lunedì 8 agosto 2011

A BRUXELLES NON E' STAGIONE


Sono cresciuta in Belgio, tra nebbie, gaufres, birra, patatine fritte e, soprattutto, è ovvio, moules, le cozze. Non ricordo quando ho mangiato il primo piatto di moules-frites, ma ricordo perfettamente che è stata una rivelazione. Succhiare le cozze direttamente dal loro guscio e intingere, anzi pucciare come dico io, le patatine un po' nella maionese, un po' nel liquido profumato e salato delle cozze. Cosa c'è di più celestiale per una bambina che ama pasticciare col cibo? Mangiare le gaufres, gallette di pasta al burro con zucchero, cotte in uno speciale stampo, coperte di zucchero a velo alternandole alle pralines di cioccolato. Ecco, cosa c'è di meglio.
Per molti anni non sono più tornata in Belgio, ho continuato a mangiare le moules cotte in tutti i modi possibili, ma quelle vere, con le patate fritte nello strutto, sono rimaste un sapore fermo alla mia adolescenza. Ho passato molti anni a decantare le ciotolone di moules a mio marito. Sai sono speciali, sai quelle belghe hanno un sapore diverso, dovremmo andare a provarle, anche le patatine hanno un sapore diverso da quelle parti, vedrai quando andremo. Finalmente dopo anni di descrizioni e commenti arriviamoBruxelles. E' la fine di aprile e fa anche caldo. Tempo anomalo, commenta il mio amico cresciuto come me da quelle parti, in Belgio nemmeno ad agosto c'è questa temperatura. Quel giorno il termometro segnava 28 gradi. Siamo arrivati all'ora di pranzo, il mio amico ed io ci scambiamo uno sguardo e all'unisono diciamo "moules-frites!".
Tutti con l'acquolina in bocca ci avventuriamo tra i ristoranti della città, da ex residenti scartiamo tutti quelli che affollano i dintorni della Grand Place (accidenti  com'è bella, l'avevo dimenticato. Ma adesso contano solo le moules), scarpiniamo verso l'alto e troviamo quello che vogliamo. Un bel ristorantino, rustico-chic e poco turistico. Tutta l'allegra brigata si siede, io non voglio le moules dice una di noi, la guardiamo come se fosse un'aliena, noi non consultiamo nemmeno il menù. Arriva la cameriera a prendere l'ordine. Moules-frites per tutti, faccio io, tranne che per lei, il tono è quello che dice "poveretta". La cameriera guarda me, uno sguardo che mi fa sentire la piccola fiammiferaia, e dice nel modo brusco, ma educato dei belgi, con la cadenza tipica del francese parlato dai valloni "C'est pas la saison", non è stagione. Il tono non ammette repliche o domande di sorta, mi porge un menu e sparisce. Ok, per oggi Steak Américain il mio secondo piatto preferito da bambina. Volendo immaginare quello che avevo nel piatto,non è altro che una Steak Tartare con nome diverso.
Non siamo rassegnati, tutti adesso vogliono provare les moules. Diamo uno sguardo ai ristoranti di cozze attorno alla Grand Place,  sono le tre del pomeriggio, sono quasi vuoti, ma apertissimi e con piatti di mitili fumanti davanti ai tre o quattro avventori. Mmmmm, vedi, che non è vero, ci sono les moules, mormoriamo a denti stretti noi due "belgi" del gruppo, "ma a te risultava che ci fosse una stagione delle cozze" e che ne so, mica cucinavo. Torniamo alla carica, scoviamo un ristorante di pesce consigliato da un signore seduto su una sedia davanti a casa, "Magnifique" dice con la cadenza dei fiamminghi che parlano francese. Andiamo, nel menu ci  sono les moules. Moules pour tout le monde, urliamo. Il cameriere sorride, condiscendente,  dice con la cadenza del marocchino che parla francese "C'est pas la saison". Eh, no porca miseria, dai no, voglio le moules. Nel frattempo durante la giornata ho addentato, una gaufre, tre pralines di Wittamer (la mia pasticceria del cuore, da sempre), due di Neuhaus e un assaggio di quei minuscoli e modaioli  capolavori di cioccolato firmati Pierre Marcolini; trangugiato una Gueze, ingurgitato una Kriek, la prima birra mai bevuta, alla ciliegia, ma niente moules. Mangiamo una sontuosa, nonché deliziosa, cenetta di pesce. Grazie, signore seduto fuori da casa. Torniamo in albergo alterati dal vino e dalla birra. Non siamo né vinti, né convinti di questa stagionalità delle cozze. Il giorno dopo in due, tra cui il belga d'adozione, partono e vanno dal pescivendolo, tanto per provare ai camerieri che se non hanno le moules non vuol dire che aprile non sia la stagione giusta per mangiarle. Tornano indietro, gli occhi tristi e dicono con l'accento di un argentino e di un italiano che parlano francese "C'est pas la saison".

P.S. E' vero, da aprile a luglio non si mangiano le moules. Le lasciano in pace, a godersi le ferie, tanto vogliono bene alle loro moules i belgi. Se le trovate nei ristoranti attorno alla Grand Place è perché sono uno dei simboli del paese e quindi bisogna venderle comunque, anche se non è la stagione giusta. Al ritorno dal viaggio ho chiesto a mia mamma se ai "nostri tempi" non si mangiavano moules da aprile a luglio, mi ha risposto con l'accento tipico di una che è praticamente madrelingua francese "C'est pas la saison".

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