mercoledì 22 febbraio 2012

U.S.A. E LEGGI - DUE LIBRI

Durante la malattia non ho prodotto scritti, troppa fatica tenere a bada tutte le eventualità del caso: il computer in posizione sulle gionocchia, la gatta sui piedi, la testa che ha dentro ha un concerto di sassi e oggetti di metallo, la febbre alta (38 circa), il naso che cola e altre amenità dovute alla malattia. Un inferno durato a lungo e io, che non mi ammalo quasi mai, sono una pessima paziente. Una cosa sono riuscita a farla: leggere. Tutte le riviste arretrate hanno finalmente trovato posto nella mia testolina e sono state commentate mentalmente. Finite quelle arretrate sono passata a quelle nuove, divorate in un lampo e, allora, ho continuato coi libri. Ben due libri, più o meno interessanti, ed era un po' che non leggevo tanti libri in così poco tempo; il tempo di una malattia raddoppiata.
Il primo: New York di Edward Rutherford, 981 pagine edizioni Oscar Mondadori.
Un libro su New York che tratta pochissimo New York. Mi spiego: ho acquistato il libro attirata dal titolo e dalla voglia di conoscere meglio i segreti della città. Che so io, come è stato costruito il Ponte di Brooklin nella seconda metà del XIX secolo oppure la storia di Five Points, un po' come l'ha raccontata Martin SCorsese nel film "Gangs of New York" oppure come ere New York, esattamente, ai tempi di Nuova Amsterdam, suo primo nome. Ecco, chi si aspetta qualcosa del genere se lo scordi nessuno di queste cose viene approfondita più di tanto. Si da molto spazio alla storia di alcune famiglie, inventate, per altro, stabilitesi in città in momenti diversi, in secoli diversi e si narra dei loro amori, delle loro ascese o discese sociali, momenti delle loro vite che si incrociano e si "scrociano", pur appartenendo loro a  classi sociali diversissime, in tempi nei quali le classi sociali erano rigidamente e socialmente separate e codificate. Scritto e tradotto bene, non è però niente di speciale; si da più importanza alle storie delle famiglie, e non di tutte le famiglie tra l'altro, che ai dettagli storici-architettorinci-socilai della città. Chi si aspetta un trattato su New York sappia che anche la costruzione dell'Empire State Building, per anni l'edificio più alto del mondo, è liquidato in poche, scarne pagine. Insomma storie che si intersecano e New York che fa da pallido sfondo e non il contrario, come mi sarei aspettata; le strorie potrebbero svolgersi in qualsiasi altra città americana, per quanto ne sappiamo, anche Chicago o San Francisco, per esempio. Comunque, un libro ideale in caso di malattia: distrae e non ci si affatica. Su questo argomento meglio "I segreti di New York" di Corrado Augias che ho letto tempo fa, d'accordo non è un romanzo ma un saggio, ma è moto più divertente e completo.
Il secondo libro: The Help di Katrhyn Stockett 516 pagine edizioni Mondadori.
Da questo libro è stato tratto l'omonimo film candidato all'Oscar il 26 febbraio. Un libro che diverte e commuove, pieno di ironia e di personaggi ai quali ci si affeziona. Racconta la storia di alcune domestiche di colore e delle loro padrone a Jackson, Mississippi, negli anni sessanta e l'idea di una ragazza di raccontare di loro negli anni di Kennedy, di Luther King, dei bagni separati, dei posti sull'autobus assegnati, della fine apparente della segregazione razziale con le lotte per i diritti civili dei neri. Il Mississippi è sempre stato il più chiuso e segregazionista degli Stati Americani, chi non ricorda il film "Mississippi Burning,  con tra gli altri Gene Hackman, che raccontava un episodio realmente accaduto proprio agli inizi degli anni sessanta, di alcuni ragazzi uccisi dal Ku Klux Klan e dei relativi insabbiamenti ed indagini. Nel libro si citano famosi e clamorosi episodi per il percorso di emancipazione dei neri e, paradossalmente, anche dei bianchi. Tra signore che giocano a Bridge consumando tramezzini e uova ripiene spettegolando di tutto e tutti, che organizzano balli di beneficenza, pensano ad accasare amiche difficili, cameriere che tacciono, acconsentono e si ribellano in segreto. Gli uomini fanno da contorno alla storia, sono quasi assenti come lo erano gli uomini di quegli anni e come spesso sono anche oggi. Il tutto in una prosa leggera e appassionante, ideale in caso di malattia. Chiuso il libro ho subito avuto nostalgia di Minny, la mia preferita, e delle sue torte al caramello, di Aibileen e della sua filosofia, di Miss Skeeter e del suo desiderio di fuga.
E poi, lo ammetto, nel libro si parla della mia amatissima cucina del Sud degli Stati Uniti: tra pollo fritto marinato nel latticello, okra o gumbo fritti o in stufato, braciole di maiale in padella o al barbecue, uova ripiene servite durante il bridge, i deliziosi Biscuits, nel libro tradotti come biscotti, e erroneamente si pensa ai nostri frollini, ma bisogna averli assaggiati per capire di cosa si tratta (ricetta nel blog: Southern Biscuits); e ancora panini al roast beef, torte di fragola, magnifiche torte al caramello e sfiziose torte al cioccolato. Saranno queste le ricette che vi farò preparare nei prossimi giorni. Vale la pena di leggere il libro per conoscere uno spaccato di un'America profonda che apparentemente non esiste più.

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