lunedì 2 gennaio 2012

LES ROIS, UNA BEFANA FRANCESE


Una pasticceria di Nizza con alcuni dei tredici dessert d'obbligo sulle tavole Provenzali 

Era la notte di Natale del 492, Clodoveo, re dei Franchi, e i suoi 3000 guerrieri venivano battezzati dal Vescovo Rémy nella cattedrale di Reims. Quella era la prima messa di Natale mai celebrata sul suolo dei Franchi, quella stessa notte si posero le fondamenta di un impero, cristiano. Qualche secolo dopo, sempre la notte di Natale, un altro re dei Franchi, un grande conquistatore, vittorioso in molte campagne di guerra, fu incoronato imperatore a Roma. Era il 25 dicembre dell’800 e Carlo Magno diventava Imperatore del Sacro Romano Impero. Le basi di una Francia, e di un’Europa, cristiana furono poste quella notte. Una sorta di Unione Europea ante litteram. All’epoca Parigi non era ancora capitale.
La Francia è stata, ed è, un paese essenzialmente rurale, al di fuori delle grandi città esiste ancora un mondo concreto, legato alla terra e alle tradizioni più antiche. Non che in città manchino il Presepe o l’albero di Natale, ma come tutti i cittadini, i parigini sono più disincantati e lasciano un po’ correre le tradizioni per cercare sempre nuovi stimoli, mentre in campagna e in provincia si tende a essere involontariamente più conservatori. Ad esempio, in alcune aree si mantiene ancora la tradizione antichissima di bruciare un tronco d’albero da Natale a Capodanno, senza che mai si spenga. Un tempo, come augurio di buon raccolto, da quel tronco si estraeva una scheggia che poi sarebbe stata usata come vomere per l’aratro. (...)
(...)Ho avuto la certezza che la Francia fosse un paese ancora molto legato alle tradizioni contadine il giorno in cui un’amica ha fatto quella che io chiamo una magia. La mattina di Natale ha pelato una cipolla, lacrimando come un coccodrillo sazio ha tolto dodici “pelli”, cioè dodici sfoglie della cipolla, le ha messe ognuna in una piccola ciotola con un pizzico di sale, le ha disposte in fila, e ha cominciato a guardare le “pelli” che “sudavano” a contatto col sale. Le coppette rappresentano i dodici mesi dell’anno, da gennaio a dicembre, e più la “pelle” suderà, più il mese sarà piovoso. Questo era l’antico calendario della semina e della raccolta in Alsazia, oggi magari può venire comodo per programmare le vacanze. (...) 
(...) Le feste finiscono il 6 gennaio in occasione della Fête des Rois, il giorno dei Re Magi, conosciuto anche come Dodicesimo giorno. In Francia questo giorno è importante tanto quanto il Natale. Non ci si scambia regali, ma è di nuovo un’occasione per stare a tavola in famiglia e con gli amici. Il pranzo abbondante finisce sempre con la Galette des Rois, la crostata dei Re Magi, nella quale si trova nascosta una fava. Chi trova la fava diventa Roi o Reine, Re o Regina, del giorno, ha diritto ad indossare la corona e, a volte, riceve un regalo. In alcune aree in passato il Re doveva offrire da bere a tutta la tavolata, spesso non gradiva la cosa e ingoiava la fava. Oggi sono di ceramica, ingoiarle è più difficile. La tradizione vuole che che il bambino più piccolo si nasconda sotto alla tavola e che chi taglia la Galette gli chieda a chi vada una fetta specifica; il piccolo sceglierà se quella fetta andrà alla nonna, alla zia o alla sorella, rendendo ancora più casuale l'assegnazione della fava porta fortuna. La corona è sempre di cartone ed in genere la fornisce la pasticceria, resterà come ricordo della giornata ai fortunati Roi o Reine. A volte si riceve un omaggio oltre alla corona, sono spesso piccole cose: dolcetti, sacchettini ricamanti o giocattolini se ci sono molti bambini in casa. 
(...) In Francia è nata la letteratura cortese, le storie delle gesta di Roland e degli amori contrastati di regine, re, dame e cavalieri. Prima di essere scritte le gesta dei cavalieri di Roland erano recitate di città in città dai trovatori. A quei tempi i cantori passavano per le città e le campagne raccontando anche le storie “Des Merveilles de Noël”, Storie delle Meraviglie del Natale, avventurose, miracolose, fantastiche. Una tradizione che è rimasta a lungo radicata, quella di raccontare storie di Natale, allegre, tristi, cristiane, pagane, piene di gesta di cavalieri e gesti gentili di regine buone, e che oramai è scomparsa, lasciando dietro di sé, tra le altre, la tristissima favola della Piccola Fiammiferaia. Meglio i trovatori, forse.
A Natale lo champagne scorre a fiumi, il foie gras è una certezza su tutte le tavole in ogni sua declinazione, i frutti di mare abbondano. Il menu di Natale varia da regione a regione, tacchino alle castagne in Borgogna, Oca Arrosto in Alsazia, pesci cucinati con salse varie sulle coste, crêpes di grano saraceno con la panna acida in Bretagna. Si spazia in lungo ed in largo nel mondo della gastronomia, alta, bassa e regionale. Gioco facile per una delle cucine più ricche di piatti e tradizioni al mondo. 
In Provenza, però, vige la tradizione culinaria più suggestiva. Il Gros Souper, che significa la grande cena, è una cena lunga, elaborata nei gesti e nelle pietanze, nelle tradizioni è un’emozione da provare. Per iniziare deve essere composto da sette portate di magro, si intende come “di magro” tutto ciò che non è un pezzo di carne intero come un arrosto, e si chiude con tredici dessert. Sette come i giorni necessari a creare l’universo o i dolori della Vergine; tredici come il numero degli uomini seduti alla tavola dell’ultima cena. (...).  Si festeggia in genere a casa, ma spesso anche nei ristoranti che rimangono aperti tutta la notte. Niente di più ovvio per un popolo che ha inventato la ristorazione ai tempi della Rivoluzione, quella di LibertéEgalité et Fraternité.


Dal mio libro "Il Natale è servito", ed La Linea. Alcuni passi sono stati scritti apposta per voi integrando il libro

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