dieci, deve proprio dormire pochino. Poche centinaia di metri ed ero sulla Central Park West, l'attraversavo e la lunga Avenue che avevo sulla destra mi lasciava senza fiato. Mi sono trovata a uno dei tanti ingressi del parco. Il nastro di asfalto, diligentemente diviso tra corridori, ciclisti e automobilisti, si snodava esaltante sotto i grattacieli. Nel petto sentivo un'emozione che non provo mai quando corro, anche quando corro al meglio delle mie possibilità. Sentivo un'esaltazione, una scossa di adrenalina, un'agitazione così forti da lasciarmi quasi senza fiato. Tutto il mio corpo era teso verso la corsa, resa ancora più esaltante dal freddo e dalla musica che avevo nelle orecchie. Le note che venivano dal registratore aiutavano a mettere un passo davanti all'altro, emozionandomi a ogni metro macinato. Correvo al freddo e sotto alla pioggia, sospesa tra sogno e realtà, una cosa che non avevo mai provata, quando è entrata Ella Fitzgerald che, con la sua voce melodiosa, mi diceva "We'll take Manhattan, il Bronx and Staten Island too", sulle note di quel piccolo gioiello che è Manhattan. Sulla destra gli appartamenti del Upper East Side, lì dove c'è la Fifth Avenue e dove si concentrano alcune tra le più grandi ricchezze della città, correvo ed ero in pieno sogno, ero come scorporata da quella me stessa, che forse era sdradiata nel letto a Milano e si immaginava tutto. Ho affrontato la prima salita sulle note di Daddy don't live in that New York City No More degli Steely Dan. Non fosse stato per il loro groove non ce l'avrei fatta, accidenti quanto è in salita Central Park! Passo dopo passo transitavo davanti alla statua del cane Balto. Correvo, correvo guardando avanti a me, su verso l'alto in direzione Harlem, sulle note quanto mai consone di Angel of Harlem degli U2. Chi non ha corso per questi luoghi, con i corridori ordinati, rispettosi, il cielo sopra, gli alberi intorno, tutto coronato dai magnifici grattacieli di epoche diverse, non può capire l'esaltazione che si prova. Le note di Walk on the Wilde Side di Lou Reed mi hanno portato la contraddizione di una città che è così, ordinata e disordinata allo stesso tempo, tollerante e intollerante, alta e bassa. Non sentivo la stanchezza mentre lasciavo sulla destra il Jacqueline Kennedy Onassis Reservoir. Accidenti, questo lago ha il nome di un'icona americana e io ci sto correndo intorno, ho pensato. Mentre correvo, misericordiosamente in discesa, e guardavo avanti ho notato un gruppetto di uomini, correvano in fila indiana. Uno davanti, uno in mezzo e il terzo dietro. Tutti con lo stesso passo, mentre li incrociavo ho riconosciuto l'uomo di mezzo. Nicholas Sarkozy, pantaloncini corti, t-shirt, giubbottino leggero anti pioggia. Nient'altro, le guardie del corpo erano vestite come me, protette dalla pioggia e dal freddo. Anche lui come me, ho pensato esagerando il "come me" giusto di qualche tacca. Diciamo però che la corsa livella un po' tutti: sudiamo, fatichiamo, abbiamo un po' di fiatone, pensiamo ai fatti nostri. Magari i fatti di Sarkozy hanno un po' più a che fare con i destini dell'umanità, i miei su cosa posso fare per migliorare la cosistenza del budino di latte. Mi è capitato di incontrare Giovanni, di Aldo, Giovanni e Giacomo, mentre correvo a Parco Sempione. Entrambi hanno in comune le stesse dimensioni, altezza e magrezza, ma vuoi mettere un President de la Republique, anche se a riposo? Avevo macinato un po' di chilometri e di musica, a questo punto, nelle mie orecchie erano passate Englishman in New York di Sting, Leaving New York dei Rem, New York State of Mind di Billy Joel. Su quest'ultima avevo avuto un attimo di cedimento, ma è subito entrata Doris Day con Lullaby of Broadway a ridarmi la carica necessaria a proseguire. Stavo quasi finendo la corsa quando mi è entrata nelle orecchie  53rd and 3rd dei Ramones, correre su quelle note è un filo anacronistico, e ancora di più sulla canzone che ha quasi chiuso la mia corsa, Waitin' for my Man, ancora una volta di Lou Reed, due canzoni che esaltano una New York viziosa, eroinomane, fatta e sfatta. In realtà ho cominciato a decelarare su M79 dei Vampire Weekend e ho finito su New York di Paloma FAith. Dopo quasi un'ora ero al punto di partenza. Sulla Central Park West era arrivato il poliziotto per far attraversare i bambini che entravano a scuola. Senz'altro un istituto esclusivo, visto che indossavano divise all'inglese, pantaloni o gonne corte su calzettoni e gambe nude. Ho ripreso a camminare, sudata e affamata. Felice. Adesso ogni volta che ne ho voglia rimetto su la stessa musica, nello stesso ordine e corro a Parco Sempione, facendo finta di essere a Central Park. Parco Sempione è molto più in piano di Central Park e, a volte, è preferibile.

P.S. Si, si sono abbastanza folle da aver creato una playalist, o compilation, con tutti i pezzi dedicati a New York. L'ho creata apposta per correre a Central Park o per far finta di esserci, tutte le volte che mi viene nostalgia. Purtroppo non sono poche.