lunedì 28 marzo 2011

IL CORALLO NON LO TROVI SOLO IN MARE


Il Mato Grosso, stato del Brasile. Doppio, perché in quel paese amano fare le cose in grande. Si divide in Mato Grosso e Mato Grosso do Sul. Mato Grosso significa foresta fitta. Sono due mondi diversi? No, si tratta dello stesso  stato diviso negli anni settanta, tanto per passare il tempo temo. In entrambi si trova il Pantanal, la palude più grande del mondo. La natura più rigogliosa, gli jacaré (coccodrilli) più grossi, i serpenti più velenosi e quelli più lunghi, gli uccelli più veloci, tutti lì a passeggiare nello stesso acquitrino gigante. Anche io ho fatto le mie brave passeggiate in quello Stato. Sei lunghissimi mesi di panorami mozzafiato: terra rossa-canna da zucchero in diversi stadi di maturazione- canna da zucchero in diversi stadi di maturazione- terra rossa...canna da zucchero... terra rossa. Non è così ovunque, ma lì dove avevamo preso casa e lavoro si coltiva la canna da zucchero e noi, quindi, avevamo vinto l'ambita accoppiata con la terra rossa. Vivevamo in un villaggio sorto dal niente, dove fino a qualche anno prima si girava per strada la notte con la propria lanterna. Non era ad olio, però, e quelle rinvenute nei periodi successivi non fornivano geni o altre amenità. Nel villaggio non mancava niente, c'era il supermercato, il bar, il sarto, il ristorante, tutto quello che si può chiedere ad un tranquillo villaggio immerso nel niente assolato. Tutto era molto rustico e la sera si andava a dormire presto, con gli emù perché le galline non c'erano.
Un pomeriggio, verso il tramonto, ero seduta in giardino, niente erba, avrebbe attirato animali di ogni tipo, ma tante belle piastrelle bianche rallegravano il pezzo terra davanti a casa. Sopra di me una triste tettoia di metallo mi proteggeva dai meravigliosi rami di un anacardo in piena stagione dei frutti. La protezione non serviva per l'ombra, a quella ci pensava la pianta, ma era necessaria per proteggerci dalla natura. Da quelle parti un ragno ha le dimensioni di una mano, un'ape ronza con lo stesso tono di un cacciabombardiere pronto all'attacco e le zanzare, già le zanzare, sono grosse come elicotteri per il trasporto truppe. Trovarsi all'improvviso ad indossare qualcosa che cadeva dall'albero, e non era uno dei succosi frutti, non era contemplato nel nostro decalogo del "mai più senza". Quel pomeriggio ero lì con la mia sdraietta a righe gialle, un bel libro e un succo di mango appena fatto, quando sento frusciare i rampicanti che coprivano il muro di cinta. Guardo in quella direzione e non vedo niente. Riprendo a leggere le avventure culinarie di Antony Bourdin, di nuovo il fruscio. Sguardo. Niente. Ancora Fruscio. Occhiata. Nulla. Mi alzo, piano, piano mi avvicino al muro, non tocco la siepe, allungo il collo. Il cuore fa un balzo. Il miei occhi hanno colto il movimento e hanno registrato. Rosso, bianco, nero, snello. Molto snello. Molto lungo. Affascinante. Repellente. Un serpente Corallo si stava arrotolando ai rami della siepe, lentamente e pigramente. Pronto a dormire probabilmente. Il mio rapporto con gli esseri striscianti non è mai stato di amicizia, meno che mai con un velenossissimo serpente Corallo. A quel punto, sono uscita in strada. I tagliatori di canna stavano tornando dai campi sporchi di fuliggine, li ho sorpassati a passi veloci e sono andata al bar dell'angolo. Gli occhi sbarrati, la gola secca ho guardato la padrona del bar e ho detto "Coralo". E' stato sufficiente, Maria, la padrona, mi ha preparato una caipiriha magnifica, come sempre, ha mandato il marito, di professione "aggiusta tutto", a controllore cosa stesse facendo il Corallo. Lui, il marito di Maria, non il Corallo,  è partito col suo machete da lavoro, è tornato col machete sporco e il Corallo senza testa. Un po' mi ha fatto pena, solo un po', non il marito di Maria sia bene inteso. Siamo tornati a casa dopo cena, leggermente sbronzi, Maria era in vena e ci ha preparato il pollo con gli anacardi. La siepe era un disastro, a terra c'erano rami tagliati, foglie ovunque, la testa del Corallo tra un ramo e un monterozzo di foglie. Accidenti al povero Corallo.

P.S. I cinesi della comunità hanno gentilmente ringraziato il marito di Maria per l'omaggio.

CAIPIRINHA 

100 ml di cachaça - un lime sugoso - zucchero di canna a piacere (almeno 2 cucchiai, però) - ghiaccio

Tagliare il lime prima in quarti poi a pezzetti, metterli in un bicchiere tipo tumbler. Aggiungere lo zucchero e con un pestello di legno lavorare fino ad ottenere tutto il succo del lime. Mettere il ghiaccio rotto, non tritato, a pezzi grossolani. Aggiungere la cachaça e con un stecchino da cocktail girare bene, facendo attenzione che tutti i sapori si mescolino. Servire
per un bicchiere

P.S. Non è come si fa una caipirinha che la rende indimenticabile, sono gli ingredienti. Prima di tutto ci vuole una cachaça di grande qualità. Ingrediente molto difficile da trovare dalle nostre parti. Tra le migliori marche ci sono la Rainha de Minas e la Espirito de Minas. I marchi che si trovano in Europa sono accettabili,  ma se andate in Brasile procuratevi una bottiglia delle migliori, sentirete la differenza. Lo zucchero non è il demerara, scuro e a granello grosso, che troviamo oramai ovunque da noi. No, quello ideale per un drink perfetto è bianco e finissimo. A volte si trova nei negozi di specialità etniche, altrimenti al supermercato... in Brasile. Un trucco per ottenerlo: frullate il demerara finché non diventa una polvere fine. Il lime, vanno bene quelli nostrani. Anche se la caipirinha fatta col limao galego, un piccolo limone/lime che è raro trovare anche in Brasile, è celestiale. Se per caso vi interessasse... a volte si trova al mercato principale di Sao Paulo. Volete stare nella tradizione? Usate uno stecchino, tipo quelli del gelato, per girare il drink. Se volete potete sostituire la cachaça con la Vodka, il Rum o il Sake, a questo punto la bevanda prenderà il nome di Caipiroska, Caipirissima o Sakerinha. L'ultima è la mia preferita. 

4 commenti:

  1. ... Una vita vissuta pericolosamente!!! Il coralo mi sa che me lo sognerò stanotte (e senza implicazioni freudiane, beninteso!!!!)... La ricetta della caipirinha, quella sì, è nelle mie corde fin dalla notte dei tempi... ma non si sa mai, qualche smemoratezza dovuta ad alzheimer incombente può sempre capitare!!!!! Baci baci, Louise!

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  2. cara thelma, credi che io non me lo sia sognato per notti e notti quel serpentello velenosetto? ho avuto la tentazione di sbronzarmi tutte le sere con le caipi di maria....

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  3. bello arrivare a casa dopo una giornata di lavoro e trovare una caipirinha...anche se non sei in Brasile.

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  4. ... piero... a buon intenditor poche parole...

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