martedì 9 luglio 2013

ORE DIECI, CALMA PIATTA A PARCO SEMPIONE

L'estate dal mio balcone nella prospettiva della micia Alice
La luce. Il cielo azzurro. L'aria ferma. Il silenzio. Adoro le città nelle domeniche estive, in particolare amo Milano nella calma rovente delle domeniche di luglio. Non circola nessuno, sono tutti fuori città. Chi al mare, chi in campagna, chi al lago o in montagna. Fuggono tutti. Io no. Adoro la sensazione del lento risveglio al mattino, senza il rumore di fondo delle automobili che sfrecciano nella strada veloce poco lontano da casa. Le tende dei balconi abbassate, le finestre aperte sulla via alberata, la gatta stesa a mezz'ombra. Guardo in su, guardo in giù, tutte le tapparelle sono abbassate. La signora del quarto piano e le sue figlie, sono via da un po', la dirimpettaia del numero accanto sparita, la mia vicina in silenzio, il cane del primo piano non abbaia, per forza non c'è, e vivaddio, è un rompipalle incredibile.  Ci sono solo io e la mia tazza di caffè, rigorosamente lunghissimo, come mi piace al mattino. Il resto della casa dorme ancora, compresa la gatta. Caffé e afa. Non ci posso fare niente, adoro l'estate in ogni sua espressione. Ricordo ancora le estati da pianura padana di quando ero più giovane, umide e roventi, studiare era un fastidio, gli esami al caldo senza aria condizionata una tortura, eppure amavo ogni istante di umido sudore. Continuo a ricordare il miei piedi che passavano alternativamente da una bacinella di acqua ghiacciata all'asciugamano steso sotto la medesima. Un rimedio per avere meno caldo, come le finestre aperte, le tapparelle a mezz'asta, le correnti d'aria, e tutti i trucchi per sentire meno l'afa. Sono, anzi, siamo tutti sopravvissuti, eserciti di studenti padani accaldati e disfatti dall'afa. Il telegiornale snobbava il caldo e non gli dedicava nemmeno un servizietto di "riempimento", sembrava che d'estate fosse normale avere caldo. E, guarda un po', d'inverno avere freddo. Accidenti.
La domenica mi piace andare a correre, corro anche dopo che è nevicato, mi carico e metto delle metaforiche catene alle mie scarpe, le domeniche di luglio lo faccio non troppo tardi nella mattinata perché altrimenti il sole picchia come un martello sull'incudine. Corro, le vie deserte, il parco un'oasi quasi tutta per me e per alcuni turisti che apprezzano il mio trotterellare e le falcate di pochi altri temerari della scarpetta. Corro sempre con le cuffie e la musica, il sottofondo mi aiuta nella performance sportiva. Corro e penso. Di solito ho una colonna sonora, una playlist di un'ora, che è in genere quanto dura la mia prestazione sportiva. L'ultima domenica sono andata, come dire, per usare un lessico inesatto, a braccio. La domenica era di quelle classiche, quelle di calma piatta, poche anime a spasso per un parco infuocato. Oltre a me, erano quasi tutti turisti che armeggiavano con la cartina. Persino le badanti ucraine, che rallegrano il parco coi loro pic nic domenicali anche d'inverno, loro che ridono e se la raccontano e ogni tanto mi sorridono, ecco, anche loro sembravano entrate in sciopero. Erano assenti persino quelli che so che di mestiere fanno gli spacciatori, perché sono lì seduti sulle panchine, sempre le stesse, anche quando piove, forse in trasferta al mare, al lago, in montagna. I bonghisti, anche loro, non rispondevano all'appello. Ok, i bonghisti non ci sono mai alla mattina presto. Però, ci stavano bene in un racconto ambientato a Parco Sempione. Io e il mio piccolo trotto sudavano e godevamo. Nelle cuffie all'improvviso è comparso Paolo Conte con la sua "Azzurro", una versione jazzata del grande classico composto dall'avvocato astigiano. E sono ritornata alle estati da bambina, quando nella calma piatta romana la vicina ascolatava la canzone cantata da Celentano. Nessuno nella via, solo io che cercavo di passare il tempo sfornando torte di terra. Una noia mortale, fra l'oleandro e il baobab. I miei piedi correvano, un passo dopo l'altro, ritmati sotto gli alberi verdi, sulla terra battuta, bianca e leggermente polverosa. "Funkytown" dei Lipps Inc. mi ha sopresa a pensare a un'estate di non molti anni fa mentre guardavo la nebbia scivolare sul mare a Porto. Puro piacere del contrasto, non mi avrebbe fatto schifo un po' di nebbia. Sudavo, copiosamente mentre passavo sotto la Torre Branca, la mia personale Tour Eiffel, e i REM mi suggerivano di brillare (Shiny Happy People) mentre incontro qualcuno nella folla. Quale folla? Che bella la solitudine dell'estate, che bello sudare in santa pace, in questa città silenziosa, senza concittadini che suonano il clacson mentre attraversi la strada di corsa, magari proprio sul passaggio pedonale, senza motorini che ti fanno il pelo mentre eviti i passanti nella strette vie intorno all'Arco della Pace, senza biclettari della domenica la cui abilità alla guida li fa procedere a zig zag. Zigzagavo io, mentre saltellavo l'inizio campionato di "All Summer Long" di Kid Rock, godendomi ogni istante del giro accanto all'Arena, alla ricerca di zone d'ombra, lo ammetto. Eh sì, mentre corro cerco l'ombra, vario il percorso abituale per passare sotto gli alberi, per incontrare una fontanella, cerco refrigerio. Ero rossa e felice mentre Lalo Rodriguez mi ricordava di quando imparavo a salsare prima di trasferirmi in America Latina, tanto per non fare brutta figura all'arrivo. Ho fatto comunque brutta figura, i ballerini latini sono così bravi che non basterebbe una vita intera per emularli e io non sono tutta 'sta gran ballerina. "Ven Devorame Otra Vez" nelle orecchie, mi ricorda anche un fidanzato lontano, estati con le amiche, grigliate sulla spiaggia. Mentre rientravo a casa ("Summertime" suonata al piano da Michel Petrucciani mi accompagnava, seguita dalla deliziosa "Spooky" di Dusty Springfield) pensavo che di grigliate sulla spiaggia, quelle che si concludevano con qualcuno alla chitarra che suonava Battisti, sono anni che non ne facciamo più, manca quello che suona la chitarra, troppo preso a correre dietro ai bambini che si sono sporcati la maglietta mangiando il pollo alla diavola. Però le corse cittadine al ritmo delle canzoni estive non mancano, anzi la prossima martedì o mercoledì. Sono sicura che ci sarà più gente e che incrocerò qualcuno di voi. Sono quella che saltella come una pazza e canta a vuoto, senza musica perché non si accorge di avere le cuffie e pensa di essere sola. Le Galline (per i neofiti cercare nel blog) direbbero che è tipico.

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