lunedì 26 dicembre 2011

FIESTA SPAGNOLA


El Gordo, il grasso, che in Spagna non è un amico un po’ sovrappeso, ma il premio della lotteria che, il 22 dicembre, inaugura ufficialmente le festività. Per tradizione l’estrazione avviene a Madrid e dura alcune ore, la popolarità dell’avvenimento è tale che televisione e radio seguono in diretta il sorteggio dei numeri. Tutti ci provano e alla fine qualcuno passerà le feste più allegro degli altri. Non è Natale se manca il Gordo e non manca dal 1812, quando a Cadice il biglietto 03604 vinse il primo premio.
Questo è l’inizio laico delle feste, quello religioso è spostato indietro di qualche settimana, l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione. La Vergine Maria è anche la patrona di Spagna e, quindi, per gli spagnoli la festa assume un significato particolare. (...)
(...) La Spagna, nonostante lasci molto spazio ad alcune tradizioni profane e pagane, resta molto legata alle radici religiose del Natale. La prova è il Presepe, che è stato l’unico e vero simbolo del Natele per lungo tempo. (...) Ne esistono innumerevoli versioni: a grandezza naturale, lillipuziani, viventi, elaborati, semplici, di design, antichi, di materiale riciclato. La Spagna, forse più dell’Italia, è il regno del Presepe. Non c’è famiglia che non ne possieda almeno uno anche piccolo, formato solo dalla Vergine, San Giuseppe e Gesù bambino. Dentro un Presepe spagnolo non può mancare quello che compare ovunque, a sorpresa in sagome nere sulle colline della Mancha, soprattutto, e di tutta la Spagna, o vivo nell’arena: il toro. Simbolo del paese insieme al Flamenco, la Paella e i toreri non può mancare nel Presepe.(...) 
(...) Il momento più importante delle feste è quello della Noche Buena, la notte bella/buona. Il detto spagnolo dice “Esta noche es la noche buena y no es de dormir”, questa è la notte bella e non si deve dormire. Detto, fatto. Gli spagnoli passano tutta la notte della Vigilia senza chiudere occhio, in un turbinio di cene, feste, passeggiate, e le cinque del mattino paiono quelle del pomeriggio in qualsiasi città. La luce è la protagonista di questa notte, con le candele che illuminano il presepe o le finestre di casa, coi falò che si accendono in strada, con le luminarie che accompagnano i fedeli alla Misa del Gallo, la messa di mezzanotte, così chiamata perché si crede che sia stato il gallo il primo ad annunciare la nascita di Cristo col suo canto.(...)    
(...) Segue a ruota la festa delle feste, la Noche Vieja, letteralmente la notte vecchia, nota a noi come Notte di San Silvestro. Non può mancare in questa carrellata di feste perché è parte integrante del periodo natalizio. Come tutte le occasioni festive spagnole si passa parte della serata a casa, cenando, bevendo e dando inizio alle danze, ma poi ci si riversa nelle strade a fare l’alba, magari gustando un Churro con Chocolate, una tazza di cioccolata fumante con un dolce tipico fritto, al sorgere del sole. Il momento clou della notte di Capodanno è la mezzanotte. D’accordo è un’ovvietà, ovunque in quell’occasione la mezzanotte è il momento topico, ma in Spagna è speciale. Chiunque, abbia trascorso più di una festa natalizia in Spagna sa di cosa sto parlando: dei famigerati dodici acini. Quando partono i rintocchi ufficiali di Plaza del Sol a Madrid per avere fortuna, prosperità e ricchezza nell’anno nuovo è necessario ingurgitare dodici acini d’uva, un acino per ogni rintocco della mezzanotte. Ecco, chi come me ha vissuto il dramma di ingerire gli acini interi, con buccia e semi, si è trovato la bocca piena e la frustrazione di essere uno sfigato per tutto l’anno successivo, sa esattamente di cosa sto parlando. Per sopravvivere ai dodici rintocchi, con la bocca vuota e la felicità di sapere che l’anno che verrà sarà una vera bomba, bisogna fare come la mia amica mi ha insegnato: sbucciare e togliere i semi ai dodici acini incriminati, andranno giù come acqua fresca.(...)
(...) La Spagna è un paese grande con molte tradizioni culinarie diverse e con una varietà di piatti infinita. Partendo dal Sud, con l’Andalusia, di cultura araba e i suoi piatti profumati di spezie, passando per la Galizia nell’estremo Nord, dove dominano i frutti di mare e il baccalà, arrivando in Catalogna terra di salsicce e piatti di terra, nell’interno, e pesce sul litorale. Per tradizione non esiste un alimento che simboleggi il Natale e che sia comune a tutti. Secondo la regione il piatto forte può essere il maialino, l’agnello, il già citato baccalà, un pesce d’acqua dolce o salata, l’anatra, l’oca, o il riso cucinato in maniera diversa, insomma ogni regione si ciba della sua specialità. Un tempo erano cene frugali e che solo recentemente si sono trasformate in menu pantagruelici. Forse negli ultimi anni il tacchino è diventato un po’ più protagonista e spesso si trova su molte le tavole spagnole, rurali e cittadine, presentato in maniera diversa, ma non è proprio tradizionale. Una delle ricette più famose è il Pavo Trufado de Navidad. (...)
(...) I protagonisti assoluti delle feste spagnole sono i dolci, quelli sì codificati e unificanti. Allora a tavola compaiono il turròn, i polvorones, biscotti friabili fatti con lo strutto, il mazapán, i datteri e la frutta secca. Solo dalla loro presenza in tavola si capisce che è Natale e non un giorno di festa qualsiasi.(...) 


Estratto dal mio libro "Il Natale è servito", ed. La Linea 

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