mercoledì 7 settembre 2011

LA GATTA SULLA RINGHIERA FREDDA


La micia Alice a due mesi saliva sul suo primo albero. Un pino marittimo che cresceva nel giardino Liberty della sua amica a due zampe. Dopo una breve permanenza sul ramo ruvido e nodoso ebbe desiderio di scendere. Non ci riuscì. Parti una miagolata di richiesta di soccorso, fievole, perché, si sa, i miagolii dei cuccioli non sono molto forti. Fu dura farla scendere, la scala non bastava e si temeva il peggio: una telefonata ai pompieri che avrebbero dovuto usare la scala meccanica per la micia. Accidenti, quella non ci voleva, sai le prese in giro in paese? Poi, la gatta temeraria ebbe un'idea, farsi scivolare lungo il tronco ruvido fino ad un certo punto, in modo che la sua amica umana potesse afferrare una zampina e portarla a terra. Venuta giù la micia tremava, insomma a due mesi che volete, temeraria si, ma con moderazione. In quel magnifico giardino c'erano un sacco di fiori, ortensie bianche e rosa, gerani rossi, ligularie dall'aspetto antico, rosmarino, timo e soprattutto lavanda. La micia Alice adorava la lavanda, tutte le mattine correva verso il cespuglio e si buttava a pesce, ops, a gatto, dentro al profumato cespuglio. Alzava il musetto e annusava l'aria. In pura estasi. In quel giardino non c'era solo la meravigliosa lavanda profumata, c'era anche una cosa strana, era di tre colori, nero, rosso, bianco e aveva gli occhi. Assomigliava pericolosamente ad un gatto femmina. Il nemico. La micia Alice vedeva la tricolor, come la chiamava la sua amica a due zampe, e fuggiva a vibrisse levate. Era enorme, grande, grande, più grande della due zampe. No, forse no. Un giorno la tricolor si fece vicina, troppo vicina. Graffiò il muso della micia Alice, che corse in casa e rimase sotto il letto della cameretta per due giorni filati, uscendo a mangiare solo di notte. Poi tornò a rotolarsi nella sua lavanda preferita.
alice a due mesi che mostra come è facile passare da una parte all'altra 
Un giorno il giardino sparì e la micia Alice si ritrovò di nuovo chiusa in una scatola con dei ferri davanti. La due zampe lo chiamava trasportino, la chiuse lì dentro e la infilò in un'altra scatola più grande, che si muoveva. La micia Alice pensò bene di miagolare molto, ma la due zampe teneva una roba tra le mani e guardava avanti, non badava a lei. Fuori tutto scorreva veloce, quasi non si vedeva tanto era veloce. La micia Alice si ritrovò sveglia in una casa che non ricordava, ma che aveva il suo odore spalmato ovunque, sui divani, i tappeti, le tavole, i mobili. La micia Alice riconobbe subito quella casa, la sua prima casa. Non le dispiaceva stare lì. Nel giardino senza ghiaino c'erano le piante di rosmarino, menta, timo, i gerani rossi come nell'altro, le piante con gli spuntoni pungenti, senza odore e senza fiori. Mancava la lavanda, ma c'era l'edera. Alla micia Alice piaceva molto stare sul terrazzo, guardava sotto, nel cortile, i bambini che giocavano a palla, vedeva le macchine passare, annusava l'aria che sapeva di benzina. Una cosa le piaceva un mondo fare: passeggiare sulla ringhiera bianca e fredda. Con un balzo saltava sul muretto e poi, piano piano, una zampina dopo l'altra percorreva tutto il perimetro del terrazzo, fino al davanzale della finestra. Lì allora allungava una zampa e poi l'altra, rimaneva sospesa a metà tra la ringhiera e il davanzale, poi saltava e rientrava in casa dalla finestra. Che bel gioco. La due zampe però non sembrava entusiasta, anzi diceva sempre in tono minaccioso: "Alice smettila che mi togli dieci anni di vita". Non poteva capire come fosse divertente passeggiare sulla balaustra, poi da quando aveva la gattaiola la micia Alice poteva passeggiare a tutte le ore, anche di notte. Tanto ormai era una gatta grande, aveva sei mesi ed era felice delle sue passeggiate. Una mattina, era presto, saranno state le otto, la micia Alice aveva appena finito di fare colazione. Un bel po' di tonno con le alghe, una prelibatezza che lei divorava in un soffio. Finito di mangiare era andata sulla terrazza, aveva voglia di sgranchirsi le zampe. Con un solo balzo era saltata verso il muretto, ma non lo aveva trovato, sotto di lei non c'era niente. Volava nel vuoto, verso il giardino. In giardino, magari c'è la lavanda. Cadde sul tettuccio che delimitava la casa del custode, rimbalzò e si ritrovò per terra, su quei quadrati di rossicci che vedeva dall'alto. La due zampe non ci mise molto ad arrivare, aveva la faccia terrorizzata e contorta dalla paura. La micia Alice la guardava tranquilla, che sarà mai volare dal quarto piano. Per molto tempo la micia Alice ha deciso di far contenta la due zampe, se la vuole conservare per molti anni, e ha smesso di passeggiare sulla ringhiera bianca e fredda. Adesso salta solo sul davanzale della finestra aperta, ma solo d'estate perché d'inverno la finestra è chiusa.

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