giovedì 31 gennaio 2013

I SEGRETI DEI CANEDERLI PERFETTI

Oggi niente ricetta ma una serie di segreti e trucchi per fare bene i canederli, perché siano sempre sfiziosi e perfetti.

Ecco le regole:


  • Il pane, beh diciamo che il tipo di pane non è fondamentale, i canederli verranno bene con qualsiasi formato e tipoi di pane, quindi largo al pane in cassetta, al filone, ai panini soprattutto se raffermi. Meglio il pane raffermo di quello fresco, ma in mancanza potete tranquillamente usare quello fresco. 
  • Lo speck non è il solo salume che potete inserire nell'impasto dei vostri canederli, se avete della pancetta, del prosciutto, del salame usateli pure. La ricetta non ne soffrirà e, in alcuni casi, potrà guadagnarne. 
  •  Creare il canderli veri e propri con le mani bagnate, sarà più facile dare loro la forma, resteranno belli lisci in superficie e, soprattutto, non si sfalderanno. 
  • L'impasto non deve essere né troppo morbido né troppo umido, pena lo sfaldamento nel corso della cottura.
  • Anche se nelle ricette non c'è scritto voi fatelo: aggiungete un po' di farina all'impasto. Aiuterà i canederli a stare insieme, solo non esagerate. Poco è l'urlo di battaglia. 
  • Potete usarli in brodo, in insalta (domani la ricetta) o come contorno, come usa molto nei paesi dove nascono. 
A domani 


mercoledì 30 gennaio 2013

ROTOLINI DI SPECK CON ROBIOLA

Un amuse bouche, come lo chiamano i francesi, uno stuzzichino divertente e facile da fare. Ottimo con un vino aromatico altoatesino. Si può declinare in infinite varianti, a voi la fantasia. 

sedici fette di speck - 100 g di robiola - un mazzetto di erba cipollina (intera e tritata) - qualche cucchiaio di panna - pepe

Mescolare la robiola con qualche cucchiaio di erba cipollina tritata, la panna e il pepe. Piegare a metà le fette di speck, cospargerle con il formaggio aromatizzato, e arrotolarle su se stesse a formare un rotolino. Chiudere il rotolino con un filo di erba cipollina. Servire.
per quattro persone 

martedì 29 gennaio 2013

LE SIMPATICHE AVVENTURE DEL CANE DELLE NEVI

La Vista dall'inizio della pista Lagazuoi, la foto non l'ha fatta il Cane 
Avete conosciuto il Cane delle Nevi, quello che azzanna la neve senza soluzione di continuità. Esiste per una settimana all'anno, non di più. Il resto del tempo lo passa in luoghi ameni, ma ben lontano dalle cime innevate. Può fare un'eccezione per un fine settimana particolarmente bello e con neve considerata fantastica, ma è veramente un'eccezione.
Nella fatidica settimana, però vive alla grande tutto ciò che è neve e ghiaccio. Sperimenta nuove piste, nuovi orizzonti, nuove discese. Il Cane inizia la settimana in sordina, piano piano scivola sulla prima pista, guardinga, saggiando la bontà della neve con le lamine appena affilate. Flessione-distensione, si ripete come un mantra, per non restare dura come un tronco sulle gambe. Flessione-distensione, sguardo a valle, per controllare la pista, come le spalle, anca a monte. Mai posizione fu più innaturale, ma tant'è queste sono le regole. Flessione-distensione. I legni mordono la neve, sccc-ssss-sccc-sss fanno sotto le spinte delle flessioni e distensioni e a volte riescono anche a disegnare curve perfette. Sono le volte che il Cane delle Nevi si ferma, si gira e controlla il proprio percorso. Fiera. Può andare a testa alta, sugli sci non se la cava poi così male. Ma è solo questione di un secondo, basta una variazione di clima, che so, un filo di vento, un mutamento sullo stato della neve, magari una lastrina di ghiaccio, e allora il Cane torna ad essere ciò che è. Una bestia delle piste. Fiera di esserlo, per altro. Mano a mano che la settimana progredisce il Cane si fa più audace, sfacciata e birbante. Allora si avventura ovunque, infesta qualsiasi angolo delle montagne, preferibilmente dolomitiche, non si ferma davanti a nulla. La si può vedere affrontare piste mitiche come la Gran Risa e la Sasslong, piste dove corrono i campioni e dove rotola il Cane, indomito. Con disinvoltura fa scivolare i suoi legni in luoghi benedetti da medaglie, record del mondo, prove d'atleta. Sfacciata. Il nostro cane è anche detto Cane tignoso, non ammette di non saper fare una cosa, quando ha difficoltà, prova e riprova finché non ci riesce. Allora la vedete affrontare muri che per il suo tipo di sciata sarebbero proibitivi, che lei invece non si vergogna di scendere a spazzaneve e in diagonale, perché quella particolare pista, in quel particolare angolo ha una vista magnifica. Oppure c'è un rifugio dove si mangia la miglior Zuppa d'Orzo delle Dolomiti. Il Cane vuole perdersi qualcosa panorama o zuppa che sia? Certo che no. Il Cane affronta i problemi di petto, soffre di vertigini e questo tutti lo sanno, ecchessaràmmai? Si trema, si suda, si singhiozza, ma si va avanti. Altrimenti chi prenderebbe la funivia per il Lagazuoi, mitica pista che collega Cortina a Corvara? Il problema non è la pista, certamente nelle corde del cane come panorami e difficoltà, il vero problema è la funivia. Una roba che va in picchiata verso l'alto, se si potesse andare in picchiata verso l'alto, ovviamente. Che se il Cane e le sue vertigini guardano verso il basso, mentre la cabina sale, alla povero Cane cominciano a venire i sudori freddi, a lacrimare gli occhi e a salire singhiozzi involontari dalla gola. Come è accaduto l'ultima volta, pochi giorni fa. Il Cane sardina schiacciata in mezzo a quasi un centianio di altre sardine, pressappoco nel mezzo della cabina, perché così non si vede giù, però si vedeva uno spicchietto di terra verso il basso, tra un signore in tuta blu e una signora in giaccavento color pisello. Il Cane si è girata e ha visto "L'orrore, l'orrore" come dice il Capitano Kurz in "Apocalipse Now", il vuoto vuotissimo.  E' partito il singhiozzo, neppure troppo soffocato, un lacrimuccia si è incastrata fra occhiale e naso, ma la Cane sardina non poteva asciugarla.
Il Cane, però, trova che valga la pena soffrire, perché, come dicono gli inglesi, "No pain, no gain". Sì che guardare di sotto è un momento di personale tachicardia per il Cane, vero è che se le scappa la pipì deve tenersela perché per arrivare al rifugio, lì in cima alla funivia, il cammino è aspro e aperto verso il vuoto, si può anche certificare che il Cane rimane rigorosamente nel centro della spianata d'arrivo della funivia, deglutendo nervosamente, tutto vero ma quello che l'aspetta dall'altra parte è un sogno. Il paradiso. Quaranta minuti di discesa panoramica, tutta la bellezza delle Dolomiti concentrata in una sola pista, cascate di ghiaccio, montagne rosa, neve bellissima, si parte da 2700 metri, niente alberi, paesaggio lunare e si arriva in mezzo ai pini, al bosco, dove attendono i cavalli per trainare gli sciatori lungo l'ultimo sentiero pianeggiante. E' per questo motivo che il Cane continua a sciare, per queste emozioni, per questi istanti perfetti.
Le cose perfette però ogni tanto sono interrotte da qualche simpatico tedesco che sfreccia come una Ferrari in pista mondiale, che tenta di tagliare una fila, che cammina sulle code degli sci mentre si aspettano le seggiovie. Il caso più recente un simpatico ragazzo che ha giocato un corpo a corpo col il Cane durante la coda per l'ovovia che porta al Boè a Corvara. Un piccolo, nel senso di giovane, imberbe, perché piccolo non era proprio, forse non era troppo alto, ecco, un energumeno del peso approssimativo di duecento chili, assatanato, scatenato, spingeva alle spalle del cane, che osccillava pericolosamente verso le persone davanti. Gli scarponi stretti, gli sci in mano, le racchette dall'altra parte, il Cane beccheggiava disperata, ma anche un po' nervosa. Forse il lume della ragione del nostro sensibilissimo cane giusto un filino annebbiato, ché quando si tratta di Boè deve fare traininig autogeno. Training autogeno, perché il Boè è una di quelle piste con il famoso "muro appeso" (Vedere il "RAcconto il Cane delle Nevi" per capire il significato) epperò è una pista bellissima, obbligata se si vogliono raggiungere certi luoghi. Ecco, allo stato zen chiuso in un cassetto nascosto, la concentrazione andata a farsi benedire, tutto l'aplomb distrutto dal giovane energumeno, il Cane si è voltata e, con grazia, certo, ha cercato di pestare il piede al suddetto. Certo, anche l'energumeno indossava gli scarponi, e fargli del male sarebbe stato difficile, ma per il Cane questo era un dettaglio irrilevante. Mentre cercava di pestargli il piede ha immaginato di pestare altro col suo scarpone e da questo contatto ha tratto soddisfazione. Quando il suo scarpone è atterrato, non proprio dall'alto, si deve ammettere, su quello dell'energumeno, immaginando di fargli cose inenarrabili, mentre lui continuava a spingere e raggiungeva la cabina per primo, facendola oscillare pericolosamente prima ancora che partisse, ha sorriso maligna. Il Cane ovviamente è salita sulla successiva, non un tedesco in vista, solo il silenzio sornione del suo compagno, perfettamente conscio di ciò che era successo, giusto un filo terrorizzato sul destino del povero energumeno sulla pista. Per fortuna che era il Boè e che il nostro Cane fa il primo muro tutto a scaletta, lei arriva alla fine del muro, l'energumeno è già a molestare qualche altra preda in coda per l'ovovia. 


Chi è il Cane delle Nevi? Per chi non lo sapesse: c'est moi, come disse Flaubert della sua Madame Bovary. 

sabato 26 gennaio 2013

PANCAKES ALLA RICOTTA E MIRTILLI


Di solito associamo i pancakes alla colazione, ma questi sono golosi e possono essere tranquillamente offerti come dessert diverso dal solito. Nel caso li serviste come dolce aggiungerei qualche bel fiocco di panna montata prima di cospargere con lo sciroppo d'acero. 
Nota Bene: Cercate lo sciroppo d'acero "quello vero" e non le versioni di zucchero colorato che si trovano nei supermercati, sarete sorpresi dalla differenza di sapore. Nel caso andiate negli USA tornate senz'altro con un bottiglietta di Sciroppo comprata in qualche negozio gourmet. 

220 gr di ricotta – 500 gr di mirtilli (surgelati) – 25 gr di burro – 100 gr di farina – 160 ml di latte – 3 uova – 1 cucchiaio di zucchero a velo – 1 cucchiaio di lievito per dolci

Montare i bianchi a neve. In una terrina mescolare la ricotta, il lattte, lo zucchero, 1 pizzico di sale, la farina, i tuorli  e il lievito. Aggiungere i bianchi mescolando delicatamente. Preparare i pancakes, quando appariranno delle bolle sul lato superiore del dolce (2 min) aggiungere qualche mirtillo. Girare e proseguire la cottura per 3 min. Servire accompagnato di sciroppo d’acero e burro. 
per quattro persone


venerdì 25 gennaio 2013

INSALATA DI CAVOLO CAPPUCCIO, NOCI E ACCIUGHE


Una ricetta facile, poco calorica, ma molto sfiziosa. Ideale per le serate invernali ed insieme alle Cotolette alla Valdostana che ho presentato ieri. 

un cavolo cappuccio bianco – quattro fieletti di acciuga sotto sale – sei noci sgusciate– un cucchiaio di aceto di vino bianco o di champagne – tre cucchiai di olio evo – pepe sale - erba cipollina tagliata fine 

Affettare molto finemente il cavolo. In una padellina mettere un cucchiaio di olio e sciogliere le acciughe a fuoco bassissimo con un cucchiaio di legno. In un'insalatiera unire il resto dell’olio, l’aceto, il sale, il pepe e mescolare bene. Aggiungere il cavolo, unire le noci spezzettate grossolanamente, irrorare con l’olio caldo. Mescolare bene e spolverizzare di erba cipollina prima di servire. 
per quattro persone

giovedì 24 gennaio 2013

COTOLETTE ALLA VALDOSTANA


Le cotolette alla valdostana, che meraviglia della mia infanzia. Le amavo e le amo, d'altronde ho una passione sfrenata per la carne impanata e fritta, in testa a tutti la Cotoletta alla Milanese, senza trascurare le Palermitane. Fa-vo-lo-se, tutte ma proprio tutte. Questa è ancora una ricetta di mia madre, continua a farla e me la propone spesso, sapendo di farmi felice. 

quattro bistecchine di vitello non troppo sottili - 100 di fontina - due fette di prosciutto cotto tagliato non troppo sottile - due uova - pangrattato - sale - olio per friggere

Aprire una tasca nelle fettine. Tagliare la fontina sottilissima e suddividerla tra le bistecchine. Tagliare a metà le fette di prosciutto ed inserirle nella tasca della bistecchina. Chiudere bene, sovrapponendo i lembi di carne, usando uno stuzzicadenti. Passare nelle uova e poi nel pangrattato, farlo aderire bene. Friggere le valdostane in olio caldo finché non sono dorate. Salare e servire subito. 
per quattro persone 

mercoledì 23 gennaio 2013

GNOCCHI ALLA BAVA

Gli gnocchi alla bava erano il piatto delle coccole di quando ero bambina. Sono una specialità valdostana ed è fondamentale che siano grondanti fontina e panna, come vuole la tradizione. Mi mamma faceva gli gnocchi di patate o quelli di farina e grano saraceno. Io li preferisco con gli gnocchi di castagne, la cui dolcezza si sposa benissimo col formaggio. 

gnocchi di castagne (per la ricetta cercare nel blog "Gnocchi di Patate al Castelmagno") - 400 ml di panna fresca - 150 g di fontina - sale pepe

Tagliare la fontina a dadini piccoli. In un tegame far scaldare le panna senza farla bollire, unire la fontina e mescolando in continuazione farla fondere. Una volta fusa, spegnere il fuoco. Portare ad ebollizione abbondante acqua salata, cuocere gli gnocchi. Salare e pepare. Saranno cotti quando verranno a galla, scolarli con la schiumarola e mettere in un grande piatto di portata. Versare il composto di panna e fontina, mescolare e servire immediatamente.
per quattro persone 

martedì 22 gennaio 2013

IL CANE DELLE NEVI

Il cane delle nevi all'opera

Ci tengo a precisarlo, sono un'ottima nuotatrice. Nuotare in piscina o al mare mi distende i nervi e mi libera il cervello, dopo esco tonificata e contenta. Insomma l'acqua è il mio elemento. Detto questo posso affermare in tutta tranquillità che l'elemento deve essere nelle tonalità del blu, con le onde e di temperatura superiore ai 22 gradi. Sull'acqua che prende le tonalità del bianco, immobile e ghiacciata ho un certa difficoltà ad adattarmi. Insomma, detto in parole semplici, non sono una grande sciatrice.
Mi diverto molto ad andare in montagna, mi piacciono i suoi paesaggi invernali ed estivi, ma quando devo cimentarmi sulle piste sono veramente reticente. Tendo a cannibalizzare gli sci, li uso come armi improprie per fendere la neve a casaccio anche nelle discese più facili.  In acqua sembro quasi un delfino rilassato che scivola senza quasi spostarla, sulla neve sono rigida, le gambe che paiono due tronchi pesanti e le spalle tese nello sforzo di mettercela tutta. Questo mio stile eccelso mi ha lasciato il mio nom de bataille: il cane delle nevi. Come se non bastasse soffro di vertigini e le piste aperte, quelle con il panorama mozzafiato, dalle quali si domina una vallata in tutto il suo splendore, ecco quelle, mi fanno venire le crisi di panico.
Non è la difficoltà della pista a bloccarmi, come molti pensano quando mi vedono li appollaiata in cima al muro, ferma in posizione sciistico fetale. E' il maledetto vuoto che mi cementa le gambe in una posizione accovacciata tra lo spazzaneve e il seduto. E' la vista della valle più sotto che mi fa sudare freddo e caldo in contemporanea, che mi taglia il respiro e mi impedisce di muovermi. Tengo le mani avanti coi bastoncini uniti, in un poco muto gesto di preghiera. Ferma, terrorizzata. Sono una dura e non mi capacito di non poter fare una cosa, quindi regolarmente provo ad affrontare i muri iniziali di piste con vista, di solito i più aperti, e allora mi trovo a combattere nella situazione fatale. Tutto accade quando ho già affrontato una parte della discesa, che percorro in diagonale per poi curvare ai lati, alla prima vera curva per scegliere la direzione vedo il vuoto e mi blocco. Lì sul posto, esattamente dove sono, normalmente in nel mezzo della pista, cogli altri sciatori che mi ronzano intorno, eleganti. Resto ferma lì, quasi piangente maledicendo me stessa e il mio compagno che, anima pia,  mi  lascia fare queste cose. Urlo cose terribili mentre scendo a scaletta, per dare l'idea: "tu mi vuoi morta" è una delle più gentili. Non è una bella immagine quella di una signora di nero-arancio vestita, immobile e urlante su una bellissima pista dolomitica. Se a qualcuno è capitato di vedere una scena simile all'inizio del Ciampinoi a Selva di Val Gardena o a Porta Vescovo ad Arabba, mi ha senz'altro incontrata. La prossima volta fermatevi e fatemi un salutino. Non preoccupatevi per gli insulti che ne ricaverete, non è niente di personale.

P.S. Per capire che è solo questione di vertigini e non di vera imbranataggine sciistica ho testimoni che possono tranquillamente affermare che, in caso di nebbia, sono scesa dallo stesso muro con la massima indifferenza.


domenica 20 gennaio 2013

MINESTRA DI CECI E CAVOLO NERO

Questa minestra è piuttosto facile e veloce da fare, per chi avesse fretta (io guardo dall'altra parte) si possono usare ceci in scatola di buona qualità. 

una decina di foglie di cavolo nero - mezza cipolla - 300 g di ceci già cotti al dente - uno spicchio d'aglio - un pezzettino di peperoncino (facoltativo) - brodo di verdura - olio sale pepe - pecorino grattugiato

Soffriggere con un paio di cucchiai d'oliola cipolla, l'aglio intero schiacciato e il peperoncino se lo usate, quando la cipolla è traslucida togliere l'aglio e unire il cavolo nero tagliato a listarelle e privato della parte centrale, più dura. Lasciar insaporire un minuto o due. Versare il brodo caldo, portare ad ebollizione, abbassare la fiamma e cuocere per un quarto d'ora. Unire il ceci e cuocere ancora per una decina di minuti. Salare pepare. Servire spolverato con poco pecorino grattugiato.
per quattro persone 

venerdì 18 gennaio 2013

ZUPPA DI ZUCCA (CON FUNGHI)


Questa è una ricetta invernale, succulenta e che è una coccola nei momenti di freddo. Pare che in questo fine settimana farà molto freddo e nevicherà, quale migliore occasione per preparare e degustare questa zuppa, semplice e gustosa. 

750 g di zucca, possibilmente tagliata dalla base - 125 ml di panna - 40 g di parmigiano grattugiato - un litro di brodo di verdure - 10 g di burro - quattro o cinque spicchi d'aglio - una cipolla - un rametto di rosmarino - mezzo cucchiaino di cannella in polvere

per servire (facoltativo): funghi (porcini freschi o secchi, champignons o funghi di muschio) saltati in padella con due cucchiai di olio e uno spicchio d'aglio. Sale pepe

Cuocere zucca in forno con tre o quattro spicchi d’aglio e rosmarino finché non è tenera e preparare un soffritto di cipolla con olio e uno spicchio d'aglio, unire della cannella in polvere, unire la zucca e del parmigiano grattugiato infine aggiungere il brodo, pepare e salare, far cuocere per 10 mintui e aggiungere la panna. Frullare insieme ad un pezzetto di burro in un frullatore pieno per metà così la zuppa incorpora più aria e diventa soffice ed aerea. Volendo si può servire con i funghi, altrimenti è deliziosa lo stesso. 
per quattro persone  

giovedì 17 gennaio 2013

ZUPPA DI POMODORO CON CROSTONI ALL'AGLIO

Questa ricetta è ispirata ad una zuppa di Jaime Oliver che presenta in un suo libro di cucina rapida (mezz'ora al massimo, vero e garantito) quindi è senz'altro veloce da fare, ma deliziosa al palato. 

un chilo di pomodori ciliegia maturi - quattro pomodori grandi - un peperoncino - due cipolle rosse piccole - 100 g di yogurt greco - due cucchiai di aceto balsamico - un mazzetto piccolo di menta - sale pepe - qualche spicchio d'aglio - fette di pane casereccio

Mettere tutti i pomodori in una teglia, i più grandi tagliati in quarti, irrorare con olio, salare e pepare. Unire il peperoncino sbriciolato (o tagliato a fettine se fresco) . Mescolare bene e infornare a 230 gradi per un quarto d'ora. Affettare le cipolle e farle saltare in una casseruola con un po' d'olio finché non son morbide. Unire l'aceto balsamico e sfumare. Togliere i pomodori dal forno, unirli alle cipolle. Mescolare. A questo punto trasferire nel boccale del mixer o frullatore e in due fasi frullare il composto di pomodori e cipolle, aggiungere la menta e frullare fino ad ottenere un composto grossolano. Versare nella zuppiera di portata. Regolare di sale e pepe. Unire qualche cucchiaiata di yogurt, un filo d'olio e servire con crostoni di pane casereccio abbrustolito e leggermente strofinato con l'aglio privato della parte verde centrale.
per quattro persone 

mercoledì 16 gennaio 2013

MINESTRA DI PORRI CON CASTAGNE

Della cucina provenzale ho già parlato molto, e a Nizza la cucina provenzale va alla grande quindi questa settimana non aspettatevi ricette in quel senso. Ho scelto di dedicarmi alle minestre e alle zuppe, per il periodo dell'anno. Se non parliamo di queste cose in questa stagione quando lo facciamo, a Ferragosto sdraiati sulla spiaggia al caldo. Comincio con questa minestra leggera e rinfrescante, tra l'altro, omettendo le castagne è anche dietetica.

due porri - una patata di medie dimensioni, meglio se per puré - una manciata di castagne bollite - erba cipollina - olio sale grosso pepe

Lavare e pulire i porri molto bene, affettarli, sia la parte bianca che verde. In una pentola far scaldare due cucchiai d'olio e unire i porri, quando saranno trasparenti unire un litro e mezzo di acqua fredda e le patate sbucciate e tagliate a dadini. Cuocere per venti minuti dall'ebollizione, salare e pepare a metà cottura. Quindi con il frullatore ad immersione ridurre in puré la minestra. Unire le castagne e cuocere ancora per qualche minuto, finché le castagne non si scaldino. Spolverare con erba cipollina tagliuzzata e servire subito.
per quattro persone

martedì 15 gennaio 2013

UN GIORNO A NIZZA, CON FINALE A SORPRESA

Delle avventure con la bella topolona ho già raccontato nel blog (In Viaggio con la Bella Topolona), ma ovviamente, anche se viaggio molto con lei, ho anche un'altra amica con la quale faccio spedizioni avventurose. Ci conosciamo da parecchi anni e siamo diventate amiche perché ci piacevano i prodotti di una certa marca, anzi lei lavorava per l'azienda che produceva la mia crema per il corpo preferita. Con gli anni abbiamo stabilito una routine di giri per negozi abbastanza solida. Ci piace andare a comprare vestiti e borse, insieme siamo un vero disastro per il portafogli, diciamo che ci esaltiamo a vicenda. Quando una è indecisa l'altra prende il toro per le corna e la convince a comprare, di solito una cosa di cui non ha bisogno e che le piace da matti. Siamo fenomenali, in questo senso. Dopo Natale e subito prima di Capodanno abbiamo deciso per una spedizione "solo ragazze" a Nizza.
La giornata era bellissima, c'era il sole, il mare calmo e una luce mozzafiato. Nizza è bellissima d'inverno, una grande città che ha mantenuto lo charme di un villaggio meditteraneo. Di solito la Promenade des Anglais, che la corre tutta, è un gioiello lungo il mare scintillante d'argento invernale, quel giorno era affollata, ma si presentava impeccabile, cartolina perfetta della città. Il mercato di Cours Saleya, coi suoi fiori e le sue bancarelle di saponi testimoniava che eravamo veramente in Francia, intorno i ristoranti proponevano menu del giorno e piatti speciali accanto ai menu speciali per le feste. Ci sentivamo in vacanza, come i vacanzieri vocianti che affollavano la bella piazza. Prima tappa, la boutique dove compro i miei vestiti. Una vera caverna di Alì Babà, che sembra scavata nella roccia, arredata in stile "eclettico-modernariato-barocchetto-un filino kitsch", in mezzo un divano di pelle, appendiabiti che in realtà ospitano borse, vecchi espositori da farmacia mostrano gioielli e oggetti per la casa, sciarpette attaccate nei luoghi più ameni e pareti, pareti di vestiti divisi per colore. Un vero paradiso. Il rito è: un giro per dare un'occhiata, un secondo giro più accurato, un terzo per perfezionare. Non siamo mai uscite da lì senza un sacchetto in mano, e anche quel giorno non ci siamo smentite. Abitino e borsetta stavano chiusi dentro ad un delizioso sacchetto da usare e riusare, perché una vera borsa, bordato d'oro e col nome del negozio. Fiere dei nostri acquisti siamo entrate dal rigattiere, forse è un po' cattivo definirlo rigattiere, diciamo che in realtà è un antiquario meno pretenzioso di tanti altri, situato sulla destra del cul de sac che è la via del negozio. Lampadari di cristallo e di ceramica di Capodimonte pendevano dal soffitto, vecchi manifesti degli anni trenta pubblicizzavano liquori e pastiglie per la tosse, un signore stava restaurando una porta che doveva essere stata piallata ai tempi di Nizza ancora italiana, oggetti appoggiati con elegante nonchalance stavano in attesa su tavoli tarlati. Un paradiso. Cerca, scava, tocca, alla fine le mie mani si sono posate su un servizio di tazzine con disegni rossi a sfondo bianco. Una cosa anni settanta, un gioiellino intonso, in perfetto stato, sei delizie di ceramica create per celebrare i trent'anni dello Sporting Club di Montecarlo. Significava che: Grace Kelly, la divina Grace, le aveva viste e molto probabilmente approvate; che il bel mondo si era trovato davanti a quelle tazzine e ne aveva sorbito il caffè con eleganza un po' blasé; magari non proprio quelle che stavano davanti a me, ma forse un Mick Jagger, un Jean Marais, una Catherine Deneuve avevano posato le loro labbra sulla rima della tazza. Dovevano essere mie. E così è stato.
Intanto la giornata scorreva tra un pranzetto nel mio ristorante preferito della Città (la Merenda, minuscolo, niente telefono e cucina sublime), un giro nelle vie strettissime del Vieux Nice (la Nizza Vecchia), una bighellonata nella Rue Pietonne, e una puntatina alle Galeries (Lafayette, ovviamente). La giornata di passeggio si è conclusa con l'acquisto di sublimi Macarons da Pierre Hermé, celestiali meringhette farcite di crema ai sapori più inconsueti e deliziosi: Cioccolato e Foie Gras, Nocciole e Tartufo, Mandarino e Olio d'Oliva, Cioccolato e Frutto della Passione. Gradimento in ordine di presentazione: Interessante, Divino, Celestiale, Sublime. Poi il rientro a casa, con la vecchia automobilina tossicchiante che uso da ormai un secolo. Una vecchia Panda che scatta come una gazzella se opportunamente stimolata (shhhh, non ditele che non è vero, poverina, le devo mormorare parole dolci altrimenti si offende).
Siccome eravamo in vacanza abbiamo deciso di evitare l'autostrada e farci una bella passeggiata automobilistica fino in Italia. Siamo uscite dal parcheggio e ci siamo dirette verso il Porto, una zona che da ragazzine abbiamo bazzicato parecchio perché sede di locali alla "modissima". Al semaforo ci siamo fermate e tenute pronte a scattare verso nuove avventure. Ho ingranato la prima e schiacciato l'acceleratore, la macchina ha urlato una sorta di stridio inconsulto, l'acceleratore si è incantato, la frizione si è messa a ridere e il cambio mi è rimasto in mano. Dal buco dove un secondo prima c'era il cambio potevo vedere l'asfalto. In quel momento l'incrocio si è riempito di un concerto cacofonico di clacson, urla e strepiti. La mia amica è scesa all'urlo di "Dai che ti Spingo". Da sola, con una macchina inchiodata, certo. Un passante impietosito l'ha aiutata e la Pandina ferita è rimata al palo lungo il marciapiede. Ridevamo come matte delle mie dita strette sul cambio divelto. Le auto ci sfrecciavano intorno, malefiche e arroganti, non ci degnavano di uno sguardo. Il triangolo, dobbiamo mettere il triangolo, ci siamo dette. Siamo scese e abbiamo aperto il bagagliaio, il triangolo era lì che ci aspettava, sicurezza di un pomeriggio leggero. Montarlo non è stato difficile, peccato che mentre cercavamo di farlo un lato ci sia rimasto in mano. Ilarità condita da preoccupazione, come avremmo fatto a farlo stare in piedi dietro alla macchia? Appoggiato al tubo di scappamento, ovvio, col pezzo mancante incastrato alla bell'e meglio. Abbiamo chiamato i soccorsi e ci siamo messe in attesa. Dall'altra parte del marciapiede due ragazzi stavano seduti all'unico tavolino di un baretto grosso come una valigia piccola. Bevevano una birra, chiacchieravano e fumavano, uno di loro è entrato per servire una cliente, l'altro ci guardava. In panne a chiesto a gesti, noi abbiamo annuito; il cambio? Ha chiesto mimando il gesto di cambiare le marce, abbiamo annuito sconsolate allargando le braccia, ha allargato le braccia anche lui, abbiamo riso tutti quanti. Dopo un po' l'altro ragazzo, quello che era entrato a servire la cliente, un biondino piuttosto carino, ha attraversato la strada, si è avvicinato. "Parlate francese signore?" la nostra risposta è stata affermativa, "Arrivano i soccorsi?" Arrivano, sì, "Bene, nel frattempo vi posso offrire un caffé?", lo guardiamo stupefatte, lui interpreta male i nostri sguardi e dice "Guardate che ve lo porto qui, non dovete scendere dalla macchina", lo guardiamo sempre più stupefatte, "No grazie diciamo" e lui "Beh, se cambiate idea fatemi un segno, io sono lì dall'altra parte del marciapiede e ve lo porto". Si è allontanato, si è acceso una sigaretta e ha continuato a chiacchierare col suo amico. Dopo un pochino sono arrivati e soccorsi. E sì, grazie dell'interessamento, la Pandina sta benissimo e continua a tossire brillante per le vie della Liguria. Quella probabilmente è stata la sua ultima volta all'estero, per raggiunti limiti di età.

lunedì 14 gennaio 2013

giovedì 10 gennaio 2013

TORNO SUBITO








Sto un po' trascurando il nostro luogo di delizie, ma sono immersa nelle incombenze post festive e raccolgo materiale per raccontarvi storie sempre nuove e ricette sempre più facili e deliziose. Ci vediamo la settimana prossima, ve lo assicuro.

domenica 6 gennaio 2013

BUONA BEFANA



LA BEFANA VIEN DI NOTTE 
CON LE SCARPE TUTTE ROTTE
E' VESTITA ALLA ROMANA
VIVA VIVA LA BEFANA 

La befana tutte le feste porta via...e anche queste sono archiviate, torneranno a dicembre 2013. ;-)

venerdì 4 gennaio 2013

DOPO LE FESTE, RICETTE LEGGERE - BRODO DI VERDURE CON ORZO

Questa è una ricetta che serve a detossinare e a tenersi in forma dopo gli eccessi, capisco che potrebbe sembrare punitiva in realtà è un modo delizioso di mangiare salutare. Ogni verdura ha il suo scopo, il finocchio depura, la carota ricca di antiossidanti, la cipolla è diuretica, il sedano ipocalorico, il basilico conferisce un favoloso profumo.

per il brodo: mezzo finocchio - mezza cipolla - due coste di sedano - una carota - una foglia di alloro - gambi di prezzemolo - basilico - qualche grano di pepe nero intero - un chiodo di garofano - un centimetro di radice di zenzero - acqua

per servire: 100 g di orzo - mezza patata - prezzemolo tritato - qualche fungo secco ammollato in acqua - olio sale pepe

Mettere tutte le verdure in una casseruola, unire un litro e mezzo di acqua fredda e portare ad ebollizione. Cuocere finché le verdure non sono morbide, ma ancora sode, circa tre quarti d'ora. Filtrare. Tenere le verdure da parte, eliminare le spezie e lo zenzero.
In una casseruola far tostare l'orzo con pochissimo olio, unire il brodo, i funghi e la patata tagliata a tocchetti. Portare ad ebollizione e cuocere finché l'orzo non è tenero. Salare e pepare. Unire qualche verdura del brodo tagliata a pezzettini. Servire con prezzemolo tritato. Mangiare le verdure come secondo piatto.
per due persone 


giovedì 3 gennaio 2013

DOPO LE FESTE, RICETTE LEGGERE - INSALATA DI FINOCCHI E ARANCE

Ovvio che abbiamo esagerato durante le feste! Sono fatte apposta per trasgredire. Adesso però dobbiamo rimetterci in riga, pena momenti di sconforto davanti alla bilancia. Poi, abbiamo anche un po' di avanzi da riciclare. Cosa mangiare? Cibo leggero, saporito e con poche calorie. Magari anche qualche tisana detossinante, con finocchio e zenzero, giusto per non sbagliare. Ah, e tra l'altro, aumentare l'attività fisica. Una bella passeggiata a passo spedito è un vero toccasana per la linea.

un bulbo di finocchio - un arancia - mezza cipolla rossa - due pugni di cuori di lattuga - un pugnetto di rucola - 50 g di olive nere - dieci rami di prezzemolo - 3 cucchiai di olio - aceto sale pepe

Affettare il finocchio sottile ma non  troppo, deve avere una certa consistenza. Pelare l'arancia al vivo (vedere nel blog come ne "Insalata barbabietola e arance) ed estrarre gli spicchi, tenendo da parte il succo, spremendo le bucce, e la pelle, nel caso fosse rimasta attaccata la polpa.Tagliare la cipolla finissima. In un grande piatto di portata mettere la lattuga e la rucola come base, unire il finocchio, le arance e la cipolla. Guarnire con le olive e il prezzemolo. Preparare una citronette con il succo d'arancia, qualche goccia d'aceto, sale e pepe. Versarla sull'insalata e servire.
per tre persone